Secondo Isolde Reuque Paillalef, segretaria esecutiva per la commissione della “pastorale Mapuche” della diocesi cilena di Temuco. “il Papa porrà l'accento sulle attese e i problemi dei popoli indigeni: toccherà poi ai politici saperlo ascoltare, lasciarsi interpellare dalle sue parole, e questo vale soprattutto per quelli che in Cile occupano posti di potere e controllano lo sviluppo sociale”.
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I Mapuche cattolici attendono che Papa Francesco “ci benedica, che ci rafforzi nella fede”. Sperano che l'accento delle sue omelie favorisca “la pace sociale”. Ma non si aspettano da lui soluzioni politiche per risolvere tutti i problemi, perchè lui “è un pastore, non è il Presidente del Cile e nemmeno un ministro con poteri speciali”. Lo riferisce all'Agenzia Fides Isolde Reuque Paillalef, segretaria esecutiva per la commissione della “pastorale Mapuche” della diocesi cilena di Temuco. “Il Papa” – aggiunge Isolde, in una conversazione con l'Agenzia Fides “dirà da noi le cose che dice anche in altre parti del mondo, ponendo l'accento sulle attese e i problemi dei popoli indigeni. Toccherà poi ai politici saperlo ascoltare, lasciarsi interpellare dalle sue parole, e questo vale soprattutto per quelli che in Cile occupano posti di potere e controllano lo sviluppo sociale”.
Sulle violenze l'ombra degli “infiltrati”
Negli ultimi anni la “questione” dei Mapuche - i “figli della terra”, nativi delle aree ora comprese nel centro e nel sud del Cile e dell'Argentina, di cui si sentono usurpati - è stata collegata dai media soprattutto a violenze e roghi di chiese evangeliche e cattoliche commessi da gruppi che dicevano di agire a nome della “causa” indigena. “In realtà” fa notare Isolde “non sappiamo chi sono gli autori di questi atti violenti, perché la giustizia del Cile non li ha individuati, e quindi non possiamo incolpare nessuno. Molti pensano che in realtà non sono gente del nostro popolo, non sono Mapuche, ma sono gente che viene da fuori per creare disordini e far cadere la colpa sui Mapuche. In ogni caso – aggiunge Isolde - i responsabili delle violenze sono pochi e isolati. Una volta individuati, vanno certo puniti, ma ci devono essere prove certe dei loro crimini, perchè abbiamo visto anche Mapuche accusati, arrestati e poi liberati, per mancanza di di riscontri reali. Come cattolici – prosegue Isolde – dobbiamo pregare perché gli autori di questi gesti si rendano conto del male che fanno proprio al popolo Mapuche: le chiese e le cappelle sono nostre, le ha costruite il popolo, e bruciandole non si fa nessun danno alla cosiddetta “Chiesa gerarchica” o a chissà quale potere. Si fa male solo al popolo”.
Le preghiere “carismatiche” e la devozione ai santi
I riflettori puntati su incendi e violenze rischiano di far velo all'intensa vita comunitaria dei cristiani Mapuche, che attendono soprattutto di essere confermati nella fede dal Successore di Pietro. “Non c'è alcuna possibile contraddizione tra l'essere Mapuche e l'essere cristiano. Direi quasi che c'è una complementarietà tra la fede cristiana e la religiosità Mapuche, tutta fondata sul riconoscimento che Dio è il creatore di tutte le cose, e che l'amore verso Dio si coniuga con l'amore per la terra e per la natura”. Le messe, celebrate nell'idioma mapuzugun, sono caratterizzate da preghiere spontanee, di tipo carismatico, “ con cui si chiede a Dio prima di tutto il perdono e il permesso di cominciare a pregare, e poi si esprime il proprio amore e le proprie richieste per la vita di tutti i giorni”.
Le comunità cattoliche Mapuche coltivano una devozione particolare per Ceferino Nunancurà - il salesiano laico di origine Mapuche, beatificato nel novembre 2007 – e per San Sebastiano. Durante il “mese di Maria”, dall'8 novembre all'8 dicembre, atti di devozione mariana si intrecciano con la quotidianità della vita comunitaria, e si ripetono nelle case e nelle cappelle i gesti compiuti da Maria, come la visita alla cugina Elisabetta. In vista dell'arrivo del Successore di Pietro, le parrocchie hanno organizzato anche incontri sulla vita di Papa Francesco, e sulle sue esperienze di sacerdote e vescovo nella vicina Argentina. “Sentiamo che Papa Francesco ci è vicino, e con le sue parole ci spinge a muoverci, a non rimanere statici” spiega a Fides Isolde Reuque.
Un lungo cammino di discernimento ecclesiale
La visita di Papa Francesco è attesa come continuazione di un cammino di discernimento ecclesiale sulla “questione Mapuche” che ha avuto un passaggio qualificante nella Lettera pastorale sull'annuncio del Vangelo al popolo Mapuche, pubblicata nel 1979 dai vescovi cileni del sud. “Con quel documento” ricorda Isolde Reuque “la Chiesa riaffermò l'esistenza e la dignità del nostro popolo”. Quel testo ha ispirato i passi più importanti della pastorale rivolta ai Mapuche, l'appoggio ecclesiale alle organizzazioni sociali e alla formazione di leader comunitari, la riscoperta delle proprie tradizioni e della propria storia. La Chiesa locale, anche nelle iniziative recenti rivolte ai Mapuche, insiste sulla prospettiva della “vita buona”, del “vivere bene”, in equilibrio con la natura, che appare connaturale alla spiritualità di quel popolo. A questa prospettiva fanno riferimento anche i richiami a superare tensioni sociali e spinte conflittuali che segnano la regione dell'Auracanìa. “Il messaggio della 'vita buona'” sottolinea Isolde “lo si riceve anche attraverso le omelie e le encicliche di Papa Francesco: l'enciclica Laudato Si', sulla custodia della casa comune, è stata di grande impatto tra di noi, proprio perché ha richiamato l'attenzione sulla relazione tra gli uomini e la natura, che è al centro della spiritualità e della cultura Mapuche”.
Secondo la segretaria esecutiva della pastorale Mapuche della diocesi di Temuco, negli ultimi tempi sono diminuiti i sacerdoti cattolici disposti a vivere la loro vocazione sacerdotale al servizio del popolo indigeno dell'Auracanìa: “la formazione che ricevono non li aiuta a comprendere la cosmovisione del popolo Mapuche. Tanti sacerdoti giovani non accettano formule e riti adattati alla spiritualità Mapuche. Questi ostacoli culturali si stanno superando piano piano, ma c'è molto su cui lavorare, serve la disponibilità a imparare la lingua e a acquisire i criteri dell'interculturalità, per aiutare i Mapuche a vivere la loro fede secondo le proprie forme espressive”. I sacerdoti provenienti dal popolo Mapuche nella diocesi di Tomuco sono tre, e secondo Isolde Reuque, “fino ad ora non hanno manifestato problemi o riserve” rispetto alla regola del celibato sacerdotale.
Isolde Reuque ricorda con commozione la visita di Giovanni Paolo II in Cile nel 1987, e le sue parole “abbastanza chiare” che invitavano i Mapuche a custodire “con sano orgoglio la cultura del vostro popolo”. Ricorda anche che dopo quelle parole, “tante persone cominciarono a sentirsi orgogliose di appartenere a questo popolo, ripresero a indossare i vestiti tradizionali Mapuche e a partecipare alle messe in lingua mapuzungun. Mi auguro” aggiunge “che la prossima visita del Papa ci aiuti a andare avanti nel nostro cammino, mettendo da parte anche critiche e malumori verso quelli tra noi che si uniscono a altre comunità cristiane”
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Executive secretary for the "Mapuche pastoral": we do not expect political solutions to our problems from the Pope
The Catholic Mapuche are waiting for Pope Francis "to bless us, to strengthen our faith". They hope his homilies will favor "social peace". But they do not expect political solutions from him to solve all the problems, because he "is a pastor, not the President of Chile and not even a minister with special powers". This was reported to Agenzia Fides by Isolde Reuque Paillalef, executive secretary for the "Mapuche pastoral" commission of the Chilean diocese of Temuco. "The Pope" - adds Isolde, in a conversation with Agenzia Fides "will tell us what he says in other parts of the world, with an emphasis on the expectations and problems of the indigenous peoples. It will then be up to politicians to know how to listen to him, and this is especially true of those who occupy positions of power in Chile and control social development".
Shadow of "infiltrators" regarding the violence
In recent years the "question" of the Mapuches - the "children of the earth", natives of the areas in the center and in the south of Chile and Argentina, of which they feel usurped - has been related by the media mainly to violence and blazes of evangelical and Catholic churches committed by groups that claimed to act on behalf of the indigenous "cause". "In reality", notes Isolde, "we do not know who the perpetrators of these violent acts are, because justice in Chile has not identified them, and therefore we can not blame anyone. Many think that they are not really people of our people, they are not the Mapuche, but people who come from outside to create turmoil and to put the blame on the Mapuche. In any case - adds Isolde - the perpetrators of violence are few and isolated. Once identified, they should certainly be punished, but there must be proof of their crimes, because we have also seen the Mapuche accused, arrested and then released, for lack of real evidence. As Catholics - continues Isolde - we must pray so that the authors of these gestures are aware of the evil that they commit towards the Mapuche people: the churches and chapels are ours, the people built them, and by burning them no harm is done to the so-called "Hierarchical Church" or who knows what power. It only hurts the people".
"Charismatic" prayers and devotion to the saints
The spotlight on fires and violence risks to veil the intense community life of the Mapuche Christians, who above all expect to be confirmed in faith by the Successor of Peter. "There is no possible contradiction between being Mapuche and being a Christian. I would almost say that there is a complementarity between the Christian faith and the Mapuche religiosity, all based on the recognition that God is the creator of all things, and that love for God is combined with love for the earth and for nature". The Masses, celebrated in the Mapuzugun idiom, are characterized by spontaneous prayers, of a charismatic type, "where one asks God for forgiveness and permission to begin to pray, and then ones love and requests for everyday life are expressed".
The Mapuche Catholic communities nurture a particular devotion for Ceferino Nunancura - the lay Salesian of Mapuche origin, beatified in November 2007 - and for Saint Sebastiano. During the "month of Mary", from 8 November to 8 December, acts of Marian devotion are intertwined with the daily life of community life, and the gestures performed by Mary are repeated in houses and chapels, such as the visit to her cousin Elizabeth. In view of the arrival of the Successor of Peter, the parishes also organized meetings on the life of Pope Francis, and on his experiences as a priest and Bishop in neighboring Argentina. "We feel that Pope Francis is close to us, and with his words he urges us to move forward, not to remain static", explains Isolde Reuque to Fides.
A long journey of ecclesial discernment
Pope Francis’ visit is desired as a continuation of a path of ecclesial discernment on the "Mapuche question" that had a qualifying passage in the Pastoral Letter on the proclamation of the Gospel to the Mapuche people, published in 1979 by the Chilean Bishops of the south. "With that document" recalls Isolde Reuque "the Church reaffirmed the existence and dignity of our people". That text inspired the most important steps of the pastoral care addressed to the Mapuche, the ecclesial support to social organizations and the formation of community leaders, the rediscovery of their traditions and their history. The local Church, even in recent initiatives aimed at the Mapuche, insists on the prospect of "good life", of "living well", in balance with nature, which appears to be connatural to the spirituality of that people. This perspective also refers to the calls to overcome social tensions and conflicting pressures that mark the region of Auracana. "The message of 'good life' " underlines Isolde "is also received through the homilies and encyclicals of Pope Francis: on the custody of the common home, it has been of great impact among us, precisely because it has drawn attention to the relationship between people and nature, which is at the center of the Mapuche's spirituality and culture".
According to the executive secretary of the Mapuche pastoral ministry of the diocese of Temuco, in recent times there are fewer Catholic priests who have been willing to live their priestly vocation at the service of the indigenous people of Auracanìa: "the formation they receive does not help them understand the cosmovision of the Mapuche people. Many young priests do not accept formulas and rites adapted to the Mapuche spirituality. These cultural obstacles are being overcome slowly, but a lot to work needs to be done, there is a willingness to learn the language and to acquire the criteria of interculturality, to help the Mapuche to live their faith according to their expressive forms". There are three priests from the Mapuche people in the diocese of Tomuco, and according to Isolde Reuque, "until now they have not expressed any problems" with respect to the rule of priestly celibacy.
Isolde Reuque remembers with emotion the visit of John Paul II to Chile in 1987, and his "clear" words that invited the Mapuches to safeguard "your people's culture with pride". She also remembers that after those words, "so many people began to feel proud of belonging to this people, they started wearing traditional Mapuche clothes again and to participate in the masses in Mapuzungun language. "I hope" she adds "that the Pope's next visit will help us move forward on our path, putting aside even criticism and discontent towards those of us who join other Christian communities".
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Chili : les attentes des Mapuches en rapport avec la visite apostolique du Pape
Les Mapuches catholiques attendent que le Pape François « nous bénisse, qu’il nous confirme dans la foi ». Ils espèrent que l’accent de ses homélies favorisera « la paix sociale » mais n’attendent pas de lui de solutions politiques à tous leurs problèmes, parce qu’il est « un Pasteur et non pas le Président du Chili ni même un Ministre doté de pouvoirs spéciaux ». C’est ce qu’indique à l’Agence Fides Isolde Reuque Paillalef, Secrétaire exécutive de la Commission de la Pastorale Mapuche du Diocèse chilien de Temuco. « Le Pape – ajoute-t-elle dans le cadre d’un entretien accordé à l’Agence Fides – dira chez nous les choses qu’il dit également dans d’autres parties du monde, en mettant l’accent sur les attentes et les problèmes des peuples indigènes. Il appartiendra ensuite aux hommes politiques de savoir écouter, se laisser interpeller par ses paroles et ceci vaut surtout pour ceux qui, au Chili, occupent des postes de pouvoir et contrôlent le développement social ».
L’ombre des infiltrés sur les violences
Au cours de ces dernières années, la question des Mapuches, autochtones des zones désormais comprises entre le centre et le sud du Chili et de l’Argentine dont ils se sentent privés injustement, a été liée par les moyens de communication en particulier à des violences et à des incendies d’églises, catholiques et évangéliques, commis par des groupes déclarant agir au nom de la cause indigène. « En réalité – fait remarquer Isolde Reuque Paillalef – nous ne savons pas qui sont les auteurs de ces actes de violence parce que la justice du Chili ne les a pas identifiés et par suite, nous ne pouvons inculper personne. Nombreux sont ceux qui pensent qu’en réalité, ils ne sont pas membres de notre peuple, qu’il ne s’agit pas de Mapuches mais de personnes venues du dehors pour créer des désordres et faire retomber la faute sur les Mapuches. Dans tous les cas – ajoute-t-elle – les responsables des violences sont peu nombreux et isolés. Une fois identifiés, ils doivent certes être punis mais des preuves certaines de leurs crimes doivent être apportées parce que nous avons également vu des Mapuches accusés, arrêtés puis demis en liberté par manque de preuves réelles. En tant que catholiques, nous devons prier afin que les auteurs de ces gestes se rendent compte du mal qu’ils font justement au peuple Mapuche : les églises et les chapelles sont les nôtres. C’est le peuple qui les a construites et, en les incendiant, aucun dommage n’est causé à l’Eglise hiérarchique ou à je ne sais quel pouvoir. Le mal en question est fait seulement au peuple ».
Les prières charismatiques et la dévotion envers les saints
Les projecteurs pointés sur les incendies et les violences risquent de faire obstacle à l’intense vie communautaire des chrétiens Mapuches, qui attendent surtout d’être confirmés dans leur foi par le Successeur de Saint Pierre. « Il n’existe aucune contradiction possible entre le fait d’être Mapuche et celui d’être chrétien. Je dirais presque qu’il existe une complémentarité entre foi chrétienne et religiosité mapuche, fondée toute entière sur la reconnaissance du fait que Dieu est le Créateur de toutes choses et que l’amour de Dieu nous relie à l’amour pour la terre et pour la nature ». Les Messes, célébrées dans la langue mapuzugun, sont caractérisées par des prières spontanées, de type charismatique, « par lesquelles il est demandé à Dieu tout d’abord son pardon et l’autorisation de commencer à prier puis est exprimé l’amour des fidèles et leurs requêtes pour la vie de chaque jour ».
Les communautés catholiques mapuches cultivent une dévotion particulière envers Ceferino Nunancurà – le laïc salésien d’origine mapuche béatifié en novembre 2007 – et pour Saint Sébastien. Au cours du Mois de Marie – du 8 novembre au 8 décembre – des actes de dévotion mariale s’entrelacent avec le quotidien de la vie communautaire et les gestes accomplis par la Très Sainte Vierge Marie se répètent dans les maisons et les chapelles, comme la visite à sa cousine Elisabeth. En vue de l’arrivée du Pape, les Paroisses ont également organisé des rencontres sur sa vie et sur ses expériences en tant que prêtre et Evêque en Argentine, pays tout proche. « Nous considérons le Pape François comme proche de nous et par ses paroles, il nous pousse à être actifs et à ne pas demeurer statiques » explique à Fides Isolde Reuque Paillalef.
Un long chemin de discernement ecclésial
La visite du Pape François est attendue comme la poursuite d’un chemin de discernement ecclésial concernant la question Mapuche, qui a connu un passage qualifiant avec la Lettre pastorale des Evêques du sud du Chili relative à l’annonce de l’Evangile au peuple Mapuche publiée en 1979. « Par ce document – rappelle Isolde Reuque Paillalef – l’Eglise réaffirme l’existence et la dignité de notre peuple ». Ce texte a inspiré les étapes les plus importantes de la pastorale mapuche, l’appui de l’Eglise aux organisations sociales et à la formation de responsables communautaires, la redécouverte de leurs propres traditions et de leur propre histoire. L’Eglise locale, y compris au travers des récentes initiatives s’adressant aux Mapuches, insiste sur la perspective de la « bonne vie », du « bien vivre », en équilibre avec la nature, qui semble connaturelle à la spiritualité de ce peuple. Dans cette perspective, il est également fait référence aux appels à surmonter les tensions sociales et les poussées conflictuelles qui caractérisent la région de l’Araucanie. « Le message relatif à la « bonne vie » - souligne Isolde Reuque Paillalef – est également transmis au travers des homélies et des Encycliques du Pape François. L’Encyclique Laudato Sì a eu un fort impact parmi nous justement parce qu’elle a attiré l’attention sur le rapport entre les hommes et la nature qui se trouve au centre de la spiritualité et de la culture mapuches ».
Selon la Secrétaire exécutive de la Commission de la Pastorale Mapuche du Diocèse chilien de Temuco, ces derniers temps, le nombre des prêtres disposés à vivre leur vocation sacerdotale au service du peuple indigène d’Araucanie a diminué. « La formation qu’ils reçoivent ne les aident pas à comprendre la vision cosmique du peuple Mapuche. De nombreux jeunes prêtres n’acceptent ni les formules ni les rites adaptés à la spiritualité mapuche. Ces obstacles culturels se surmontent lentement mais il y a beaucoup à faire. Pour cela, est nécessaire la disponibilité à apprendre la langue et à acquérir les critères de l’inter culturalisme afin d’aider les Mapuches à vivre leur foi selon leurs propres modes d’expression ». Les prêtres issus du peuple Mapuche au sein du Diocèse de Temuco sont au nombre de trois et, selon Isolde Reuque Paillalef, « jusqu’à présent, ils n’ont manifesté ni problèmes ni réserves » en ce qui concerne la règle du célibat sacerdotal.
Isolde Reuque Paillalef se souvient avec émotion de la visite au Chili de Saint Jean Paul II, en 1987, et de ses paroles « assez claires » invitant les Mapuches à conserver « avec une saine fierté la culture de leur peuple ». Elle se souvient également qu’après ses paroles, « de nombreuses personnes commencèrent à se sentir fières d’appartenir à ce peuple, à porter à nouveau les vêtements traditionnels mapuches et à participer aux Messes en langue mapuzungun ». « J’espère – ajoute-t-elle – que la prochaine visite du Pape nous aidera à aller de l’avant sur notre chemin, en mettant de côté également critiques et mouvements d’humeur envers ceux qui, parmi nous, s’unissent à d’autres communautés chrétiennes ».
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Pakistán: Tutela y plena ciudadanía para las minorías religiosas
Los Mapuche católicos esperan que el Papa Francisco “nos bendiga, que nos refuerce en la fe”. Esperan que el acento de sus homilías favorezca “la paz social”. Pero no esperan de él soluciones políticas para resolver todos los problemas, porque él “es un pastor, no es el Presidente del Chile ni tampoco un ministro con poderes especiales”. Así lo comenta a la Agencia Fides Isolde Reuque Paillalef, secretaria ejecutiva para la comisión de la “pastoral Mapuche” de la diócesis chilena de Temuco. “El Papa – añade Isolde, en una conversación con la Agencia Fides - dirá aquí las cosas que dice también en otras partes del mundo, poniendo el acento en las esperanzas y problemas de los pueblos indígenas. Luego les tocará a los políticos saberlo escuchar, dejarse interpelar por sus palabras, y esto vale sobre todo para aquellos que en Chile ocupan los puestos del poder y controlan el desarrollo social”.
Sobre la violencia se cierne la sombra de los “infiltrados”
En los últimos años la “cuestión” de los Mapuche - los “hijos de la tierra”, nativos de las zonas que ahora conforman el centro y el sur de Chile y de Argentina, de las que sienten que han sido usurpados - ha sido relacionada por los media de comunicación sobre todo con violencias e incendios de iglesias evangélicas y católicas cometidas por grupos que afirmaban actuar en nombre de la “causa” indígena. “En realidad - señala Isolde - no sabemos quienes son los autores de estos actos violentos, porque la justicia de Chile no los ha individuado, y por tanto no podemos culpabilizar a nadie. Pero muchos piensan que en realidad no son gente de nuestro pueblo, no son Mapuche, sino que se trata de gente que viene de fuera para crear desordenes y hacer que la culpa recaiga sobre los Mapuche. En cualquier caso – añade Isolde - los responsables de las violencia son pocos y aislados. Una vez individuados, lógicamente hay que castigarles, pero son necesarias pruebas reales de sus crímenes, porque también hemos visto Mapuche acusados, arrestados y luego liberados, por falta de pruebas reales. Como católicos – continúa Isolde – debemos rezar para que los autores de estos gestos se den cuanta del daño que hacen precisamente al pueblo Mapuche: las iglesias y las capillas son nuestras, las ha construido el pueblo, y quemándolas no se hace ningún daño a la llamada “iglesia jerárquica” o a quien sabe que poder. Sólo se perjudica al pueblo”.
La oración “carismática” y la devoción a los santos
Estos focos puesto sobre los incendios y la violencia corre el peligro de oscurecer la intensa vida comunitaria de los cristianos Mapuche, quienes sobre todo esperan ser confirmados en la fe por el Sucesor de Pedro. “No hay contradicción posible entre ser mapuche y ser cristiano. Casi diría que hay una complementariedad entre la fe cristiana y la religiosidad mapuche, basada en el reconocimiento de que Dios es el creador de todas las cosas, y que el amor a Dios se combina con el amor por la tierra y por la naturaleza”. Las Misas, celebradas en el idioma mapuzugun, se caracterizan por oraciones espontáneas, de tipo carismático, “con las que se pide a Dios en primer lugar perdón y el permiso para comenzar a orar, y luego se expresa el amor y las propias peticiones para la vida cotidiana”.
Las comunidades católicas mapuches cultivan una devoción particular por Ceferino Nunancura - el salesiano laico de origen mapuche, beatificado en noviembre de 2007-, y por San Sebastián. Durante el “mes de María”, del 8 de noviembre al 8 de diciembre, los actos de devoción mariana se entrelazan con la cotidianidad de la vida comunitaria, y los gestos realizados por María se repiten en las casas y capillas, como la visita a su prima Isabel. En vista de la llegada del Sucesor de Pedro, las parroquias también han organizado reuniones sobre la vida del Papa Francisco y sobre su experiencia como sacerdote y obispo en la vecina Argentina. “Sentimos que el Papa Francisco está cerca de nosotros, y con sus palabras nos insta a movernos, a no permanecer estáticos” explica a Fides Isolde Reuque.
Un largo camino de discernimiento eclesial
La visita del Papa Francisco es esperada como una continuación de un camino de discernimiento eclesial sobre la “cuestión Mapuche” que tuvo un pasaje calificativo en la Carta Pastoral sobre la proclamación del Evangelio al pueblo Mapuche, publicada en 1979 por los obispos chilenos del sur. “Con ese documento”, recuerda Isolde Reuque, “la Iglesia reafirmó la existencia y la dignidad de nuestro pueblo”. Ese texto inspiró los pasos más importantes de la pastoral dirigida a los mapuches, el apoyo eclesial a las organizaciones sociales y la formación de líderes comunitarios, el redescubrimiento de sus tradiciones y de su propia historia. La Iglesia local, en recientes iniciativas dirigidas a los mapuches, insiste en la perspectiva de la “buena vida”, del “vivir bien”, en equilibrio con la naturaleza, que parece ser connatural a la espiritualidad de este pueblo. Esta perspectiva también hace referencia a las llamadas a superar las tensiones sociales y las presiones conflictivas que marcan la región de la Auracania. “El mensaje de la 'vida buena' - enfatiza Isolde - también se recibe a través de las homilías y encíclicas del Papa Francisco: la Encíclica Laudato Si', sobre la custodia de la casa común, ha tenido un gran impacto entre nosotros, precisamente porque llama la atención sobre la relación entre los hombres y la naturaleza, algo que está en el corazón de la espiritualidad y de la cultura Mapuche”.
Según la secretaria ejecutiva de la pastoral mapuche de la diócesis de Temuco, últimamente han disminuido los sacerdotes católicos dispuestos a vivir su vocación sacerdotal al servicio de los indígenas de la Auracania: “la formación que reciben no les ayuda a comprender la cosmovisión del pueblo mapuche. Muchos sacerdotes jóvenes no aceptan fórmulas y ritos adaptados a la espiritualidad mapuche. Estos obstáculos culturales se están superando lentamente, pero hay mucho por lo que trabajar, hay una voluntad de aprender el idioma y adquirir los criterios de interculturalidad, para ayudar a los mapuche a vivir su fe de acuerdo con sus propias formas expresivas”. Los sacerdotes provenientes del pueblo Mapuche en la diócesis de Tomuco son tres, y según Isolde Reuque, “hasta ahora no han expresado ningún problema o reserva” en lo que se refiere al celibato sacerdotal.
Isolde Reuque recuerda con emoción la visita de Juan Pablo II a Chile en 1987, y sus palabras “bastante claras” que invitaron a los Mapuches a preservar “con orgullo la cultura de su pueblo”. También recuerda que después de esas palabras, “muchas personas comenzaron a sentirse orgullosas de pertenecer a este pueblo, volvieron a vestir ropas tradicionales Mapuche y a participar en las misas en el idioma Mapuzungun. “Espero - agrega - que la próxima visita del Papa nos ayude a continuar nuestro viaje, dejando de lado las críticas y el descontento hacia aquellos que de entre nosotros se unen a otras comunidades cristianas”.