Annunciare il Vangelo insieme ai giovani, nelle periferie
di Tony Paganoni *
Papa Francesco propone una visione e una prassi che invita a superare lo scarto generazionale e a guardarsi negli occhi: “Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti”, come titola il messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale. Papa Francesco invita tutti i giovani ad una “lunga maratona” e così parla del prossimo Sinodo dei Vescovi a Roma, in ottobre 2018, dedicato ai giovani: “Essere attratti ed essere inviati sono i due movimenti del nostro cuore, soprattutto quando è giovane in età”. E aggiunge: “Il fatto di trovarci in questo mondo non per nostra decisione, ci fa intuire che c'è un’ iniziativa che ci precede e ci fa esistere”. Siamo tutti contagiati, sembra sottintendere Papa Francesco. Abilitati alla corsa, a una maratona per la vita, tutti insieme. Nessuno escluso. Ed è una corsa, questa, che abbraccia tutti i confini del mondo, per raggiungere le periferie esistenziali, che attendono l'annuncio del Vangelo.
Nell’opinione pubblica e sui mezzi di informazione (quotidiani, tv, Internet ) la parola “insieme” non gode di buona salute. Si preferisce far risaltare la differenza che intercorre fra la generazione degli adulti e quella emergente, quella dei giovani con la loro cultura, le mode così diverse e a volte ritenute strambe. Per la Chiesa cattolica il mondo giovanile è stato analizzato con studi che, a livello internazionale, mettono in risalto che è in atto una “svolta”: alcuni, soprattutto nei paesi più sviluppati, la dipingono come una “rivolta” o una “scissione”. Si è creata cioè una incomprensione o uno iato, non facilmente risolvibile, fra la Chiesa avvertita come “gerarchica” e il mondo giovanile. Partendo da questo dato, Papa Francesco propone una visione e una prassi che invita a guardarsi negli occhi: “Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti”, come titola il messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale. Papa Francesco invita tutti i giovani ad una “lunga maratona”. Esistono diverse maratone sportive (New York, Londra, Roma) e diversi pellegrinaggi e cammini di fede, in Europa, sono frequentati da molti giovani. Prestando attenzione alle notizie meno gettonate, si scoprono veglie di preghiera organizzate dai giovani per i giovani, in tante diocesi. Così Papa Francesco parla del prossimo Sinodo dei Vescovi a Roma, in ottobre 2018, dedicato ai giovani: “Essere attratti ed essere inviati sono i due movimenti del nostro cuore, soprattutto quando è giovane in età”. E aggiunge: “Il fatto di trovarci in questo mondo non per nostra decisione, ci fa intuire che c'è un’ iniziativa che ci precede e ci fa esistere”.
Siamo tutti contagiati, sembra sottintendere Papa Francesco. Contagiati da una dimensione di fitness divino, abilitati alla corsa, a una maratona per la vita, tutti insieme. Nessuno escluso. Ed è una corsa, questa, che abbraccia tutti i confini del mondo. Anche quelli più lontani, quasi sconosciuti, dei tanti giovani che vivono in nazioni più lontane dal mondo Occidentale, spesso definite “Terzo mondo”. Nei tanti incontri e congressi giovanili, non si trova traccia di affermazioni che sottolineano differenze di luogo, di spazio o di mentalità: nessun blocco mentale nessuna differenza tra “Primo, Secondo, Terzo, Quarto Mondo”. Tra i giovani non ci sono pregiudizi. Preferiscono riflettere, cantare, gesticolare e pregare insieme. Nel loro comportamento nessuna differenziazione relativa alla razza, alla provenienza o alla scolarizzazione. Solo e sempre insieme, senza barriere.
Insieme nelle periferie
Esiste, però, anche un rovescio della medaglia. Le cosiddette “periferie” del nostro mondo hanno i loro problemi e le loro sfide: difficile elencarle tutte. Da tempo il pensiero di migliaia di “minori non accompagnati” che finiscono sulle spiagge europee fa rabbrividire. Tutti hanno un sogno personale da soddisfare. Segno tangibile di dissesti gravissimi. Dall’altra parte del mondo, Migliaia di minorenni non accompagnati si addentrano nel deserto del Texas e, per evitare di incontrarsi con le guardie di frontiera, perdono la vita per la mancanza di acqua e inseguire sogni proibiti. Le vittime si contano a centinaia Non sembra sufficiente che associazioni cristiane abbandonino metodicamente bidoni di acqua nel deserto per cercare di aiutare quei giovani che non trovano o hanno perso la giusta direzione. I volontari inorridiscono nel raccontare i frequenti ritrovamenti di cadaveri calcificati dal sole e dalla disidratazione. Il deserto è grande.
Ma non è solo quello del Texas: c’è un deserto anche nelle metropoli. Ecco perché alcuni Papi, non ultimo Papa Francesco, si sono soffermati sulle migrazioni come “segno dei tempi”, alludendo più volte, con insistenza, al fenomeno delle migrazioni come “segnali”. Un processo storico che esige umiltà e ascolto di ciò che i diversi volti, le loro storie, le loro domande sussurrano alle comunità cristiane, che interpellano ogni battezzato alla solidarietà, giustizia e pace. Tutte sfide che si affrontano solo e sempre insieme. Mi ha colpito l’affermazione di un giovane che, per rispondere alle continue lamentele, di un suo coetaneo lo invitava a “studiare e sognare”: non per rifugiarsi nell’inesistente olimpo degli dei, ma per stimolare una iniziativa comune.
Papa Francesco afferma sapientemente: “Nessuno è così povero da non poter dare ciò che ha, ma prima ancora ciò che è”. Ad esempio, in Australia, l'annuncio del prossimo Sinodo dei giovani ha avuto una sorprendente e inattesa reazione sia tra i cattolici che tra i non cattolici. L'Australia è un continente profondamente secolarizzato in una fase molto più avanzata di assorbimento di sentimenti anti-religiosi e anti-cristiani. Nella società conta ciò che si possiede o che si sfoggia, si fa strada una visione in cui la materialità vale più della spiritualità. L'affermazione di Papa Francesco sovverte questo schema, anteponendo a ciò che si ha “ciò che è”. In questo gioco interiore forse si nasconde una risposta adeguata alla sorprendente tenuta nel mondo giovanile in Australia.
Papa Francesco manifesta il suo desiderio intimo, cioè: trasmettere la fede fino agli estremi confini della terra. E’ la geografia dello Spirito Santo e della missione della Chiesa, nonostante le incongruenze o le infedeltà che la affliggono. Il Papa l'ha indicata nel tema che contraddistingue il nuovo Mese missionario straordinario, annunciato per l'Ottobre 2019: "Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo". Una verità di ieri e di oggi, che richiama ogni credente al compito del dono e dell'annuncio del Vangelo a tutte le latitudini.
* nota sull'autore
missionario scalabriniano