Più che dagli ideali sandinisti, le nuove generazioni dei nicaraguensi sono ispirate dai valori del Vangelo e promuovono pacificamente riforme sociali e politiche secondo i valori della Dottrina sociale della Chiesa
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Il Nicaragua attraversa una fase di grande agitazione sociale, civile e politica. Ma non si può interpretare tutto quello che è sta accadendo in questo paese centroamericano senza guardare al protagonismo dei giovani. Fino a pochi mesi fa in Nicaragua si diceva che i giovani fossero apatici, insensibili, benestanti e senza memoria. Cresciuti per undici anni sotto un regime autoritario che aveva assunto il pieno controllo delle università pubbliche, di quasi tutti i media e dei centri di elaborazione culturale e di formazione delle nuove generazioni. Ma la supposta indifferenza era una impressione sbagliata: due provvedimenti lesivi dell’ambiente e della società, come la negligenza nella gestione di un incendio boschivo e la minaccia alle pensioni di nonni e genitori, ha risvegliato una gioventù pacifica e silenziosa.
In difesa dell’ambiente
L’“insurrezione pacifica", così come è stata definita dai social network del Nicaragua è iniziata a metà aprile, quando il governo ha respinto l'aiuto che il Costa Rica ha offerto per spegnere l’incendio che ha bruciato la riserva di Indio Maíz, nel sud del paese. A un gruppo di almeno 40 vigili del fuoco costaricani, con squadre speciali per combattere le fiamme, è stato impedito di attraversare il confine: questo ha generato una vivace protesta degli studenti universitari nicaraguensi, impegnati per l'ambiente. Il rifiuto, la mancanza di informazioni ufficiali e la risposta negligente del governo all'incendio, che alla fine ha devastato più di cinquemila ettari di foresta, hanno mobilitato centinaia di giovani che, convocati dai social network, hanno manifestato davanti ad una università e poi nelle strade di Managua.
La risposta del governo è stata realmente violenta: ha ordinato di disperdere i manifestanti con l'intervento della polizia antisommossa e della Gioventù sandinista. La reazione dei giovani “autoconvocati” attraverso i social network non si è fatta aspettare: fotografare tutto, registrare tutta la violenza e condividerla con quelli che ancora non sapevano ciò che era accaduto sulle strade. In poche ore tutta la popolazione aveva sui telefoni foto o video di come un gruppo di "ragazzi" aveva avuto il coraggio di sfidare il potere di Ortega.
Era solo l’inizio. Un paio di giorni dopo aver bloccato del movimento ambientalista, il Presidente Ortega ha pubblicato nella Gazzetta ufficiale un decreto che riformava il sistema di sicurezza sociale in Nicaragua per salvare l'Istituto Nicaraguense di Previdenza Sociale (INSS), sull'orlo del fallimento dopo 10 anni di cattiva amministrazione dei fondo versati dai lavoratori. La riforma non è stata concordata con il settore privato, che ha immediatamente preso le distanze da Ortega dopo 11 anni di sostegno al regime. Il 18 aprile un gruppo di giovani e pensionati hanno organizzato una marcia nel quartiere Camino de Oriente a Managua, per protestare contro le riforme. La protesta è stata sedata in modo violento dalla polizia antisommossa. Le immagini di pensionati con ferite alla testa hanno infiammato il paese. Due giorni dopo la colluttazione, anche gli studenti delle università pubbliche, controllate da Ortega, hanno avviato una protesta. La risposta è stata la repressione.
“Quanta barbarie! E' accaduto quanto temevo e che non dovrebbe accadere. C'è già almeno uno studente ucciso all’Università. Si parla di altri. Avverto molto dolore! Diciamo No alla repressione": è stato l’accorato appello di mons. Silvio José Baez, Vescovo ausiliare di Managua, alle autorità del Nicaragua, proprio quando i giovani erano scesi per le strade per protestare contro la riforma della previdenza sociale (INSS) che colpisce direttamente gli anziani e i pensionati. (vedi Fides 20/04/2018)
La società civile e il governo
Dinanzi a queste proteste, la riforma è stata criticata anche da tutti i settori economici, da imprenditori ed esperti, che affermavano: lungi dal prevenire il collasso del INSS, essa favorisce la disoccupazione, diminuisce i consumi e la competitività. La Camera delle industrie del Nicaragua (Cadin) ha quindi chiesto al governo di sospendere la riforma, considerando che "mina l'economia del paese, e che ha generato l'escalation di violenza che da diversi giorni non si fermava più".
Il 19 aprile, mentre la situazione si è presentata molto tesa, il presidente Ortega ha ordinato un oscuramento delle trasmissioni di 5 canali tv che trasmettono via cavo. Il governo ha ordinato di bloccare i media televisivi Noticias al 100%, Canale 12, Canale 23, Telenorte e Canale 51, quest’ultimo della Conferenza episcopale cattolica Come riferito a Fides da fonti locali, l'esecutivo ha cercato di bloccare la copertura informativa dei mass media indipendenti che seguivano le proteste dei cittadini contro la riforma dell'Istituto di sicurezza sociale del Nicaragua (INSS).
Il direttore del canale Noticias al 100%, Miguel Mora, quando il segnale è stato bloccato all'improvviso, senza motivo ha detto: “Ufficialmente non è stato detto nulla (per bloccare le nostre trasmissioni), ma in via ufficiosa ci è stato chiesto che in vista dell'atmosfera di scontri e proteste non dovevamo trasmettere notizie”. "Bisogna segnalare e condannare la censura da parte del governo sul Cannale 51, canale tv cattolico della Conferenza episcopale del Nicaragua, e di altri canali: è un serio attacco alla libertà di stampa e di espressione", scriveva Mons. Baez all'Agenzia Fides. (Vedi Fides 21/04/2018)
La Chiesa
“Attenti al clamore dei giovani nicaraguensi che rivendicano i loro diritti civilmente e agli ultimi violenti eventi che disturbano la pace del paese”, i Vescovi della Conferenza episcopale del Nicaragua hanno dichiarato: “Esortiamo le autorità del paese ad ascoltare il grido dei giovani nicaraguensi e la voce di altri settori che si sono espressi riguardo le riforme dell'Istituto di sicurezza sociale del Nicaragua (INSS) e di abrogare le riforme alle politiche di quell'Istituto. Rettificare le decisioni prese è un segno di umanità, ascoltare è la via del buon senso, cercare a tutti i costi la pace è saggezza. Pertanto, ancora una volta, invitiamo gli autori di queste riforme a considerare il dialogo come una possibilità per risolvere questo conflitto, che può essere aggravato se le decisioni giuste non sono prese per tutti e al momento giusto. Respingiamo ogni atto di violenza che confronta i figli della stessa nazione. Le azioni repressive condotte dai membri legati al governo alterano la pace.” Si leggeva nel comunicato dei vescovi il 21 aprile (Vedi Fides 21/04/2018)
I giovani cattolici in prima linea
La Pastorale giovanile cattolica della Diocesi della città di Leon, come in numerose altre diocesi, utilizzando i propri canali dei social media, ha chiesto "la pace, contro le esplosioni di violenza derivanti dalla ingiusta riforma sociale” mentre ogni giorno aumentava il numero dei gruppi di giovani cattolici per le strade, che chiedevano giustizia in modo silenzioso e pacifico. (Vedi Fides 20/04/2018)
Venerdì 20 aprile 250 giovani si sono trincerati nella UNI (Università Nazionale d’Ingegneria): il governo di Ortega ha ordinato lo sgombero dell'università con la forza, ordinando alla polizia antisommossa l'assalto del campus. Almeno tre studenti e una guardia sono morti nella repressione. I giovani sono fuggiti nella Cattedrale di Managua, vicino all'università, dove altri giovani si erano rifugiati perché lo stesso Cardinale Brenes aveva ordinato l’apertura della Cattedrale per salvaguardare i giovani.
Vescovi e sacerdoti hanno assistito a una scena terribile, subito rimbalzata sui social media: la polizia che aggrediva i giovani provando ad entrare nella chiesa e dentro segni di solidarietà dove ancora studenti di medicina provavano a salvare la vita di giovani feriti gravemente.
La Chiesa ha chiesto al governo di fermare la violenza contro gli studenti. "Ci hanno detto che siamo sempre dietro uno schermo, che pensiamo solo da una tastiera, ma questa è la dimostrazione che abbiamo una consapevolezza sociale, culturale e politica", ha detto uno dei giovani manifestanti. "Abbiamo a cuore i problemi della nostra nazione e non esiteremo in qualsiasi momento a rendere pubbliche le nostre richieste e a chiederci cosa ci appartiene di diritto", aggiunge.
Gli stessi giovani hanno svolto il ruolo di reporter per girare i video e registrare delle testimonianze dentro la cattedrale che hanno convinto molta gente lontana ai fatti: "Il movimento studentesco si è rafforzato in modo straordinario. Abbiamo imparato molto. È sorprendente che nonostante la fatica fisica, la crudezza di ciò che abbiamo vissuto, abbiamo incontrato persone meravigliose che ci hanno dato da mangiare, che ci hanno accolto nelle loro case per darci rifugio e che ogni giorno ci hanno sostenuto. Questo ci dà la forza di vedere nel futuro e ciò che stiamo cercando: la democratizzazione di questo paese ", afferma un giovane chiamato Víctor.
Il punto della situazione
La popolazione adesso esige le dimissioni di Ortega e di sua moglie, la vicepresidente Rosario Murillo, perché li considerano corrotti, e non rispettosi dei diritti umani, dei diritti civili e delle libertà pubbliche. I nicaraguesi hanno visto anche che la Chiesa cattolica ha difenso i giovani cattolici che pacificamente hanno chiesto giustizia per gli anziani del paese. La stampa internazionale si è accorta del Nicaragua quando alla marcia "per mostrare la fede in Dio e l'amore per il Nicaragua", organizzata dalla Conferenza Episcopale hanno partecipato migliaia di nicaraguensi arrivati da tutto il paese (Vedi Fides 28/04/2018).
Da quando le proteste sono iniziate, i violenti scontri hanno provocato almeno 43 morti e un totale di 48 dispersi, secondo il Centro per i diritti umani del Nicaragua (Cenidh), mentre altre organizzazioni umanitarie riferiscono che questa cifra arriva a 63 vittime.
La più giovane vittima di questa protesta sociale è stato un ragazzo di 15 anni: Álvaro Manuel Conrado Dávila, era uno studente del decimo grado dell'Istituto Loyola di Managua, ed è stato colpito da un proiettile nella zona della Universidad Nacional de Ingeniería (UNI) lo scorso venerdì, quando stava per consegnare generi alimentari agli studenti universitari che protestavano dentro.
"Ancora una volta vediamo da vicino le ingiustizie che commettono, la violenza non genera nulla di positivo. Vediamo uno studente del nostro istituto assassinato, è sangue versato ingiustamente. Come Gesuiti chiediamo al governo di fermare la repressione: è importante dialogare perché quelli che muoiono sono giovani come questo ragazzo di 15 anni. La sua morte porta sofferenza a una famiglia e a una intera scuola", ha detto il sacerdote José Domingo Cuesta prima di celebrare i funerali del ragazzo.
Il Dialogo come soluzione per un'autentica democrazia
"Riteniamo che l'obiettivo di questo Dialogo Nazionale debba essere anche quello di rivedere il sistema politico del Nicaragua dalle sue radici, per raggiungere un'autentica democrazia": con queste le parole i Vescovi della Conferenza Episcopale del Nicaragua (CEN) hanno voluto significare il motivo principale per cui hanno accettato il ruolo di mediatori in questo momento difficile per il paese (vedi Fides 4/5/2018). La CEN ha chiesto al governo di lavorare per creare un ambiente e le condizioni adatte per stabilire un vero dialogo: la liberazione dei giovani detenuti; il ritiro della polizia antisommossa; la libertà di espressione e di stampa; la pubblicazione di un nuovo decreto presidenziale che revoca chiaramente il precedente (sulla riforma della sicurezza sociale, cosa che ha provocato le proteste); la ricerca delle persone scomparse. I Vescovo hanno offerto il Seminario Interdiocesano “Nuestra Señora de Fátima” come sede per le sessioni di dialogo, invitando tutti i settori della società nicaraguense a partecipare, nominando un rappresentante, e chiedendo la "buona volontà per risolvere i problemi in modo pacifico e con responsabilità".
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Nicaragua, los jóvenes protagonistas de la vida civil y política
Más que de los ideales sandinistas, las nuevas generaciones de nicaragüenses se inspiran en los valores del Evangelio y promueven pacíficamente reformas sociales y políticas de acuerdo con la Doctrina Social de la Iglesia. Esto es lo que surge de la situación de gran agitación que vive actualmente el país.
Nicaragua atraviesa una fase de gran conflictividad social, civil y política. Pero no podemos interpretar todo lo que está sucediendo en este país centroamericano sin mirar el protagonismo de los jóvenes.
Hasta hace unos meses, en Nicaragua se decía que los jóvenes eran apáticos, insensibles, acomodados y sin memoria. Crecieron durante once años bajo un régimen autoritario que había tomado el control total de las universidades públicas, de casi todos los medios y centros de educación cultural y capacitación de las nuevas generaciones. Pero la supuesta indiferencia era una impresión equivocada: dos medidas dañinas para el medio ambiente y la sociedad, como la negligencia en el manejo de un incendio forestal y la amenaza a las pensiones de abuelos y padres, han despertado una juventud pacífico y silenciosa.
En defensa del Ambiente
Este "levantamiento pacífico", según la definición de las redes sociales de Nicaragua en un primer momento, se inició a mediados de abril, cuando el gobierno rechazó la ayuda que Costa Rica había ofrecido para apagar el incendio que quemó la reserva Indio Maíz en el sur de Nicaragua. A un grupo de al menos 40 bomberos costarricenses, con equipos especiales para combatir el incendio, se le impidió cruzar la frontera, lo que ha inflamado a los estudiantes universitarios de Nicaragua, comprometidos con el medio ambiente. Este rechazo, la falta de información oficial y la respuesta negligente del gobierno para apagar el incendio, que al final ha devastado más de cinco mil hectáreas de bosque, han movilizado a cientos de jóvenes, convocados por las redes sociales, que han protestado frente a una universidad y luego en las calles de Managua.
La respuesta del gobierno fue realmente violenta: ordenó dispersar a los manifestantes con el uso de la policía antidisturbios y con la Juventud Sandinista. La respuesta de los jóvenes "Autoconvocados" a través de las redes sociales no se hizo esperar: tomar fotos de todo, grabar toda esta violencia y compartirla con aquellos que todavía no sabían lo que estaba ocurriendo en las calles. En unas pocas horas, todo el país tenía en sus teléfonos fotos o videos de cómo un grupo de "jóvenes" tuvo el coraje de desafiar el poder de Ortega.
Este era solo el inicio. Un par de días después, cuando se pensó bloqueado el movimiento ambiental, Ortega publicó en el Diario Oficial el decreto ley de la reforma del sistema de seguridad social en Nicaragua para salvar el Instituto Nicaragüense de Seguridad Social (INSS), al borde de la quiebra después de 10 años de mala administración y despilfarro de fondos. La reforma no fue acordada con las empresas privadas, que inmediatamente se separaron y distanciaron de Ortega después de 11 años de complacencia con el régimen.
El 18 de abril, un grupo de jóvenes y jubilados organizó una marcha en el barrio Camino de Oriente, en Managua, para protestar contra las reformas. La protesta fue disuelta violentamente por la policía antidisturbios. Imágenes de jubilados con sangre y heridas en la cabeza encendieron el pueblo y levantaron un movimiento de jóvenes que puso freno a Ortega. Dos días después de este hecho, los estudiantes de las universidades públicas, controladas por Ortega, se levantaron en señal de protesta. La respuesta fue más represión.
"Cuánta barbarie! Lo que me temía y no debía ocurrir. Ya hay al menos un estudiante muerto en la UPOLI. Se habla de otros. ¡Siento mucho dolor! ¡No más represión criminal!": este fue el apremiante llamamiento de Mons. Silvio José Báez, obispo auxiliar de Managua, a las autoridades de Nicaragua, justo cuando los jóvenes habían salido a las calles para protestar contra la reforma de la Seguridad Social (INSS), que afectaba directamente a las personas mayores y jubiladas.
La sociedad civil y el gobierno
Frente a estas protestas, la reforma también ha sido criticada por todos los sectores de la economía, los empresarios y expertos, que afirmaron: lejos de impedir el colapso del INSS, que favorece el desempleo, disminuye el consumo y la competitividad. La Cámara de Industrias de Nicaragua (Cadin), por tanto, ha pedido al gobierno que suspenda la reforma, teniendo en cuenta que "socava la economía del país, y es lo que ha provocado el aumento de la violencia que desde hace ya varios días no se detenido."
El 19 de abril, mientras la situación era muy tensa, el presidente Ortega ordenó el bloqueo de las transmisiones de 5 canales de televisión por cable. El gobierno ordenó bloquear el 100% medios de televisión Noticias, Canal 12, Canal 23, Telenorte y Canal 51, este último de la Conferencia Episcopal. Como se informó a la Agencia Fides por fuentes locales, el gobierno ha tratado de bloquear la cobertura de noticias de los medios de comunicación independientes que siguieron las protestas ciudadanas contra la reforma del Instituto Nicaragüense de Seguridad Social (INSS).
El director del canal 100% Noticias, Miguel Mora, cuando el señal fue repentinamente bloqueado, comentó: "Oficialmente no se dijo nada (para bloquear nuestras transmisiones), pero de manera informal nos pidieron que en vista de la atmósfera de enfrentamientos y protestas, no transmitir noticias". "Hay que señalar y condenar la censura por parte del gobierno del Cannale 51, un canal de televisión católica de la Conferencia Episcopal de Nicaragua, y de otros canales, esto es un grave ataque a la libertad de prensa y de expresión", escribió Mons. Baez a la Agenzia Fides (Ver Fides 21/04/2018).
La Iglesia
"Atentos al clamor de los jóvenes nicaragüenses que reclaman cívicamente sus derechos y ante los últimos acontecimientos violentos que perturban la paz de nuestro país, los Obispos de la Conferencia Episcopal de Nicaragua,
Exhortamos a las autoridades del país a escuchar el grito de los jóvenes nicaragüenses y la voz de otros sectores que se han pronunciado al respecto de las reformas al Instituto Nicaragüense de Seguridad Social (INSS) y derogar las reformas a las políticas de dicho Instituto.
Rectificar las decisiones tomadas es signo de humanidad, escuchar es camino de sensatez, buscar a toda costa la paz es sabiduría.
Por tanto, una vez más invitamos a los autores de dichas reformas a plantearse el diálogo como posibilidad para solucionar este conflicto, que puede agravarse si no se toman decisiones acertadas para todos y a tiempo.
Reprobamos todo brote de violencia que enfrenta a los hijos de una misma nación. Las acciones represivas ejecutadas por miembros afines al gobierno alteran la paz." Se leía en el comunicado de los Obispos el 21 de abril (Ver Fides 21/04/2018).
Jóvenes católicos en primera línea
La Pastoral de la Juventud Católica de la Diócesis de la Ciudad de León, como en muchas otras diócesis, utilizando sus propios canales de medios sociales, llamaron a "la paz, contra los brotes de violencia derivada de la reforma social injusta" y cada día aumentaba el número de grupos de jóvenes católicos en las calles, pidiendo justicia de manera pacífica (Ver Fides 20/04/2018).
El Viernes 20 de abril, 250 jóvenes se refugiaron en la UNI (Universidad Nacional de Ingeniería): El gobierno de Ortega ha ordenado evacuar el edificio de la universidad con la fuerza, ordenó a la policía antidisturbios efectuar el asalto. Al menos tres estudiantes y un guardia murieron en la represión. Los jóvenes huyeron a la Catedral de Managua, cerca de la universidad, donde otros jóvenes se habían refugiado porque el mismo Cardenal Brenes había ordenado la apertura de la Catedral para proteger a los jóvenes atacados.
Obispos y sacerdotes han sido testigos de una escena terrible, que inmediatamente se trasmitió en las redes sociales: la policía que atacó a los jóvenes que tratabann de entrar en la iglesia y otroas ayudando a los heridos ya dentro la Igleisa Mayor. Se vió también muchos signos de solidaridad, de modo especial cuando los estudiantes de medicina estaban tratando de salvar las vidas de los jóvenes heridos de gravedad.
La Iglesia insistió energicamente en el pedido al gobierno para detener la violencia contra los estudiantes. "Nos dijeron que siempre estamos detrás de una pantalla, que pensamos solo en un teclado, pero esto es una prueba de que tenemos una conciencia social, cultural y política", dijo uno de los jóvenes manifestantes. "Tenemos los problemas de nuestra nación en el corazón y no dudaremos en ningún momento en hacer nuestras las solicitudes públicas y preguntarnos qué es lo que nos pertenece por derecho", agregó.
Estos mismos jóvenes han jugado el papel de reportero al grabar vídeos y testimonios dentro de la catedral que han convencido a mucha gente sobre lo que sucedía. "El movimiento estudiantil se ha fortalecido. Hemos aprendido mucho. Es sorprendente que a pesar del esfuerzo, cansancio físico, la crudeza de lo que vivimos, nos encontramos con personas maravillosas que nos han dado de comer, que nos recibieron en sus casas para darnos refugio y que cada día nos han apoyado. Esto nos estimula para poder ver el futuro y pensar mejor lo qué estamos buscando: la democratización de este país", dice un joven llamado Víctor.
El punto de la situación
La población exige ahora la renuncia de Ortega y su esposa Rosario Murillo, vicepresidente, ya que los consideran corruptos, y personas sin respeto de los derechos humanos, de los derechos civiles y las libertades públicas. Los nicaragüenses también han visto que la Iglesia Católica ha defendido a los jóvenes que han pedido pacíficamente justicia para los ancianos del país. La prensa internacional se dió cuenta de lo que está pasando en Nicaragua cuando se realizó la marcha "para mostrar la fe en Dios y el amor por Nicaragua", organizada por la Conferencia Episcopal a la que asistieron miles de nicaragüenses de todo el país (ver Fides 28/04/2018).
Desde que comenzaron las protestas, los violentos enfrentamientos han dejado al menos 43 muertos y un total de 48 desaparecidos, según el Centro de Derechos Humanos de Nicaragua (CENIDH); otras organizaciones humanitarias informan que esta cifra llega a 63 víctimas.
La víctima más joven de esta protesta social ha sido un muchacho de 15 años: Álvaro Manuel Conrado Dávila, era un estudiante de décimo grado del colegio de los jesuitas, del Instituto Loyola de Managua, que fue alcanzado por una bala en la zona de la Universidad Nacional de Ingeniería (UNI), cuando estaba a punto de entregar comestibles a estudiantes universitarios que protestaban adentro.
... "Una vez más vemos de cerca las injusticias que cometen, la violencia no genera nada positivo. Vemos un estudiante de nuestra institución asesinado, sangre derramada injustamente, por eso como jesuitas pedimos al gobierno que cese la represión: es importante dialogar porque los que mueren son tan jóvenes como este muchacho de 15 años cuya muerte trae sufrimiento a una familia y a toda una escuela", dijo el sacerdote José Domingo Cuesta antes de celebrar el funeral del estudiante.
El diálogo como solución para una auténtica democracia
"Creemos que el objetivo de este Diálogo Nacional debe de ser revisar el sistema político de Nicaragua desde su raíz, para lograr una auténtica democracia”, con estas palabras, los obispos de la Conferencia Episcopal de Nicaragua (CEN) ha querido expresar la razón principal por la que aceptaron el papel de los mediadores en este momento difícil para el país (ver Fides 4/5/2018).
La CEN solicitó al gobierno que trabaje para crear un entorno y condiciones adecuados para establecer un diálogo real: la liberación de prisioneros jóvenes; la retirada de la policía antidisturbios; libertad de expresión y de prensa; la publicación de un nuevo decreto presidencial que claramente revoca el precedente (sobre la reforma de la seguridad social, que ha provocado las protestas); la búsqueda de las personas desaparecidas. Los obispos han ofrecido el Seminario interdiocesano "Virgen de Fátima" como sede para las sesiones de diálogo, invitando a todos los sectores de la sociedad nicaragüense asistir nombrando un representante, y pidiendo "buena voluntad para resolver los problemas de manera pacífica y con responsabilidad".