In un dibattito politico in fiamme, che rischia di degenerare in aperto conflitto, i leader religiosi propongono la via del referendum, prima di cambiare la Costituzione con un provvedimento che permetterebbe al presidente Museveni di restare al potere
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Riscrivere la Costituzione per prolungare la sua vita politica e mantenersi alla guida del paese che governa da oltre 30 anni. Il tentativo del 73enne Yoweri Kaguta Musuveni divide l’Uganda: da una parte ci sono quanti vogliono voltare pagina, dall’altra i fedeli del vecchio presidente che non intendono mandarlo in pensione e puntano sulla continuità.
Grazie alla maggioranza detenuta in Parlamento, Il National Resistance Mouvement (NRM) di Musuveni non dovrebbe avere difficoltà ad assecondare i desideri del suo leader e approvare la modifica dell’articolo 102 (b) della nuova Costituzione, che fissa a 75 anni il limite di età per ricoprire la carica di presidente. Se in Parlamento la manovra sembrerebbe destinata ad andare in porto, basta allargare lo sguardo per capire che nel paese il livello dello scontro si alza giorno dopo giorno: arresti, perquisizioni e proteste soffocate sul nascere. E non potrebbe essere altrimenti, considerando la posta in gioco.
La società civile intimidita
Nei giorni scorsi uno dei maggiori esponenti dell'opposizione in Uganda, Kizza Besigye, quattro volte candidato presidenziale, è stato arrestato della polizia con l'accusa di tentato omicidio. Besigye è stato arrestato a Kampala in seguito ai violenti scontri tra la polizia e sostenitori dell'opposizione in una sperduta città nella parte sud-occidentale del paese. Il leader dell’opposizione era stato arrestato e poi rilasciato a settembre per aver tentato di organizzare una manifestazione di protesta davanti al Parlamento.
A farne le spese sono anche le organizzazioni della società civile. Alla fine di settembre, una ventina di poliziotti hanno fatto irruzione negli uffici dell’organizzazione internazionale ActionAid nella capitale Kampala, sequestrando documenti, cellulari e computer portatili e tenendo il personale in stato di fermo per diverse ore. La reazione dell’organizzazione non si è fatta attendere: “Siamo molto preoccupati per il restringersi dello spazio per la società civile nel paese”, ha dichiarato il segretario generale di ActionAid International Adriano Campolina, condannando l’episodio. ActionAid fa parte di una più ampia coalizione della società civile che ha lanciato una campagna contro l’emendamento della Costituzione che elimina il limite di età per diventare presidente.
Nel mirino è finito anche il sindaco di Kampala, arrestato dalla polizia per impedirgli di unirsi a una manifestazione di protesta contro la modifica della Costituzione. Ad alcuni parlamentari è stato invece negato l’accesso nell’aula dei rappresentanti, mentre diverse manifestazioni di protesta sono state proibite. “È ironico e assurdo che mentre il disegno di legge è all’esame del Parlamento, il Governo impedisca ai cittadini di dibattere sull’argomento”, ha dichiarato Michelle Kagari, vice direttore regionale di Amnesty International per l’Africa orientale.
Il dibattito si è incendiato più volte anche nell’aula parlamentare, con risse e lanci di sedie, mentre prima della seduta erano stati necessari i lacrimogeni per disperdere studenti e attivisti dell’opposizione schierati fuori dal Parlamento, che è stato circondato da diversi giorni dalle forze di polizia.
Le autorità per le comunicazioni ugandesi hanno lanciato un monito alle emittenti radiofoniche e televisive per metterle in guardia contro la diffusione di contenuti che “promuovano la cultura della violenza tra l’opinione pubblica”.
La via del referendum
Anche i leader religiosi hanno fatto sentire la loro voce, proponendo un referendum sull’emendamento costituzionale. Lo hanno fatto attraverso una dichiarazione del Consiglio Interreligioso dell’Uganda, organizzazione che riunisce, tra gli altri, rappresentanti delle comunità cristiane e musulmane. Il limite di età per diventare presidente – sostengono - è un tema delicato che coinvolge tutti e non può essere monopolizzato dai politici. Il Consiglio chiede inoltre alle forze di sicurezza di “smettere di attaccare una parte favorendone un’altra e chiede al presidente Musuveni di far valere la sue qualità di statista in merito alla questione”.
Secondo Monsignor Mathew Odong, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Gulu, il Governo non dovrebbe sottoporre il disegno di legge al Parlamento prima di aver consultato la cittadinanza. Una consultazione a livello nazionale, spiega Monsignor Odong, assicurerebbe la condivisione dei progetti del governo prevenendo atti di vandalismo e sabotaggio.
Politici e fedeli non mancano di mostrare che il sentimento religioso del paese è vivo. In un paese a maggioranza cristiana, l’auspicio è che l’invito alla prudenza dei vertici della Chiesa Cattolica possa contribuire a evitare che lo scontro politico degeneri in aperto conflitto.
La visita di Francesco
La Chiesa ugandese ricorda le profetiche parole di Papa Francesco pronunciate nel suo primo discorso in Uganda, seconda tappa della visita compiuta in Africa, alla vigilia del Giubileo della Misericordia, nel 2015. È necessario – disse - «assicurare con criteri di trasparenza il buon governo, uno sviluppo umano integrale, un’ampia partecipazione alla vita pubblica della nazione, così come una saggia ed equa distribuzione delle risorse, che il Creatore ha elargito in modo così ricco a queste terre».
La visita intendeva innanzitutto commemorare il cinquantesimo anniversario della canonizzazione dei Martiri Ugandesi. Francesco declinò in questo modo il significato della commemorazione: «I martiri «ci ricordano, nonostante le nostre diverse credenze religiose e convinzioni, che tutti siamo chiamati a cercare la verità, a lavorare per la giustizia e la riconciliazione, e a rispettarci, proteggerci e aiutarci reciprocamente come membri dell’unica famiglia umana».
E, rilevando l’importanza della società civile, aggiunse: «La mia visita intende anche attirare l’attenzione verso l’Africa nel suo insieme, sulla promessa che rappresenta, sulle sue speranze, le sue lotte e le sue conquiste. Il mondo guarda all’Africa come al continente della speranza. L’Uganda è stata veramente benedetta da Dio con abbondanti risorse naturali (…) ma la Nazione è stata soprattutto benedetta attraverso il suo popolo: le sue solide famiglie, i suoi anziani e i suoi giovani. (…) Quanto è importante che vengano loro offerte la speranza, la possibilità di ricevere un’istruzione adeguata e un lavoro retribuito, e soprattutto l’opportunità di partecipare pienamente alla vita della società».
Su 36 milioni di abitanti ci sono circa 17 milioni di cattolici (il 47% della popolazione), accanto agli anglicani (circa il 35%) e a cristiani di altre denominazioni religiose che, nel complesso, rendono l’Uganda una nazione a maggioranza cristiana.
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Uganda: to shape the future of the country listen to the voice of civil society
Rewrite Uganda’s Constitution to prolong his own political life and remain the leader of the country which he has governed for more than 30 years. The goal of 73 year old Yoweri Kaguta Musuveni is dividing Uganda: on the one hand those anxious to turn a new page, on the other those loyal to the old president who reject his retirement and want instead continuity.
Thanks to a majority in Parliament Musuveni’s National Resistance Movement (NRM) should have no difficulty humouring its leader and approving the change to article 102 (b) of the new constitution, to set an age limit of 75 for the office of president. If in parliament the manoeuver would seem successful, it suffices to look just a little further to see that violence in Uganda grows day by day : arrests, house searches and protests nipped in the bud. And considering what is at stake it could not be otherwise.
A civil society intimidated
Days ago the main Opposition member in Uganda, Kizza Besigye, four times presidential candidate, was arrested by the police and charged with attempted murder. Mr Besigye was arrested in Kampala after clashes between the police and opposition supporters in a remote town in the south west of the country. The Opposition leader had been arrested and released earlier in September for attempting to stage a protest in front of Parliament .
And this also at the expenses of civil society organizations. Towards the end of September some twenty police officers searched the offices of the international organization ActionAid in the capital, Kampala, confiscating papers, mobile telephones and lap tops while detaining the staff for several hours. Reaction on the part of the organization was not slow in coming: “We are deeply concerned to see the space for civil society in Uganda reduced ”, said ActionAid International secretary general Adriano Campolina, condemning the episode. ActionAid is part of a broader civil society coalition which launched a campaign against the amendment to the Constitution to lift the age limit for the office of president.
Another target was the mayor of Kampala, detained by the police to prevent his participation in a protest against the modification of the Constitution. While certain members of parliament were denied access to the House of Commons and several other protests were banned. “It is ironic and absurd that while the Bill is being discussed in Parliament the government prevents citizens from discussing the matter”, said Michelle Kagari, regional vice director of Amnesty International for East Africa.
Argument in Parliament was lively with brawling and throwing of seats, and before the session police used tear gas to disperse students and opposition activists arrayed outside parliament, which for several days had been surrounded by the police.
The Ugandan communication authorities warned radio and television broadcasters not to diffuse news which “promotes a culture of violence in public opinion”.
Referendum a possible way
The country’s religious leaders also raised their voices and proposing a referendum on the constitutional amendment. This they did through the Interreligious Council of Uganda, which comprises representatives of both Christian and Muslim communities. The age limit for the office of president – they affirm – is a delicate matter involving all Ugandans and on no account may it be the monopoly of politicians. The Council calls on the security forces to “stop attacking one side while favouring the other and it urges president Musuveni to exercise his statist qualities concerning the matter”.
According to Mons Mathew Odong, Vicar General of the archdiocese of Gulu, the government should not present the new Bill to Parliament before consulting the people. Consultation at the national level, Mons Odong explains , would guarantee sharing of government projects and prevent acts of vandalism and sabotage.
Politicians and church members continue to reveal the country’s lively religious feelings. In this Christian majority country it is hoped that the call for prudence issued by the leaders of the local Catholic Church, may help prevent political strife from degenerating into open conflict .
The visit by pope Francis
The Church in Uganda bears in mind the prophetic words of Pope Francis in his first address in Uganda the second lap of his visit to Africa, on the eve of the Holy Year of Mercy in 2015. It is necessary – he said - «to ensuring good and transparent governance, integral human development, a broad participation in national life, as well as a wise and just distribution of the goods which the Creator has so richly bestowed upon these lands. ».
The first purpose of the papal visit was to commemorate the fiftieth anniversary of the canonisation of the Ugandan Martyrs. Francis spoke of the significance of the commemoration: «The Martyrs, both Catholic and Anglican, are true national heroes They remind us of the importance that faith, moral rectitude and commitment to the common good have played, and continue to play, in the cultural, economic and political life of this country. They also remind us that, despite our different beliefs and convictions, all of us are called to seek the truth, to work for justice and reconciliation, and to respect, protect and help one another as members of our one human family. They remind us of the importance that faith, moral rectitude and commitment to the common good have played, and continue to play, in the cultural, economic and political life of this country. They also remind us that, despite our different beliefs and convictions, all of us are called to seek the truth, to work for justice and reconciliation, and to respect, protect and help one another as members of our one human family ».
Then underlining the importance of civil society he continued: My visit is also meant to draw attention to Africa as a whole, its promise, its hopes, its struggles and its achievements. The world looks to Africa as the continent of hope. Uganda has indeed been blessed by God with abundant natural resources... But above all, the nation has been blessed in its people: its strong families, its young and its elderly. (…) How important it is that they be given hope, opportunities for education and gainful employment, and above all the opportunity to share fully in the life of society».
In a population of some 36 million about 17 million are Catholics (47% of the population), Anglicans about (35%) together with Christians of other denominations render Uganda a Christian majority country.
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ESPAÑOL ---
Uganda: escuchar la voz de la sociedad civil para diseñar el futuro
Reescribir la Constitución para extender su vida política y seguir siendo el líder del país que ha gobernado durante más de 30 años. Este es el intento de Yoweri Kaguta Musuveni, de 73 años, que está dividiendo Uganda: por un lado están aquellos que quieren pasar de página, por otro, los fieles al viejo presidente que no tienen la intención de dejar que se retire y buscan la continuidad. Gracias a que posee la mayoría en el Parlamento, El National Resistance Mouvement (NRM) de Musuveni no debería tener problemas para secundar el deseo de su líder y aprobar la modificación del artículo 102 (b) de la nueva Constitución, que fija en 75 años el límite de edad para ocupar el cargo de presidente. Si en el Parlamento la maniobra parece estar destinada a llegar a buen puerto, basta mirar un poco más allá para entender que en el país el nivel de enfrentamiento cada día es mayor: detenciones, requisiciones y protestas reprimidas antes de empezar. Y no podía ser de otro modo viendo lo que esta en juego.
La sociedad civil intimidada
En los últimos días, uno de los principales exponentes de la oposición en Uganda, Kizza Besigye, cuatro veces candidato presidencial, fue arrestado por la policía acusado de intento de asesinato. Besigye fue arrestado en Kampala tras los enfrentamientos violentos entre la policía y los simpatizantes de la oposición en una ciudad remota en el suroeste del país. El líder de la oposición había sido arrestado y luego liberado en septiembre por tratar de organizar una protesta frente al Parlamento.
Las organizaciones de la sociedad civil han sufrido también las consecuencias. A fines de septiembre, unos 20 policías irrumpieron en las oficinas de la organización Internacional ActionAid en Kampala, incautando documentos, teléfonos celulares y computadoras portátiles y manteniendo al personal parado durante varias horas. La reacción de la organización no se hizo esperar: “Estamos muy preocupados por la reducción del espacio para la sociedad civil en el país”, declaró el Secretario General de ActionAid International, Adriano Campolina, condenando el episodio. ActionAid es parte de una coalición más amplia de la sociedad civil que ha lanzado una campaña contra la enmienda constitucional que pretende eliminar el límite de edad para convertirse en presidente.
Además el alcalde de Kampala, fue arrestado por la policía para impedirle que se uniera a una manifestación de protesta contra la modificación de la constitución. A algunos parlamentarios se les ha negado el acceso al aula, y han sido prohibida algunas manifestaciones de protestas. “Es irónico y absurdo que, mientras el proyecto de ley está bajo examen en el parlamento, el gobierno impida a los ciudadanos discutir sobre el tema”, ha dicho Michelle Kagari, vece director regional de Amnistía Internacional para África Oriental.
Pero además el debate sobre este tema también ha sido muy violento dentro del aula del parlamento, con lanzamiento de sillas y peleas, mientras que antes del pleno había sido necesario el uso del gas lacrimógeno para dispersar a los estudiantes y activistas de la oposición desplegados fuera del Parlamento, que ha estado rodeado durante varios días por la policía.
Las autoridades ugandesas han advertido a las emisoras de radio y televisión para que se pongan en guardia contra la difusión de contenidos que “fomenten la cultura de la violencia entre la opinión pública”.
La vía del referendum
Los líderes religiosos también han alzado su voz proponiendo un referéndum sobre la enmienda constitucional. Lo han hecho a través de una declaración del Consejo Interreligioso de Uganda, una organización que reúne, entre otros, a los representantes de las comunidades cristianas y musulmanas. El límite de edad para convertirse en presidente, argumentan, es un tema delicado que ve involucrados a todos los ciudadanos y no puede ser monopolizado sólo por los políticos. El Consejo también hace un llamamiento a las fuerzas de seguridad para que “dejen de atacar a una parte y favorecer a la otro y piden al presidente Musuveni que haga valer sus dotes de estadista al respecto”.
Según Monseñor Mathew Odong, Vicario General de la Archidiócesis de Gulu, el Gobierno no debería someter el proyecto de ley al Parlamento antes de haber consultado a la ciudadanía. Una consulta nacional, explica Monseñor Odong, aseguraría que los proyectos del gobierno se comparten y prevendría contra los actos de vandalismo y sabotaje.
Los políticos y los fieles no dejan de mostrar que el sentimiento religioso del país está vivo. En un país de mayoría cristiana, la esperanza es que el llamamiento a la prudencia realizado por los líderes de la Iglesia Católica pueda ayudar a prevenir que este choque político degenere en un conflicto abierto.
La visita de Francisco
La iglesia de Uganda recuerda las palabras proféticas del Papa Francisco pronunciadas en su primer discurso en Uganda, durante la segunda etapa de su visita a África, en la vispera del Jubileo de la Misericordia, en el 2015. Es necesario – dijo entonces - «garantizar una buena y transparente gestión pública, un desarrollo humano integral, una amplia participación en la vida nacional, así como una distribución racional y justa de los bienes que el Creador ha otorgado con abundancia a estas tierras».
La visita tenia como primera finalidad conmemorar el cincuenta aniversario de la canonización de los Mártires ugandeses. Francisco declinó de este modo el significado de la conmemoración: «los mártires... nos recuerdan que, a pesar de nuestros diferentes credos y convicciones, todos estamos llamados a buscar la verdad, a trabajar por la justicia y la reconciliación, y a respetarnos, protegernos y ayudarnos unos a otros como miembros de una única familia humana».
Y comentando la importancia de la sociedad civil, añadió: «Mi visita pretende también llamar la atención sobre África en su conjunto, sus promesas, sus esperanzas, sus luchas y sus logros. El mundo mira a África como al continente de la esperanza. En efecto, Uganda ha sido bendecida por Dios con abundantes recursos naturales (…) Pero, sobre todo, la nación ha sido bendecida en su gente: sus familias fuertes, sus jóvenes y sus ancianos.(…) Qué importante es ofrecerles esperanza, oportunidades de educación y empleo remunerado y, sobre todo, la oportunidad de participar plenamente en la vida de la sociedad».
De los 36 millones de habitantes hay alrededor de 17 millones de católicos (el 47% de la población), junto con los anglicanos (alrededor del 35%) y cristianos de otras denominaciones que, en general, hacen de Uganda una nación con mayoría cristiana.
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FRANÇAIS ---
Ouganda : écouter la voix de la société civile pour dessiner l’avenir
Réécrire la Constitution afin de prolonger sa propre vie politique et se maintenir à la tête du pays qu’il gouverne depuis plus de 30 ans : c’est à cela que revient la tentative de Yoweri Kaguta Musuveni, 73 ans, qui divise l’Ouganda entre ceux qui veulent tourner la page et ceux qui, fidèles au vieux président, n’entendent pas le mettre à la retraite, pariant sur la continuité.
Grâce à la majorité qu’il détient au Parlement, le National Resistance Mouvement (NRM) de Y. Musuveni ne devrait pas avoir de difficultés à satisfaire les désirs de son responsable et à approuver la modification de l’article 102 (b) de la nouvelle Constitution, qui fixe à 75 ans l’âge limite pour occuper la charge de Président. Si au Parlement, la manœuvre semble destinée à être un succès, il suffit de faire un tour d’horizon pour comprendre que, dans le pays, le niveau de l’affrontement augmente de jour en jour - arrestations, perquisitions et contestations tuées dans l’œuf – et qu’il ne pourrait pas en être autrement, vue l’importance de la question en jeu.
Une société civile intimidée
Ces jours derniers, l’un des principaux représentants de l’opposition en Ouganda, Kizza Besigye, quatre fois candidat à la Présidence de la République, a été arrêté par la police sous l’accusation de tentative de meurtre. L’arrestation de Kizza Besigye a eu lieu à Kampala suite à de violents affrontements entre la police et les partisans de l’opposition dans une ville perdue du sud-ouest du pays. Le responsable de l’opposition avait été arrêté puis remis en liberté en septembre pour avoir tenté d’organiser une manifestation de protestation devant le Parlement.
Les organisations de la société civile en font, elles aussi, les frais. Fin septembre, une vingtaine d’agents de police a fait irruption dans les bureaux de l’organisation internationale Action Aid dans la capitale, Kampala, saisissant des documents, des téléphones et des ordinateurs portables et plaçant le personnel en garde-à-vue pendant plusieurs heures. La réaction de l’organisation ne s’est pas faite attendre : « Nous sommes très préoccupés par la restriction de l’espace accordé à la société civile dans le pays » a déclaré le Secrétaire général d’Action Aid International, Adriano Campolina, en condamnant l’épisode en question. Action Aid fait partie d’un plus vaste réseau de la société civile qui a lancé une campagne contre l’amendement de la Constitution tendant à éliminer la limite d’âge supérieure pour devenir Président.
Le Maire de Kampala a, lui aussi, été pris pour cible, étant arrêté par la police afin de l’empêcher de se joindre à une manifestation contre la modification du texte constitutionnel. Certains parlementaires se sont vus en revanche nier l’accès à l’hémicycle alors que différentes manifestations ont été interdites. « Il est ironique et absurde qu’au moment où le projet de loi se trouve à l’examen du Parlement, le gouvernement empêche les citoyens de débattre du sujet » a déclaré Michelle Kagari, Vice-directeur régional d’Amnesty International pour l’Afrique orientale.
Le débat s’est enflammé également au Parlement au travers de rixes et de lancés de chaises, sachant qu’avant la séance, il avait été nécessaire de recourir aux gaz lacrymogènes pour disperser des étudiants et activistes de l’opposition rassemblés hors du Parlement, dont l’édifice a été cerné pendant plusieurs jours par les forces de police.
Les autorités ougandaises chargées de la communication ont lancé une alerte aux radios et chaînes de télévision pour les mettre en garde contre la diffusion de contenus promouvant « la culture de la violence au sein de l’opinion publique ».
La voie du référendum
Les responsables religieux ont également fait entendre leur voix, proposant la tenue d’un référendum sur l’amendement constitutionnel. Ils l’ont fait au travers d’une déclaration du Conseil interreligieux de l’Ouganda, organisation qui rassemble, entre autres, des représentants des communautés chrétiennes et musulmanes. La limite d’âge pour devenir Président – affirment-ils – constitue un thème délicat qui implique tout un chacun et ne peut être monopolisé par les hommes politiques. Le Conseil demande en outre aux forces de sécurité de « cesser d’attaquer une partie en en favorisant une autre et demande au Président Musuveni de faire valoir ses qualités d’homme d’Etat sur la question ».
Selon Mgr Mathew Odong, Vicaire général de l’Archidiocèse de Gulu, le gouvernement ne devrait pas soumettre le projet de loi au Parlement avant d’avoir consulté la population. Une consultation au niveau national, explique Mgr Odong, garantirait le partage des projets du gouvernement en prévenant des actes de vandalisme et de sabotage.
Hommes politiques et fidèles ne manquent pas de démontrer que le sentiment religieux est bien vivant dans le pays. Dans un Etat à majorité chrétienne, il serait bon que l’appel à la prudence des autorités de l’Eglise catholique puisse contribuer à éviter que l’affrontement politique ne dégénère en un véritable conflit.
La visite du Pape François
L’Eglise en Ouganda se souvient des paroles prophétiques du Pape François, prononcées lors de son premier discours dans le pays, deuxième étape de la visite apostolique en Afrique, effectuée à la veille du Jubilé de la Miséricorde, en 2015. Il est nécessaire – avait-il déclaré alors – de « garantir, au travers de critères de transparence, le bon gouvernement, un développement humain intégral, une ample participation à la vie publique de la nation ainsi qu’une distribution sage et équitable des ressources, que le Créateur a donné de manière si riche à ces terres ».
La visite du Pape entendait surtout commémorer le cinquantième anniversaire de la canonisation des Martyrs de l’Ouganda. Le Pape François déclina de cette manière la signification de la commémoration. « Les martyrs nous rappellent, malgré nos croyances et convictions religieuses différentes, que nous sommes tous appelés à rechercher la vérité, à travailler pour la justice et la réconciliation et à nous respecter, à nous protéger et à nous aider les uns les autres en tant que membres de l’unique famille humaine ».
Relevant l’importance de la société civile, il ajouta : « Ma visite entend également attirer l’attention sur l’Afrique dans son ensemble, sur la promesse qu’elle représente, sur ses espérances, sur ses luttes et ses conquêtes. Le monde regarde l’Afrique comme le continent de l’espérance. L’Ouganda a vraiment été béni par Dieu au travers d’abondantes ressources naturelles (…) mais la Nation a été surtout bénie au travers de son peuple : ses familles solides, ses personnes âgées et ses jeunes. (…) Combien il est important que leur soient offertes l’espérance, la possibilité de recevoir une instruction adéquate et un travail rétribué et surtout la possibilité de participer pleinement à la vie de la société ».
Sur un total de 36 millions d’habitants, quelques 17 millions sont catholiques – soit 47% de la population – sachant que 35% environ sont anglicans ce qui, avec l’apport de chrétiens d’autres dénominations, fait de l’Ouganda une nation à majorité chrétienne.