La cultura è un terreno fecondo per il dialogo interreligioso. E può essere un antidoto all'estremismo. Lo sostiene Moncef Ben Moussa, direttore del Museo del Bardo di Tunisi, uno dei più antichi musei africani. L'Arcivescovo Antoniazzi: lo spirito prevalente in Tunisia incoraggia la coesistenza tra le religioni. In corso la costruzione della "Città della Cultura" a Tunisi
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In Tunisia la cultura ha un ruolo molto importante nel dialogo interreligioso e nella reciproca comprensione e accoglienza tra popoli e civiltà diverse. Ne è convinto il direttore del Museo del Bardo di Tunisi, Moncef Ben Moussa, che, intervenendo in Italia alla ‘Borsa mediterranea del turismo archeologico 2017 di Paestum’, sottolinea come la Tunisia sia stata nella storia crocevia di viaggiatori e di popoli, raccogliendo e ospitando tracce storiche e artistiche di tutte le culture nate e sviluppatesi in epoche diverse nel Mediterraneo. A partire dai fenici, che, diretti verso l’attuale Spagna in cerca d’argento, si fermarono sulle coste tunisine colonizzando alcune zone, fino ai greci, ai romani e agli arabi. Esempi, testimonianze e reperti delle società, delle culture e delle diverse religioni che nel Paese nordafricano sono passate e si sono insediate sono visibili nelle collezioni artistiche del museo del Bardo di Tunisi. Un luogo di cultura colpito e ferito dal brutale attacco terroristico, rivendicato dal sedicente Stato islamico, del 18 marzo 2015, quando un commando composto da due uomini armati fece irruzione nelle sale provocando la morte di 21 turisti e di un poliziotto.
Tra i più antichi musei africani - e il secondo più importante dopo quello del Cairo - il Bardo per il suo direttore è un esempio di integrazione culturale e religiosa: le opere esposte testimoniano la convivenza pacifica tra cristiani, ebrei e musulmani in Tunisia. “Durante l’Impero romano - afferma Ben Moussa in un colloquio esclusivo con l'Agenzia Fides - la società tunisina era pagana, poi è diventata cristiana per qualche secolo. Con gli arabi, arrivò una nuova religione, l’islam, e cristiani e musulmani convissero senza problemi. Prima di queste due religioni, inoltre, c’era quella ebraica, con una comunità molto importante nel Paese”. Il direttore ricorda, a questo proposito, il successo riscosso dalla mostra organizzata lo scorso anno dal titolo “Luoghi santi condivisi, le religioni monoteistiche in Tunisia e nel Mediterraneo”, che ha ospitato opere provenienti da tutto il mondo.
“Il museo - aggiunge Ben Moussa - offre al visitatore un panorama storico, culturale e soprattutto cultuale, relativo cioè alla pratica dei culti nelle diverse religioni, a partire dall’età punica- con gli dei, i sacrifici e l’interpretazione dei comportamenti religiosi caratteristici dell’epoca- e poi in età romana. Ancora oggi nelle nostre campagne persistono taluni comportamenti religiosi pagani, romani. Secondo me, questa disponibilità ad adattarsi, a capire qualcosa di diverso, sia esso una persona o una religione è una cosa bellissima. Il diverso deve essere concepito come un elemento di arricchimento”.
Convivenza religiosa, contro l'estremismo
E’ stato proprio il Museo del Bardo ad ospitare, lo scorso 27 ottobre, una giornata di studi, organizzata dal ministero tunisino degli Affari religiosi, dal tema “Religioni, simbolo della coesistenza e bastione contro l’estremismo”. L’evento, che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle tre religioni, imam e vari esperti religiosi, ha toccato temi quali ‘il pluralismo e la libertà religiosa’ e ‘il ruolo di media, imam e religiosi nella diffusione di una cultura plurale e della diversità’. L’Arcivescovo di Tunisi, mons. Ilario Antoniazzi, e il rabbino capo della capitale, Haim Bittan, partecipando all’incontro, hanno affermato che la Tunisia è una terra di pace e convivenza tra le religioni, con l’auspicio che il resto del mondo possa seguire il suo esempio. Mons. Antoniazzi, inoltre, ha dichiarato di essere grato per lo spirito prevalente in Tunisia che incoraggia la coesistenza tra le religioni, sottolineando che i cristiani presenti nel Paese nordafricano riconoscono il rispetto che governo e popolazione nutrono nei confronti dei cristiani e della loro religione. Nel dichiararsi pienamente soddisfatto di vivere in un Paese in cui le religioni coesistono in un clima di tolleranza e fraternità, il rabbino Bittan ha anche giustificato l’assenza di ebrei nella scena politica e culturale col dal basso numero di ebrei presenti in Tunisia, ovvero circa 1.500 e per lo più concentrati nell’isola di Djerba. Per il ministro degli Affari religiosi, Ahmed Adhoum, l’iniziativa realizzata all’interno del museo tunisino rientra nella strategia del governo per la lotta al terrorismo e all’estremismo. “Sebbene i musulmani rappresentino la grandissima maggioranza della popolazione tunisina- ha dichiarato- questo non impedisce al ministero degli Affari religiosi di proteggere le altre confessioni presenti in Tunisia, come quella cristiana ad ebraica, secondo quanto previsto dalla Costituzione”.
La Città della cultura
Salvaguardare la memoria artistica e collettiva e favorire il dialogo interculturale e interreligioso è anche lo scopo della "Città della Cultura", un megaprogetto in costruzione sull’Avenue Mohammed V di Tunisi che sarà completato entro marzo 2018. Occuperà una superficie di 9,2 ettari - di cui 8,6 al coperto - e ospiterà un museo di arte contemporanea, sale cinema, teatri, laboratori, una mediateca e spazi commerciali. Un sogno che gli operatori culturali tunisini coltivano da circa un decennio e su cui punta l’attuale governo per rendere la Tunisia capitale mondiale della cultura, ospitare gli artisti locali e attrarre quelli stranieri. La prima parte della ‘Città della Cultura’ è stata inaugurata lo scorso 20 ottobre dal premier Youssef Chahed, che ha definito l’opera “un grande monumento artistico, commerciale e turistico, che avrà come missione quella di valorizzare le specificità culturali del Paese”. La formazione di poli artistici nelle diverse regioni contribuirà, inoltre, alla decentralizzazione della cultura in Tunisia: è dalle regioni, infatti, che si è partiti per la formazione del balletto per il teatro dell’opera, che nella megastruttura in via di ultimazione avrà una capienza di 1800 posti.
Sulla strada verso la modernizzazione del Paese va anche la recente norma che autorizza le donne tunisine a sposare un uomo non musulmano. Il provvedimento, firmato lo scorso settembre dal ministro della Giustizia, ha infatti annullato la circolare del 1973 che impediva alle tunisine di unirsi in matrimonio con uomini di altre religioni e che richiedeva invece la conversione del futuro sposo.
Con le rivolte del 2010-2011, la Tunisia è stato il Paese ad aver dato il via alle così dette ‘Primavere arabe’. Le proteste di piazza contro dispotismo e corruzione hanno portato nel gennaio del 2011 alla caduta del regime di Ben Alì- presidente dal 1987. Da allora, per il Paese nordafricano è iniziata una nuova fase, un processo di democratizzazione e stabilizzazione politica che nel 2014 ha portato all’approvazione di una nuova Costituzione. In questi ultimi anni, però, la Tunisia ha anche visto un incremento della radicalizzazione di matrice islamica, ha conosciuto il fenomeno dei foreign fighters ed è stata teatro di tre attacchi terroristici nel 2015: oltre all’attentato di marzo al museo del Bardo, il 26 giugno dello stesso anno c’è stato un attacco a un resort turistico a Sousse e nel successivo novembre una bomba a Tunisi ha fatto saltare in aria un bus che trasportava guardie presidenziali.
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FRANÇAIS ---
Promotion du dialogue interreligieux par le biais de la culture en Tunisie
En Tunisie, la culture joue un rôle très important dans le dialogue interculturel et interreligieux. Le Directeur du Musée du Bardo de Tunis, Moncef Ben Moussa, en est convaincu, ainsi qu’il l’a démontré en intervenant en Italie à la « Bourse méditerranéenne du Tourisme archéologique 2017 » de Paestum, soulignant combien la Tunisie a été dans l’histoire un carrefour de voyageurs et de peuples, recueillant et offrant l’hospitalité à des traces historiques et artistiques de toutes les cultures nées et s’étant développées à des époques différentes autour de la Méditerranée. Cela a commencé avec les phéniciens qui, se dirigeant vers l’Espagne actuelle à la recherche d’argent s’arrêtèrent sur les cotes tunisiennes, colonisant diverses zones, pour finir avec les grecs, les romains et les arabes : des exemples, témoignages et pièces de la société, des cultures et des différentes religions qui sont passées dans le pays d’Afrique du nord et s’y sont installées sont visibles au sein des collections du musée du Bardo de Tunis, un lieu de culture frappé et blessé par la brutale attaque terroriste revendiquée par le prétendu « Etat islamique » du 18 mars 2015, lorsqu’un commando de deux hommes armés fit irruption dans les salles, provoquant la mort de 21 touristes et d’un agent de police.
L’un des plus anciens musées d’Afrique – et le deuxième en termes d’importance après celui du Caire – le Bardo est, pour son Directeur, un exemple d’intégration culturelle et religieuse. Les œuvres exposées témoignent de la coexistence pacifique entre chrétiens, juifs et musulmans en Tunisie. « Au cours de l’Empire romain – affirme M. Ben Moussa dans un entretien exclusif avec l’Agence Fides – la société tunisienne était païenne, avant de devenir chrétienne pour quelques siècles. Avec les arabes, arriva une nouvelle religion, l’islam et chrétiens et musulmans coexistèrent sans problèmes. Avant ces deux religions, en outre, était présente la religion juive, avec une communauté très importante dans le pays ». Le Directeur rappelle à ce propos le succès rencontré par l’exposition organisée l’an dernier et intitulée « Lieux saints partagés, les religions monothéistes en Tunisie et dans le bassin méditerranéen » qui a accueilli des œuvres provenant du monde entier.
« Le musée – ajoute M. Ben Moussa – offre au visiteur un panorama historique, culturel et surtout cultuel, concernant la pratique des cultes dans les diverses religions à partir de l’ère punique – avec leurs dieux, leurs sacrifices et l’interprétation des comportements religieux caractéristiques de cette époque – puis dans le cadre de l’ère romaine. Aujourd’hui encore, dans nos campagnes, persistent certains comportements religieux païens remontant à l’époque romaine. Selon moi, cette disponibilité à s’adapter, à comprendre quelque chose de différent, qu’il s’agisse d’une personne ou d’une religion, est une très belle chose. Ce qui est différent doit être conçu comme un élément d’enrichissement ».
Coexistence religieuse contre l’extrémisme
Le Musée du Bardo a accueilli le 27 octobre dernier une journée d’études organisée par le Ministère tunisien des Affaires religieuses dédiée au thème « Religions, symbole de la coexistence et bastion contre l’extrémisme ». L’événement, qui a vu la participation de représentants des trois religions, d’imams et de différents experts, a touché des thèmes tels que le pluralisme et la liberté religieuse ou encore le rôle des moyens de communication, l’imam et les religieux dans la diffusion d’une culture plurielle et de la diversité. L’Archevêque de Tunis, S.Exc. Mgr Ilario Antoniazzi, et le grand rabbin de la capitale, Haim Bittan, en participant à la rencontre, ont affirmé que la Tunisie constitue une terre de paix et de coexistence entre les religions, souhaitant que le reste du monde puisse suivre son exemple. Mgr Antoniazzi a en outre déclaré être reconnaissant de l’esprit qui prévaut en Tunisie et qui encourage la coexistence entre les religions, soulignant que les chrétiens présents dans le pays reconnaissent le respect que le gouvernement et la population nourrissent vis-à-vis d’eux et de leur religion. En se déclarant pleinement satisfait de vivre dans un pays où les religions coexistent dans un climat de tolérance et de fraternité le rabbin Bittan a également justifié l’absence des juifs de la scène politique et culturelle par le faible nombre de ceux qui sont présents en Tunisie – environ 1.500 concentrés en majorité sur l’île de Djerba. Pour le Ministre des Affaires religieuses, Ahmed Adhoum, l’initiative réalisée à l’intérieur du Musée rentre dans la stratégie du gouvernement visant à lutter contre le terrorisme et l’extrémisme. « Bien que les musulmans représentent la très grande majorité de la population tunisienne – a-t-il déclaré – ceci n’empêche pas au Ministère des Affaires religieuses de protéger les autres confessions présentes en Tunisie, comme les confessions chrétienne et juive, conformément à ce qui est prévu par la Constitution ».
La Cité de la Culture
Sauvegarder la mémoire artistique et collective et favoriser le dialogue interculturel et interreligieux constitue également le but de la Cité de la Culture, un grand projet en construction sur l’Avenue Mohammed V de Tunis, qui sera achevé en mars prochain. Elle occupera une surface de 9,2 ha – dont 8,6 à couvert – et accueillera un Musée d’art contemporain, des salles de cinéma, des théâtres, des laboratoires, une médiathèque et des espaces commerciaux : un rêve que les opérateurs culturels tunisiens cultivaient depuis près d’une décennie et sur lequel l’actuel gouvernement compte pour faire de la Tunisie la capitale mondiale de la culture, accueillir les artistes locaux et attirer leurs collègues étrangers. La première partie de la Cité de la Culture a été inaugurée le 20 octobre dernier par le Premier Ministre, Youssef Chahed, qui a qualifié l’œuvre de « grand monument artistique, commercial et touristique, qui aura pour mission de valoriser les spécificités culturelles du pays ». La formation de pôles artistiques dans les différentes régions contribuera en outre à la décentralisation de la culture en Tunisie. C’est en effet des régions qu’est partie la formation de ballet destiné au théâtre de l’Opéra, qui disposera au sein de la Cité d’une structure comptant 1.800 places.
Sur le chemin de la modernisation du pays se trouve également la récente norme autorisant les femmes tunisiennes à se marier avec un non musulman. La mesure, signée en septembre dernier par le Ministre de la Justice, a en effet annulé la circulaire de 1973 qui empêchait aux tunisiennes de contracter un mariage avec des hommes appartenant à d’autres religions et demandait en revanche la conversion du futur mari.
Au travers des révoltes des années 2010 et 2011, la Tunisie a été le pays qui a lancé ce qu’il est convenu d’appeler le phénomène des printemps arabes. Les protestations contre le despotisme et la corruption ont porté en janvier 2011 à la chute du régime de Ben Ali, président depuis 1987. Depuis lors, le pays a débuté une nouvelle phase, un processus de démocratisation et de stabilisation politique qui, en 2014, a porté à l’approbation d’une nouvelle Constitution. Au cours de ces dernières années, cependant, la Tunisie a également connu une augmentation de la radicalisation de matrice islamique, ainsi que la présence de combattants étrangers. Elle a également été le théâtre de trois attaques terroristes en 2015. Outre l’attentat de mars contre le Musée du Bardo, le 26 juin de cette année-là a vu l’attaque d’un village de vacances à Sousse et, en novembre, l’explosion d’une bombe à Tunis contre un autobus transportant des membres de la garde présidentielle.
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ESPAÑOL ---
Promoción del diálogo interreligioso a través de la cultura en Túnez
En Túnez, la cultura desempeña un papel muy importante en el diálogo interreligioso y en la comprensión y aceptación mutuas entre los diferentes pueblos y civilizaciones. Esta convencido de ello el director del Museo del Bardo en Túnez, Moncef Ben Moussa, que ha intervenido en Italia, en la 'Bolsa Mediterránea del Turismo Arqueológico 2017 de Paestum', subrayando que Túnez ha sido un cruce en la historia de viajeros y de pueblos, reuniendo y albergando rastros históricos y artísticos de todas las culturas nacidas y desarrolladas en diferentes momentos en el Mediterráneo.
Partiendo de los fenicios, que dirigiéndose hacia la actual España en busca de plata, se detuvieron en las costas tunecinas colonizando algunas áreas, hasta llegar a los griegos, romanos y árabes. Ejemplos, testimonios y hallazgos de sociedades, culturas y religiones que pasaron y se establecieron en el país del norte de África pueden verse en las colecciones de arte del Museo Bardo en Túnez. Un lugar de cultura golpeado y herido brutalmente por el ataque terrorista reivindicado por el auto-proclamado estado islámico el 18 de marzo de 2015, cuando un comando formado por dos hombres armados asaltó los pasillos causando la muerte de 21 turistas y de un policía.
Entre los museos africanos más antiguos, - además del segundo más importante después de El Cairo -, el Bardo para su director es un ejemplo de integración cultural y religiosa: las obras expuestas atestiguan la coexistencia pacífica entre cristianos, judíos y musulmanes en Túnez. “Durante el Imperio Romano - afirma Ben Moussa en una entrevista exclusiva con la Agencia Fides -, la sociedad tunecina era pagana, luego se convirtió en cristiana durante algunos siglos. Con los árabes, llegó una nueva religión, el Islam y los cristianos y musulmanes convivieron sin ningún problema. Además, antes de estas dos religiones, había hebreos, con una comunidad muy importante en el país”. El director recuerda a este respecto el éxito de la exposición organizada el año pasado titulada “Lugares santos compartidos, religiones monoteístas en Túnez y en el Mediterráneo”, que acogió obras de todo el mundo.
“El museo - agrega Ben Moussa - ofrece al visitante una visión histórica y, sobre todo, cultural relativa a la práctica de cultos en las diferentes religiones, desde la Edad Púnica, con los dioses, los sacrificios y la interpretación de los comportamientos religiosos característico de la época, y luego en la época romana. Incluso hoy, en nuestros campos, persisten algunas prácticas religiosas paganas y romanas. En mi opinión, esta disposición para adaptarse, para entender algo diferente, ya sea una persona o una religión, es algo maravilloso. La diferencia debe concebirse como un elemento de enriquecimiento”.
Convivencia religiosa, contra el extremismo
El 27 de octubre, fue precisamente el Museo del Bardo el que acogió en su sede una jornada de estudio organizada por el Ministerio de Asuntos Religiosos de Túnez sobre el tema “Religiones, símbolo de la coexistencia y bastión contra el extremismo”. El evento, que contó con la participación de representantes de las tres religiones, imanes y diversos expertos religiosos, abordó temas como 'el pluralismo y la libertad religiosa' y 'el papel de los medios, imanes y religiosos en la difusión de una cultura plural de la diversidad'. El arzobispo de Túnez, Mons. Ilario Antoniazzi y el rabino principal de la capital, Haim Bittan, que asistieron al encuentro, dijeron que Túnez es una tierra de paz y coexistencia entre las religiones, y tienen la esperanza de que el resto del mundo pueda seguir su ejemplo. Mons. Antoniazzi, también dijo que estaba agradecido por el espíritu que prevalece en Túnez y que fomenta la coexistencia entre las religiones, señalando que los cristianos en el país norteafricano reconocen el respeto que el gobierno y el pueblo nutren hacia los cristianos y hacia su religión. Declarándose plenamente satisfecho de vivir en un país donde las religiones conviven en un clima de tolerancia y fraternidad, el rabino Bittan también justificó la ausencia de judíos en la escena política y cultural con el escaso número de judíos presentes en Túnez, es decir unos 1,500 y en general concentrados principalmente en la isla de Djerba. Para el Ministro de Asuntos Religiosos, Ahmed Adhoum, la iniciativa realizada dentro del Museo de Túnez forma parte de la estrategia del gobierno para combatir el terrorismo y el extremismo. “Aunque los musulmanes representan a la gran mayoría de la población tunecina – declaró -, esto no impide que al Ministerio de Asuntos Religiosos proteger a las otras religiones presentes en Túnez, como la cristiana y la judía, según cuanto está previsto en la Constitución”.
La Ciudad de la cultura
Salvaguardar la memoria artística y colectiva y fomentar el diálogo intercultural e interreligioso es el propósito de la “Ciudad de la Cultura”, un mega-proyecto en construcción en la avenida Mohammed V de Túnez que será completado para marzo de 2018. Ocupará un área de 9,2 hectáreas – de las cuales 8.6 interiores -, y albergará un museo de arte contemporáneo, salas de cine, teatros, laboratorios, una mediateca y espacios comerciales. Un sueño que los agentes culturales tunecinos han estado cultivando durante más de una década y sobre el que punta el gobierno actual para tratar de hacer de Túnez la capital mundial de la cultura, albergando artistas locales y atrayendo a los extranjeros. La primera parte de la “Ciudad de la cultura” fue inaugurada el 20 de octubre por el primer ministro Youssef Chahed, quien definió la obra como “un gran monumento artístico, comercial y turístico, cuya misión es mejorar las especificidades culturales del país”. La formación de polos artísticos en las diversas regiones también contribuirá a la descentralización de la cultura en Túnez: de hecho, ha sido desde las regiones desde donde se ha comenzado a formar el ballet para el teatro de la ópera, que en la mega-estructura, aún en obras, tendrá una capacidad de 1800 butacas.
El camino hacia la modernización del país, también cuenta con la norma reciente que autoriza a las mujeres tunecinas a casarse con un hombre no musulmán. La medida, firmada por el Ministro de Justicia el pasado mes de septiembre, ha anulado la circular del 1973 que impedía a las tunecinas unirse en matrimonio a hombres de otras religiones y que obligaba a la conversión del futuro marido.
Con la revolución del 2010-2011, Túnez fue el país que dio inicio a la llamada 'Primavera árabe'. Las protestas en las plazas contra el despotismo y la corrupción llevaron a la caída del régimen de Ben Ali que era presidente desde 1987. Desde entonces, comenzó una nueva fase para el país norteafricano, un proceso de democratización y estabilización política que en 2014 condujo a la aprobación de una nueva constitución. Sin embargo, en los últimos años, Túnez también ha visto un incremento de la radicalización de matriz islámica, ha conocido el fenómeno de los combatientes extranjeros y ha sido escenario de tres ataques terroristas en 2015: además del atentado de marzo en el Museo del Bardo, el 26 de junio del mismo año hubo un ataque contra un centro turístico en Sousse y en noviembre una bomba hizo saltar por los aires un autobús que transportaba guardias presidenciales.
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Tunisia: Culture promotes interreligious dialogue
In Tunisia culture plays a most important role in promoting interreligious dialogue, reciprocal understanding and acceptance among diverse peoples and civilisations . This is the conviction of the director of the Bardo National Museum in Tunis, Moncef Ben Moussa. Addressing the 20th edition of the Mediterranean Exchange of Archaeological Tourism 2017 held last month in Paestum, Moncef underlined that all through history Tunisia has been a crossroads for travellers and peoples, welcoming and accommodating historic and artistic traces of the various cultures which in different eras arose and developed in the Mediterranean. Starting with the Phoenicians who, moving towards what today is Spain in search of silver, settled on the coasts of Tunisia colonising numerous areas as far as the Greeks, the Romans and the Arabs. Examples, testimony and findings of the societies, cultures and different religions which passed through and also settled in this north African country can be viewed in the artistic collections of the National Bardo Museum in Tunis. A place of culture hit and wounded by a brutal attack of terrorism for which the so-called Islamic State claimed responsibility, on 18 March 2015, when a commando composed to two armed men broke into the Museum opening fire killing 21 tourists and a police officer.
One of the oldest Museums in Africa – in importance second only to the Cairo Museum – Bardo, for its director, is an example of cultural and religious integration: the works exposed bear witness to peaceful co-existence of Christians, Jews and Muslims in Tunisia. “In the times the Roman empire - says Ben Moussa in an exclusive interview with Fides – Tunisian society was pagan, ( polytheistic religion) and then became Christian for a number of centuries. The arrival of Arabs brought a new religion Islam, and its followers Muslims lived side by side with Christians. Tunisia had a large also Jewish community”. The director remembers a recent successful exhibition ‘Shared Holy Places, monotheistic religions in Tunisia and the Mediterranean’, which exhibited works from all over the world.
“The museum - Ben Moussa adds – offers the visitor an historical, cultural and above all religious panorama relative, that is, to the practice of diverse religions beginning with the Punic (Carthaginian) – with gods, sacrifices and the interpretation of religious behaviour of the epoch – and later in the Roman era. Still today in some rural communities people follow pagan Roman religious practices. In my opinion this willingness to adapt, to accept and believe something new, a persona or a religion is admirable. Differences should always be welcomed as an element of enrichment”.
Religions living side by side, to combat extremism
It was precisely the Bardo Museum which hosted recently, 27 October, a study day organised by the Tunisian ministry of Religious Affairs on the theme “Religions, symbol of co-existence and bulwark against extremism”. The event, attended by representatives of all three religions, several Imams and religious experts, focussed on various issues including ‘pluralism and religious freedom’ ‘the role of the media, imam and other religious leaders diffusing culture in plurality and diversity’. The Catholic archbishop of Tunis Ilario Antoniazzi of Tunisi, and the capital’s chief rabbi, Haim Bittan, present for in the event, agreed that Tunisia is a land of peace and co-existence between religions, expressing the hope that the whole world will follow the city’s example. Archbishop Antoniazzi, moreover, expressed his gratitude for the prevailing spirit in Tunisia which encourages co-existence among religions, underlining that the Christians in the north Africa nation acknowledge the respect which the government and the people nurture regarding Christians and the Christian religion. Expressing his satisfaction with life in a county where religions exist side by side in a climate of tolerance and brotherhood, rabbi Bittan also justified the absence of Jews on the political and cultural scene with the scarcity of Jews present in Tunisia, about 1,500 mostly concentrated on the island Djerba. For the minister of religious affairs, Ahmed Adhoum, the initiative taken inside the Tunis museum is part of a government strategy to fight terrorism and extremism. “Although Muslims represent the overriding majority of the Tunisian population - he said- this does not prevent the minister of religious affairs from protecting the other religious communities present in Tunisia, Christians and Jews for example, in keeping with the Constitution”.
The City of Culture
To safeguard the artistic and collective memory and foster inter-cultural and inter-religious dialogue is also the goal of The City of Culture, a new megaproject under construction on Avenue Mohammed V in Tunis expected to be ready by March 2018. It will occupy an area of 9.2 hectares – 8.6 per cent covered – and will include a museum of contemporary art, cinemas, theatres, laboratories, a multimedia library and commercial areas. A dream which Tunisia’s cultural have nurtured for about a decade and which the present government hopes will render Tunisia the world capital of culture, attracting local and foreign artists. The first part of the City of Culture was recently opened on 20 October by the premier Youssef Chahed, who described it as a “great artistic, commercial and touristic monument , with the mission to valorise the cultural specificities of the country”. The formation of artistic poles in different regions of the country, what is more, will promote the decentralisation of culture in Tunisia: the regions, in fact, are responsible for the formation of corps de ballet for a 1,800 seat Opera Theatre in the almost finished mega structure.
The country’s path of modernisation includes the recent adoption of a norm enabling Tunisian women to marry a non-Muslim. The measure, signed last September by the Minister of Justice, annulled a norm issued in 1973 which prohibited Tunisian women from marrying men of another religion and demanding the conversion of the future husband.
With the revolts in 2010-2011, Tunisia was the country which started the so-called season, Arab Springtime. Street protests against despotism and corruption led in January 2011 to the fall of the regime of Ben Alì- president since 1987. Since then the north African nation has entered a new stage, a process of democratisation and political stabilisation which in 2014 led to the approval of a new Constitution. In more recent years, however, Tunisia has witnessed an increase in radicalisation of Islamic matrix, experienced the phenomenon of foreign fighters and was the scene of three terrorist attacks in 2015: besides the attack on the Bardo Museum, on 26 June of the same year there was an attack on a tourist resort in Sousse and the following November, a bomb explosion in a Tunis hit a bus carrying presidential guards.