Un rapporto Onu lancia l'allarme: il radicalismo islamico miete vittime nel continente nero e attrae soprattutto i giovani. Quali rimedi e quali soluzioni? L'azione di Boko Haram, le riposte della società civile , l'impegno delle comunità cattoliche per costruire la convivenza ed emarginare chi propaga ideologie violente
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Sono 33.000 le persone uccise in Africa tra il 2011 e il 2016 da gruppi armati la cui ideologia si fonda sull’estremismo religioso. Lo afferma un rapporto dell’UNDP (United Nations Development Programme) intitolato Journey to Extremism, basato su interviste a 718 persone, delle quali 495 hanno fatto parte o addirittura in pochi casi ancora facevano ancora parte di organizzazioni estremiste, avendovi aderito di loro spontanea volontà. Altri 78 intervistati sono invece stati costretti con la forza ad arruolarsi. Infine 145 intervistati sono persone “neutre”.
Le interviste sono state effettuate in Camerun, Kenya, Niger, Nigeria, Somalia e Sudan. Secondo il rapporto la radicalizzazione degli individui può avere molteplici cause, spesso concomitanti: sentimento di emarginazione sociale ed etnica; anafalbetismo e disoccupazione ; influenza di predicatori estremisti che fanno leva sulla scarsa conoscenza dei giovani dei veri precetti della loro religione; impatto delle politiche repressive del governo, che invece di risolvere il problema li aggrava.
Paradossalmente la crescita economica registrata in alcuni Paesi africani, come ad esempio la Nigeria, ha esacerbato la divisione tra un centro relativamente prospero e le aree periferiche lasciate in condizioni indigenti.
La maggior parte degli intervistati proviene inoltre da ambienti in cui i livelli complessivi di alfabetizzazione e di istruzione sono bassi. Il 56% degli intervistati ha scelto la religione come motivo di adesione. Tuttavia, ben il 57% degli intervistati ha ammesso anche di avere “una conoscenza limitata o perfino inesistente” di testi religiosi. Coloro invece che vantano diversi anni di istruzione religiosa superiore a quella media sono meno influenzati dalla propaganda dei gruppi estremisti e non manifestano l’intenzione di aderirvi.
Il ruolo dell’educazione sia religiosa, sia laica, riveste quindi un’importanza cruciale per impedire la radicalizzazione dei giovani, o per convincere coloro che hanno aderito ad un gruppo estremistico ad abbandonarlo.
Povertà e radicalizzazione
Il fattore economico è un altro elemento che spinge i giovani a radicalizzarsi. “L'occupazione è la necessità immediata più citata al momento dell'adesione ad un gruppo estremista” afferma il rapporto. Gli individui che hanno aderito, ma hanno studiato o hanno un lavoro al momento dell'adesione all'organizzazione, hanno impiegato più tempo per prendere la decisione di aderire, rispetto a coloro che avevano un lavoro precario o erano disoccupati”. L’adesione ad un’organizzazione estremista, però, non è una garanzia di vedersi attribuire uno stipendio certo “Alcuni degli intervistati – afferma il rapporto Onu – sono stati pagati al di sopra della media locale, mentre almeno il 35% non è stato pagato affatto durante il loro periodo di adesione”.
Tuttavia, la disaffezione nei confronti del governo è il fattore più citato da coloro che hanno aderito volontariamente ad una formazione terrorista. Diversi degli intervistati citano fattori quali: il convincimento che il governo si occupa solo degli interessi di pochi; il basso livello di fiducia nelle autorità governative; la corruzione dei funzionari. Esiste comunque un “evento scatenante” che spinge con forza gli individui a rischio (disoccupati, provenienti da un ambiente familiare difficile, ecc…) a intraprendere il passo di unirsi ad un gruppo violento. Tra gli intervistati del gruppo volontario, il 71% ha indicato in una “l'azione governativa”, come “l’uccisione o l’arresto di un familiare o di un amico” l'incidente o l’episodio che lo ha spinto ad unirsi alla formazione estremista.
Sono quindi controproducenti le violenze indiscriminate commesse dalle forze dell’ordine nei confronti di popolazioni che sono i bacini di reclutamento di formazioni radicali, come Boko Haram.
L’adesione dei giovani
Patrick Tor Alumuku, Direttore delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Abuja, capitale della Nigeria, esprime una valutazione sui fattori presentati dal rapporto che spingono un giovane ad arruolarsi in un gruppo terroristico: “Posso parlare solo dell’esperienza nigeriana relativamente a Boko Haram” precisa il sacerdote. “Se è vero che vi sono stati episodi di violenza contro i civili da parte dell’esercito, non mi sembra la motivazione principale dell’adesione di un giovane a Boko Haram sia la violenza subita da lui o dalla sua famiglia da parte dei militari. È invece vero il contrario. È Boko Haram che ha causato gravi lutti e danni immensi alla popolazione, tanto è vero che quando i militari hanno cacciato gli uomini di Boko Haram dalle zone che controllavano, i soldati sono stati accolti come liberatori”, rileva Patrick Tor Alumuku. “Concordo invece che il fattore economico sia una motivazione importante per il reclutamento. La maggior parte delle reclute di Boko Haram sono ragazzi disoccupati, provenienti da ambienti molto poveri. Entrando nel gruppo ricevono tre pasti al giorno e uno stipendio minimo, che comunque non avevano prima”.
Il direttore ricorda che le disponibilità economica di Boko Haram sono un fattore che va tenuto in considerazione. “Sappiamo che i finanziamenti a Boko Haram provengono da alcuni Stati arabi per mezzo di Al Qaida nel Maghreb Islamico (AQMI) che, attraverso il Sahara trasferisce nel nord della Nigeria, fondi, armi e autoveicoli nuovissimi. Su questi traffici si deve ancora indagare a fondo” conclude il sacerdote.
I jihadisti di Boko Haram
Boko Haram (da una locuzione di lingua hausa che letteralmente significa “l'istruzione occidentale è proibita”) è un'organizzazione terroristica jihadista sunnita (di orientamento salafita) diffusa nel nord della Nigeria, che si è proclamata alleata con lo Stato Islamico.
Il gruppo viene fondato da Ustaz Mohammed Yusuf nel 2002 nella città di Maiduguri con l'idea di instaurare uno stato islamico in Nigeria, con la sharia come base del sistema legale.
L’iniziale reclutamento è avvenuto propagando una ideologia che collegava l'inefficienza del governo e l'influenza occidentale sulla cultura nigeriana. Il gruppo ha continuato a crescere ed aumentare la sua capacità operativa, lanciando nel 2011 una serie di attacchi terroristici in diverse città della Nigeria e di omicidi mirati di personalità politiche e religiose. La scia di attentati e massacri è arrivata a portare il paese in una sorta di guerra civile.
Nell'aprile 2014, Boko Haram ha rapito 276 ragazze a Chibok in Borno. Oltre cinquanta di esse sono riuscite a scappare, ma le rimanenti non sono state rilasciate. Il gruppo ha esteso la sua attività in Camerun e, nel 2015, una coalizione delle forze militari della Nigeria, del Ciad, del Camerun e del Niger ha cominciato una controffensiva all'insurrezione di Boko Haram.
Il gruppo continua a mietere vittime oggi: almeno 381 civili sono rimasti uccisi nella nuova campagna di attentati suicidi lanciata da Boko Haram in Camerun e Nigeria dall’aprile 2017, ha denunciato Amnesty International. L’Ong aggiunge che milioni di persone hanno bisogno di urgente assistenza umanitaria e di protezione, poiché gli attentati e la crescente insicurezza ostacolano la fornitura degli aiuti.
L'aumento delle vittime civili nella regione camerunense dell’estremo nord e negli Stati nigeriani di Borno e Adamawa è dovuto al maggiore ricorso agli attentati suicidi. “Boko Haram sta compiendo crimini di guerra su vasta scala con una terribile strategia: costringe giovani donne a farsi esplodere con l’obiettivo di uccidere il maggior numero di persone" ha detto Alioune Tine, direttore di Amnesty per l’Africa occidentale e centrale. (23/9/2017)
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Africa: poverty and scarce knowledge of the religion feed fundamentalist Islam
At least 33,000 people were killed in Africa between 2011 and 2016 at the hand of armed groups with ideology rooted in religious fundamentalism. This is affirmed in a study Journey to Extremism issued by the United Nations Development Programme UNDP on the basis of interviews with 718 individuals, 495 of whom admitted to have been, or in a few cases still were, members of fundamentalist organisations and that they joined of their own free will, whereas another 78 persons interviewed said they had been forced to enrol. The remaining 145 individuals declared themselves neutral.
The interviews were collected in Cameroon, Kenya, Niger, Nigeria, Somalia and Sudan. According to the UN report, the causes of the radicalisation of individuals are multiple and often concomitant: sentiments of social or ethnic marginalisation; illiteracy and joblessness; influence on the part of extremist preachers who take advantage of young persons with scarce knowledge of the real teachings of their religion; impact of repressive policies on the part of governments which instead of solving the problem only exacerbate it.
Paradoxically economic growth registered in some African countries, for example Nigeria, exacerbates the division between a centre relatively prosperous and suburban areas abandoned in conditions of indigence.
What is more, the majority of those interviewed were from environments where the overall levels of literacy and education are low. A good 56% of the people interviewed gave religion as the reason for enrolment. However some 57% admitted to having ‘limited or even no knowledge’ of the specific religious texts. Those with several years of above-average religious instruction are less influenced by the propaganda of extremist groups and show no intention of joining .
Education, religious or in general, is therefore crucial if we are to prevent the radicalisation of youth, and convince those who have joined some extremist group to leave it.
Poverty and radicalisation
The economic factor is another element which pushes young people towards radicalism. “Employment is the immediate necessity at the moment of joining an extremist group” according to the report. Youths interviewed who were members but were studying or working at the time when they adhered to the organisation, took more time to reach the decision to join compared to those who were jobless or had a precarious job”. However membership of an extremist organisation, is no guarantee of a salary . “Some of those interviewed – according to the UN report – were paid more than a local average wage, but at least 35% received no pay at all during a lengthy period of adhesion”.
This said, disaffection regarding government was the factor most cited by those who had opted of their own will to join a terrorist group. Several of those interviewed mentioned factors such as: conviction that government cares only about the interests of a few; little trust in government authorities; corrupt civil servants. There emerged ultimately one strong “motivating element” which forces vulnerable youths (jobless, difficult family background, etc…) to make the step to join a violent group. Some 71% of those who said they had joined of their own free will, pinpointed a certain “government act”, for instance “the murder or arrest of a family member or a friend”, as the incident or event which had pushed them to join the extremist group.
Therefore indiscriminate violence committed by security forces against the population, the basin of recruitment for radical groups such as Boko Haram, is clearly counterproductive.
Why young people join
Patrick Tor Alumuku, director of Social Communications in the archdiocese of Abuja, capital of Nigeria, expresses his opinion of the factors emerging from the study which induce a youth to join a terrorist group: “I can only speak about our Nigerian experience relative to Boko Haram” says the Catholic the priest. “Although we have seen episodes of violence against civilians by the armed forces, I would not indicate violence against self or family by security forces as the principal reason for which a young man join would Boko Haram. Quite the contrary, Boko Haram has caused widespread mourning and immense suffering to the people and when the army forced the men of Boko Haram to flee the areas they had under control, the soldiers were hailed as liberators”, said Patrick Tor Alumuku. “I agree on the other hand that the economic factor in recruitment is important. Most Boko Haram members are jobless youths coming from extremely poor environments. On joining the group they are given three meals a day and a wage, very minimal, but something they did not have before”.
The Social Communications director is convinced that the factor of Boko Haram economic assets must be taken into consideration. “We know that funding for Boko Haram comes from certain Arab countries through Al Qaida Islamic Maghreb (AQMI) which transfers across the Sahara to northern Nigeria, money, arms and brand new motor vehicles. This trafficking must be investigated ” the priest concluded.
The Jihadists of Boko Haram
Boko Haram (literal meaning in the Hausa language “western education is forbidden”) is a Sunnite jihadist terrorist organisation (Salafit leanings ) present in Nigeria, openly allied with so-called Islamic State.
The group was started by Ustaz Mohammed Yusuf in 2002 in the city of Maiduguri with the idea of establishing an Islamic state in Nigeria, with Sharia law as its basic legal system.
Initial recruitment was achieved through the propagation of an ideology which connected government inefficiency with Western influence on Nigerian lifestyle. The group continued to spread and increase its operative capacity, launching in 2011 a series of terrorist attacks in a number of cities in Nigeria and targeted murders of political and religious personalities. That wave of attacks and massacres bought the country to a sort of civil war .
In April 2014, Boko Haram kidnapped 276 girls in Chibok, Borno state. More than fifty of the girls managed to escape, but those who remained have not been set free. The group extended its activity to Cameroon and in 2015, a coalition of security forces from Nigeria, Chad, Cameroon and Niger launched a counter-offensive against the Boko Haram insurrection.
But the group still continues its activity: at least 381 civilians have been killed in a new suicide-bombing campaign backed by Boko Haram in Cameroon and Nigeria since April 2017, Amnesty International reports. The NGO adds that millions of people are now in urgent need of protection and humanitarian aid because the attacks and insecurity hinder the arrival of aid supplies.
The growing numbers of civilians killed in the extreme north of Cameroon and in the Nigerian states of Borno and Adamawa is due to growing numbers of suicide bombing attacks. “Boko Haram is committing war crimes on a vast scale with a terrifying strategy: it is forcing young women to blow themselves up and so doing kill as many other people as possible " said Alioune Tine, director of Amnesty West and Central Africa. (23/9/2017)
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ESPAÑOL ---
NEWS ANALYSIS/OMNIS TERRA - África: pobreza y escaso conocimiento de la religión favorecen el extremismo islámico
Son 33.000 las personas asesinadas en África entre el 2011 y el 2016 por los grupos armados cuya ideología se fundamente en el extremismo religioso. Lo afirma un informe de la UNDP (United Nations Development Programme) titulado Journey to Extremism, basado en las entrevistas a 718 personas, de las cuales 495 formaban o incluso en pocos casos forman todavía parte de organizaciones extremistas, habiendo adherido por voluntad propia. Otros 78 entrevistados fueron obligados por la fuerza a enrolarse. Por último 145 entrevistados son personas consideradas “neutras”.
Las entrevistas han sido realizadas en Camerún, Kenya, Níger, Nigeria, Somalia y Sudan. Según el informe la radicalización de los individuos puede tener múltiples causas, a menudo concomitantes: sentimiento de marginación social y étnica; analfabetismo y desempleo; influencia de predicadores extremistas que hacen mella en el escaso conocimiento de los jóvenes sobre los verdaderos principios de su religión; el impacto de las políticas represivas del gobierno, que en lugar de resolver el problema lo agravan.
Paradójicamente, el crecimiento económico registrado en algunos países africanos, como Nigeria, ha exacerbado la división entre un centro relativamente próspero y las zonas periféricas que han sido dejadas en condiciones de indigencia.
La mayoría de los encuestados también provienen de entornos donde los niveles totales de alfabetización y educación son bajos. El 56% de los encuestados ha elegido la religión como un motivo de adhesión. Sin embargo, un 57% de los encuestados ha admitido tener un conocimiento “limitado o incluso inexistente” de los textos religiosos. Los que cuentan con varios años de educación religiosa superior están menos influenciados por la propaganda de grupos extremistas y no manifiestan su intención de adherir a ella.
El papel de la educación ya sea religiosa, que laica, tiene una importancia crucial para impedir la radicalización de los jóvenes, o para convencer a aquellos que han adherido a un grupo extremista a abandonarlo.
Pobreza y radicalización
El factor económico es otro elemento que impulsa a los jóvenes a radicalizarse. “El empleo es la necesidad inmediata más citada en lo que respecta a unirse a un grupo extremista”, afirma el informe. Las personas que se han unido, pero han estudiado o tienen un trabajo en el momento de adherir, han necesitado más tiempo para tomar la decisión de unirse que aquellos que tenían un trabajo precario o estaban desempleados. Sin embargo, adherir a una organización extremista, no es una garantía para recibir un determinado salario. “Algunos de los encuestados – se lee en el informe de la ONU- han sido pagados por encima del promedio local, mientras que al menos el 35% no ha sido pagado para nada durante su período de adhesión”.
Sin embargo, el descontento con el gobierno es el factor más citado por aquellos que han adherido voluntariamente a una formación terrorista. Varios encuestados citan factores tales como: la convicción de que el gobierno se ocupa sólo de los intereses de unos pocos; el bajo nivel de confianza en las autoridades gubernamentales; la corrupción de los funcionarios.
Sin embargo, existe un “evento desencadenante” que impulsa a las personas en riesgo (desempleados, procedentes de un entorno familiar difícil, etc.) a tomar el paso de unirse a un grupo violento. Entre los encuestados del grupo de voluntarios, el 71% ha indicado una “acción gubernamental”, como “el asesinato o arresto de un familiar o un amigo”, como el incidente o episodio que lo llevó a unirse a una formación extremista.
De esto se desprende que la violencia indiscriminada cometida por las fuerzas del orden contra poblaciones que son las cuencas de reclutamiento de formaciones radicales, como Boko Haram, es contraproducente.
La adhesión de los jóvenes
Patrick Tor Alumuku, Director de Comunicaciones Sociales de la Archidiócesis de Abuja, capital de Nigeria, expresa una evaluación personal sobre los factores presentados por el informe que empujan a un joven a alistarse en un grupo terrorista: “Solo puedo hablar de la experiencia nigeriana relativa a Boko Haram” precisa el sacerdote. “Si bien es cierto que ha habido episodios de violencia contra civiles por parte del ejército, no me parece que la motivación principal de la adhesión de un joven a Boko Haram sea la violencia que ha sufrido él o su familia por parte de los militares. Creo que es todo lo contrario. Es Boko Haram quién ha causado un gran duelo y un inmenso daño a la población, tanto que cuando los militares expulsaron a los hombres de Boko Haram de las áreas que controlaban, los soldados fueron recibidos como liberadores”, señala Patrick Tor Alumuku. ““Pero si que estoy de acuerdo, en que el factor económico es una motivación importante para el reclutamiento. La mayoría de los reclutas de Boko Haram son adolescentes desempleados, procedentes de entornos muy pobres. Entrar en el grupo comporta recibir tres comidas al día y un salario mínimo, que no tenían antes”.
El director recuerda que la disponibilidad económica de Boko Haram es un factor a considerar. “Sabemos que la financiación de Boko Haram proviene de algunos estados árabes por medio de Al Qaeda en el Magreb Islámico (AQMI), que a través del Sáhara transfieren al norte de Nigeria nuevos fondos, armas y coches. Sobre este tráfico aún se deben realizar investigaciones a fondo”, concluye el sacerdote.
Los yihadistas de Boko Haram
Boko Haram (de una locución del idioma hausa que literalmente significa 'la educación occidental está prohibida') es una organización terrorista yihadista sunita (de orientación salafista) extendida en el norte de Nigeria, que se ha proclamado como aliada del Estado Islámico.
El grupo fue fundado por Ustaz Mohammed Yusuf en 2002 en la ciudad de Maiduguri con la idea de establecer un estado islámico en Nigeria, con la sharia como base del sistema legal.
El reclutamiento inicial tuvo lugar al propagar una ideología que vinculaba la ineficiencia del gobierno con la influencia occidental sobre la cultura nigeriana.
El grupo ha seguido creciendo y aumentando su capacidad operativa, lanzando en 2011 una serie de ataques terroristas en varias ciudades de Nigeria y de homicidios dirigidos contra personalidades políticas y religiosas. La senda de los asesinatos y las masacres ha conducido al país a una especie de guerra civil.
En abril de 2014, Boko Haram secuestró a 276 niñas en Chibok, Borno. Más de cincuenta de ellas lograron escapar, pero el resto no han sido liberadas. El grupo ha extendido sus actividades a Camerún y en 2015 una coalición de las fuerzas militares de Nigeria, Chad, Camerún y Níger inició un contraataque contra las incursiones de Boko Haram.
El grupo continúa a dejar víctimas tras de sí hoy: al menos 381 civiles han perdido la vida en la nueva campaña de atentados suicidas lanzada por Boko Haram en Camerún y Nigeria desde abril de 2017, como ha denunciado Amnistía Internacional. La Ong añade que millones de personas necesitan asistencia humanitaria y protección urgente, ya que los ataques y la creciente inseguridad dificultan las ayudas.
El aumento de las víctimas civiles en la región de Camerún del extremo norte y en los estados nigerianos de Borno y Adamawa se debe al mayor uso de atentados suicidas. “Boko Haram está llevando a cabo grandes crímenes de guerra con una estrategia terrible: obliga a mujeres jóvenes a hacerse explotar con el objetivo de matar al mayor número de personas posible”, ha dicho Alioune Tine, director de Amnistía para África Occidental y Central. (23/9/2017)
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FRANÇAIS ---
Afrique : L’extrémisme islamique favorisé par la pauvreté et le manque de connaissance de la religion
Entre 2011 et 2016, 33.000 personnes ont été tuées en Afrique par des groupes armés dont l’idéologie se fonde sur l’extrémisme religieux. C’est ce qu’affirme un rapport du Programme des Nations unies pour le Développement (PNUD) intitulé « Voyage au cœur de l’extrémisme », basé sur des entretiens réalisés avec 718 personnes dont 495 ont fait partie voire même, dans de rares cas, faisaient encore partie d’organisations extrémistes auxquelles ils avaient adhéré spontanément. Par ailleurs, 78 autres personnes interrogées avaient été en revanche contraintes par la force à les rejoindre. Enfin, 145 personnes interrogées pouvaient être considérées comme « neutres ».
Les entretiens ont été effectués au Cameroun, au Kenya, au Niger, au Nigeria, en Somalie et au Soudan. Selon le rapport, la radicalisation des individus peut avoir de multiples causes, souvent concomitantes : sentiment de marginalisation sociale et ethnique, analphabétisme et chômage, influence de prédicateurs extrémistes se servant du manque de connaissance des jeunes des véritables préceptes de leur religion, impact de politiques répressives de la part du gouvernement qui, au lieu de résoudre le problème, l’aggrave.
Paradoxalement, la croissance économique enregistrée dans certains pays d’Afrique, comme par exemple le Nigeria, a exacerbé la division entre un centre relativement prospère et des périphéries laissées dans l’indigence.
La majeure partie des personnes interrogées provenait en outre de milieux dans lesquels les niveaux globaux d’alphabétisation et d’instruction étaient bas. En effet, 56% d’entre elles ont choisi la religion comme motif d’adhésion. Toutefois, 57% de l’échantillon a également admis avoir « une connaissance limitée voire même inexistante » des textes religieux. En revanche, ceux qui disposent de plusieurs années d’instruction religieuse supérieure à la moyenne ont été moins influencés par la propagande des groupes extrémistes et ne manifestent pas l’intention d’y adhérer.
Le rôle de l’éducation, tant religieuse que laïque, revêt donc une importance cruciale pour empêcher la radicalisation des jeunes ou convaincre ceux qui ont adhéré à un groupe extrémiste de l’abandonner.
Pauvreté et radicalisation
Le facteur économique représente un autre élément qui pousse les jeunes à se radicaliser. « Le travail est le besoin immédiat le plus souvent cité au moment de l’adhésion à un groupe extrémiste » affirme le rapport. Les individus qui ont adhéré mais ont fait des études ou disposent d’un travail au moment de l’adhésion à l’organisation ont employé plus de temps à prendre la décision d’y adhérer, par rapport à ceux qui ne bénéficiaient que d’un travail précaire ou se trouvaient au chômage ». L’adhésion à une organisation extrémiste n’est cependant pas une garantie de se voir attribuer un revenu certain. « Certaines des personnes interrogées – affirme le rapport de l’ONU – ont été payées au-dessus de la moyenne locale alors qu’au moins 35% d’entre elles n’ont pas été rémunérées du tout au cours de leur période d’adhésion ».
Toutefois, la désaffection vis-à-vis du gouvernement représente le facteur le plus souvent cité par ceux qui ont adhéré volontairement à une formation terroriste. Plusieurs d’entre eux mentionnent des facteurs tels que : la conviction que le gouvernement s’occupe seulement des intérêts de quelques-uns, le faible niveau de confiance dans les autorités gouvernementales et la corruption des fonctionnaires. Il existe dans tous les cas un « événement déclenchant » qui pousse avec force les individus à risque – chômeurs, personnes provenant d’un milieu familial difficile etc. – à entreprendre la voie de l’adhésion à un groupe violent. Parmi les personnes interrogées appartenant au groupe volontaire, 71% ont indiqué « l’action gouvernementale » comme « le meurtre ou l’arrestation d’un membre de la famille ou d’un ami » comme ayant représenté l’incident ou l’épisode qui les a poussés à adhérer à la formation extrémiste.
Les violences indiscriminées commises par les forces de l’ordre vis-à-vis des populations représentant des bassins de recrutement pour les formations radicales telles que Boko Haram sont donc contreproductives.
L’adhésion des jeunes
Le Père Patrick Tor Alumuku, Directeur des Communications sociales de l’Archidiocèse d’Abuja, capitale du Nigeria, exprime une évaluation sur les facteurs présentés par le rapport qui poussent un jeune à s’enrôler ans un groupe terroriste. « Je ne peux parler que de l’expérience nigériane relative à Boko Haram – précise le prêtre. S’il est vrai que des épisodes de violence à l’encontre des civils ont été perpétrés par l’armée, il ne me semble pas que la motivation principale de l’adhésion d’un jeune à Boko Haram soit la violence subie par lui ou par sa famille de la part des militaires. Le contraire est en revanche vrai. C’est Boko Haram qui a causé de graves deuils et des dommages immenses à la population, tant il est vrai que, lorsque les militaires ont chassé les hommes de Boko Haram des zones qu’ils contrôlaient, ils ont été accueillis en libérateurs » relève le Père Tor Alumuku. « Je concorde en revanche avec le fait que le facteur économique représente une motivation importante pour le recrutement. La majeure partie des recrues de Boko Haram sont de jeunes chômeurs, provenant de milieux très pauvres. En entrant dans le groupe, ils reçoivent trois repas par jour et un salaire minimum, ce qu’ils n’avaient jamais eu auparavant ».
Le Directeur des Communications sociales de l’Archidiocèse d’Abuja rappelle que les disponibilités économiques de Boko Haram représentent un facteur qui doit être pris en considération. « Nous savons que les financements de Boko Haram proviennent de certains Etats arabes au travers d’Al Qaeda au Maghreb islamique (AQMI) qui transfère, par le Sahara, dans le nord du Nigeria, des armes et des véhicules neufs. Il est nécessaire d’enquêter encore à fonds sur ces trafics » conclut le prêtre.
Les djihadistes de Boko Haram
Boko Haram – nom provenant d’une locution en langue hausa qui signifie littéralement l’instruction occidentale est interdite – est une organisation terroriste djihadiste sunnite – d’orientation salafiste – présente dans le nord du Nigeria et qui se proclame alliée du prétendu « Etat islamique ».
Le groupe fut fondé par Ustaz Mohammed Yusuf en 2002 dans la ville de Maiduguri dans l’idée d’instaurer un Etat islamique au Nigeria, avec la charia comme base du système légal.
Le recrutement initial a eu lieu en propageant une idéologie qui reliait l’inefficacité du gouvernement à l’influence occidentale sur la culture nigériane. Le groupe a continué à croître et à augmenter ses capacités opérationnelles, perpétrant en 2011 une série d’attaques terroristes dans différentes villes du Nigeria s’accompagnant du meurtre ciblé de personnalités politiques et religieuses. La traînée d’attentats et de massacres est arrivée à porter le pays dans un état proche de la guerre civile.
En avril 2014, Boko Haram a enlevé 276 jeunes filles à Chibok dans l’Etat de Borno. Plus de 50 d’entre elles sont parvenues à s’enfuir mais les autres n’ont jamais été relâchées. Le groupe a étendu son activité au Cameroun et, en 2015, une coalition militaire formée par le Nigeria, le Tchad, le Cameroun et le Niger a lancé une contre-offensive pour endiguer l’insurrection de Boko Haram.
Le groupe continue à faire des victimes à ce jour : au moins 381 civils ont été tués dans le cadre d’une nouvelle campagne d’attentats suicides lancée par Boko Haram au Cameroun et au Nigeria à partir d’avril dernier, a dénoncé Amnesty International. L’ONG ajoute que des millions de personnes ont un besoin urgent d’assistance humanitaire et de protection, dans la mesure où les attentats et l’insécurité croissante font obstacle à la fourniture de ces aides.
L’augmentation du nombre des victimes civiles dans l’extrême nord camerounais et dans les Etats nigérians de Borno et d’Adamawa est dû au recours plus fréquent aux attentats suicides. « Boko Haram perpètre actuellement des crimes de guerre sur une vaste échelle avec une stratégie terrible. (Le groupe) contraint de jeunes femmes à se faire exploser dans le but de tuer le plus grand nombre de personnes possible » a déclaré Alioune Tine, Directeur d’Amnesty International pour l’Afrique occidentale et centrale. (23/09/2017)