La situazione del paese dove arriva Papa Bergoglio in visita apostolica dal 6 al 10 settembre. Quali le sfide sociali e politiche del futuro? Nel quadro di un accordo di pace dagli esiti ancora incerti, Papa Francesco propone un approccio che punta al bene comune: "Fare il primo passo"
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Bogotà (Agenzia Fides) – E’ un paese in profonda trasformazione, dove i nodi da sciogliere sono altrettante opportunità di cambiamento. La Colombia che accoglie Papa Francesco (nel viaggio dal 6 al 10 settembre) ha riscritto di recente la sua storia per cercare di uscire da un conflitto che l’ha tenuta in ostaggio per 53 anni. Tanti gli interrogativi che dovranno trovare una risposta nel prossimo futuro e che rimbalzano nelle cronache internazionali mentre Papa Francesco sbarca nel paese andino.
Gli accordi di pace e il futuro delle Farc
La firma degli Accordi di pace dell’Avana tra il governo e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc), il 24 novembre 2016, è la pietra miliare della riconciliazione e la base di partenza di ogni possibile evoluzione. Ma anche questo storico accordo ha creato divisioni in tutti i settori della società, confermando che la strada verso una vera pace è ancora lunga.
Tra le principali incognite c’è il futuro delle Farc, che dopo aver reso le armi nell’agosto scorso intendono trasformarsi da movimento rivoluzionario combattente in forza politica. Il congresso delle Farc di fine agosto a Bogotà ha cominciato a fornire le prime risposte: il nuovo partito si chiamerà “Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común” – conservando così l’acronimo del passato – e il suo simbolo è una rosa rossa con al centro una stella. “Le Farc si trasformano in un’organizzazione esclusivamente politica, che svolgerà la sua attività nella legalità e continuerà a lottare per costruire un regime democratico che garantisca la pace e la giustizia sociale”, ha dichiarato il loro leader Rodrigo Londoño.
Gli ex guerriglieri aspirano a diventare forza di governo, ma sanno che per arrivare a quest’obiettivo ci vorrà tempo. Secondo i sondaggi, la grande maggioranza del Paese serba ancora odio per le Farc. Un rigetto confermato dal trionfo del “no” al referendum che doveva approvare il primo accordo di pace il 2 ottobre 2016. I negoziatori hanno così dovuto redigerne uno nuovo in tempo record, accogliendo molte modifiche proposte dal partito del “no”: il nuovo accordo ha ottenuto l’approvazione del Parlamento colombiano a fine novembre 2016, senza passare una seconda volta dalle urne.
Per allargare il consenso le Farc sanno che dovranno cambiare la loro immagine, soprattutto agli occhi degli elettori delle grandi città. Per questo hanno deciso di ricorrere a consulenti stranieri di comunicazione nel tentativo di ammorbidire il loro linguaggio, combattere i pregiudizi e offrire al pubblico un volto più amichevole. Se l’organizzazione assomiglierà a un moderno partito socialdemocratico o si avvicinerà piuttosto ai tradizionali schemi marxisti è ancora presto per dirlo. Per il momento, la stampa colombiana chiarisce che la nuova forza politica non presenterà un suo candidato alle elezioni presidenziali del 2018, ma punterà piuttosto a costruire alleanze per un governo di transizione.
Un nuovo approccio alla questione del narcotraffico
Altro grande interrogativo riguarda gli effetti che il processo di pace avrà sulla produzione sul narcotraffico, fonte di finanziamento della guerriglia che ha sempre detenuto il monopolio sulla compravendita della cocaina, stabilendone il prezzo e proteggendo le coltivazioni. Per alcuni osservatori, la Colombia ha ora un’opportunità unica per ridurre le coltivazioni di coca, spingendo i contadini a passare ad altri tipi di produzione. La storia recente non è però incoraggiante: negli ultimi tre anni si è registrato un sostanziale aumento delle coltivazioni di coca, che secondo alcune stime avrebbe addirittura raggiunto il suo massimo storico. Resta da capire chi prenderà il posto delle Farc nelle zone di produzione. Gruppi dissidenti e gli stessi ex guerriglieri potrebbero essere tentati di tornare ai vecchi affari, a dispetto degli accordi di pace.
Il presidente colombiano Juan Manuel Santos, Premio Nobel per la Pace 2016, ha preferito puntare su programmi alternativi di lotta al narcotraffico e - anche grazie al sostegno delle Farc - intende convincere i contadini a dedicarsi a forme diverse di produzione. Il nuovo approccio implica la fine delle politiche repressive, rivelatesi a lungo termine un fallimento. Anche per la lotta al narcotraffico potrebbe quindi aprirsi una nuova era, sempre che le Farc rispettino i patti. Da parte sua il governo si è impegnato a costruire le vie di comunicazione necessarie affinché i prodotti delle nuove coltivazioni possano accedere ai mercati agricoli, e a fornire nuove sementi e servizi ai contadini.
Il patto con l’Esercito di Liberazione Nazionale
Se le Farc hanno portato a termine il processo di trasformazione in partito politico, per una pace completa mancava ancora all’appello il secondo movimento guerrigliero del Paese, l’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln). I negoziati con il governo, cominciati a inizio anno in Ecuador, hanno vissuto ore febbrili negli ultimi giorni proprio in vista del viaggio di papa Francesco. L’obiettivo di arrivare a un accordo di cessate il fuoco bilaterale prima dell’arrivo del pontefice è stato raggiunto il 4 settembre. Pablo Beltrán, leader dell’Eln, ha dichiarato che l’accordo è “un saluto alla visita del papa affinché il mondo sappia che si continua a cercare una pace completa in Colombia”. Sarà una commissione speciale, formata dalla Chiesa cattolica e da organismi internazionali, a verificare il rispetto della tregua che entrerà in vigore il 1 ottobre.
I desaparecidos e l’eredità della violenza
Un’altra pesante eredità del conflitto sono le decine di migliaia di desaparecidos. Secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr), la scomparsa forzata è “un dramma che lacera il tessuto sociale del Paese”. Per dare finalmente risposte a migliaia di famiglie che chiedono di sapere cos’è successo ai propri cari, la questione deve quindi diventare una delle priorità dei prossimi anni. Molti commentatori definiscono questo problema come “la prova del fuoco” per la tenuta della pace: “Il modo in cui risponderemo a questa sfida mostrerà fino a che punto la Colombia ambisce davvero a implementare l’accordo di pace”, spiega il capo del Cicr in Colombia Christoph Harnisch.
L’ultimo nodo, meno tangibile ma non per questo meno importante, riguarda le tracce che tanti anni di violenze, incomprensioni e paura hanno lasciato negli animi di molti colombiani: fatalismo, pessimismo e sfiducia. Mali che potranno essere curati solo grazie a una vera riconciliazione, che traduca in fatti gli accordi di pace, e a una maggiore uguaglianza sociale. Se i progressi degli ultimi anni sono stati fondamentali, anni di violenza e di divisioni si potranno superare solo grazie a un paziente lavoro capace di coinvolgere tutti i settori della società colombiana. La sfida è tutt’altro che facile. Gli ultimi numeri sulle vittime del conflitto armato forniti dal Registro Unico delle Vittime sono spaventosi e di gran lunga superiori alle stime più diffuse: 7.134.646 sfollati, 983.033 omicidi, 165.927 desaparecidos, 10.237 casi di tortura e 34.814 sequestri.
Fare “il primo passo”
In questa cornice si inserisce la visita di Papa Bergoglio che anche in Colombia va a confermare i fratelli nella fede in un luogo e in una situazione complicata, cercando di contribuire, con la sua presenza, a dare forza a un processo di pacificazione che appare ancora incerto, esposto a insidie e possibilità di fallimento. Papa Francesco arriva come pellegrino ponendosi a servizio del bene comune del popolo colombiano, sperando che possa contribuire a migliorare la vita ordinaria di tutti i colombiani.
Lo slogan scelto per la visita, “Facciamo il primo passo”, esprime proprio questo desiderio di favorire un dinamismo di riconciliazione nazionale che appare ancora non garantito nei suoi esiti finali. E suggerisce agli attori del conflitto che la strada da intraprendere è quella di abbandonare le pretese di parte e di muovere, appunto, un primo passo, entrando nella logica di una cooperazione per il bene di tutti. (6/9/2017)
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News analysis - The Pope's visit and the knots to unravel
Bogotà (Agenzia Fides) - It is a country in deep transformation, where the knots to unravel represent the many opportunities for change. The Colombia that welcomes Pope Francis (from September 6 to 10) recently re-wrote its history to try to get out of a conflict that held it hostage for 53 years. There are so many questions that will have to be answered in the near future and are spread throughout international news while Pope Francis lands in the Andean country.
The Peace Accords and the future of Farc
The signing of the Havana Peace Accords between the Government and the Revolutionary Armed Forces of Colombia (Farc) on 24 November 2016 is the cornerstone of reconciliation and the starting point for every possible evolution. But also this historic agreement has created divisions in all sectors of society, confirming that the road to true peace is still long.
Among the main uncertainties is Farc's future, which after returning weapons last August intends to transform from a revolutionary combat movement into a political force. The Farc congress at the end of August in Bogotà began to provide the first answers: the new party will be called "Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común" - thus preserving the acronym of the past - and its symbol is a red rose with a star at the center. "Farc become an exclusively political organization that will carry out its activity in legality and will continue to strive to build a democratic regime that guarantees peace and social justice", said their leader, Rodrigo Londoño.
Former guerrillas aspire to become a government force, but they know it will take time to achieve this goal. According to surveys, the great majority of the country still have feelings of hatred for the Farc. A rejection confirmed by the triumph of "no" at the referendum that was to approve the first peace agreement on October 2, 2016. The negotiators had to draw up a new one in record time, accepting many changes proposed by the "no" party: the new agreement obtained the approval of the Colombian Parliament in late November 2016, without going to the polls for a second time.
To broaden consensus, the Farc know they will have to change their image, especially in the eyes of voters of big cities. That is why they decided to resort to foreign communication consultants in an effort to mitigate their language, to fight prejudices and to offer the public a more friendly face. It is too early to say whether the organization looks like a modern Social Democrat party or is approaching traditional Marxist schemes.
For the time being, the Colombian press clarifies that the new political force will not present its candidate for the 2018 presidential election, but will rather aim at building alliances for a transition government.
A new approach to drug trafficking
Another big question is about the effects that the peace process will have on drug trafficking, a source of funding for the guerrilla that has always held monopoly over the sale of cocaine, establishing its price and protecting crops. For some observers, Colombia now has a unique opportunity to reduce coca production, pushing farmers to switch to other types of production. Recent history, however, is not encouraging: in the last three years there has been a substantial increase in coca cultivation, which according to some estimates has reached its maximum historic level. It remains to be understood who will take Farc's place in the production areas. Dissident groups and former ex-guerrillas may be tempted to return to old businesses, in spite of peace agreements.
Colombian President Juan Manuel Santos, Nobel Peace Prize 2016, preferred to focus on alternative drug-fighting programs and – also thanks to Farc's support - intends to persuade farmers to dedicate themselves to different forms of production. The new approach implies the end of repressive policies, which revealed to be a failure in the long run. Even for the fight against drug trafficking, a new era could open, as long as the Farc respect the treaties. For its part, the government has committed itself to building the necessary means of communication so that the products of new crops can access the agricultural markets and provide new seeds and services to farmers.
The pact with the National Liberation Army
If Farc completed the transformation process into a political party, the country's second guerrilla movement, National Liberation Army (ELN) was still missing for a complete peace. Negotiations with the government, which began in Ecuador at the beginning of the year, have been experiencing frenetic hours in recent days in view of Pope Francis trip. The goal of a bilateral ceasefire agreement before the arrival of the pontiff was reached on 4 September. Pablo Beltran, leader of Eln, said the agreement is "a greeting to the Pope's visit so that the world knows that it continues to seek full peace in Colombia". A special commission, formed by the Catholic Church and international organizations,will verify compliance with the truce that will come into force on October 1st.
Desaparecidos and the legacy of violence
Another heavy legacy of the conflict regard tens of thousands of desaparecidos. According to the International Committee of the Red Cross (Cicr), forced disappearance is "a drama that shatters the social fabric of the Country". To finally give an answer to thousands of families who want to know what has happened to their loved ones, the issue must therefore become one of the priorities in the coming years. Many commentators call this issue a "fire test" for peace-keeping: "The way we respond to this challenge will show how far Colombia really aspires to implement the peace agreement". explains Cicr chief in Colombia Christoph Harnisch.
The last knot, less tangible but not least important, concerns the traces that many years of violence, misunderstanding and fear have left in the hearts of many Colombians: fatalism, pessimism and mistrust. Sufferings that can be cured only thanks to genuine reconciliation, which turns peace agreements and greater social equality into facts. If the progress in recent years has been fundamental, years of violence and divisions can only be overcome by a patient job, capable of involving all sectors of Colombian society. The challenge is far from easy. The latest figures on victims of the armed conflict provided by the "Registro Único de Víctimas" are frightening and far above the most common figures: 7,134,646 displaced persons, 983,033 murders, 165,927 desperecidos, 10,237 torture cases and 34,814 kidnappings.
Take "the first step"
It is in this context that Pope Bergoglio's visit will take place, who also in Colombia will give support to his brothers in faith in a place and in a complicated situation, trying to contribute, with his presence, to the force of a process of pacification that still appears uncertain, exposed to pitfalls and possibility of failure. Pope Francis comes as a pilgrim, at the service of the common good of the Colombian people, hoping to help improve the ordinary lives of all Colombians.
The motto chosen for the visit, "Let us take the first step", expresses this desire to foster a dynamism of national reconciliation, which is still not guaranteed in its final outcomes. It suggests to the actors of the conflict that the path to undertake is to abandon the claims and to take a first step, entering the logic of cooperation for the good of all. (6/9/2017)
--- ESPAÑOL ---
La visita del Papa y los cabos sueltos por atar
Bogotá (Agencia Fides) - Es un país que se enfrenta a una profunda transformación donde los cabos sueltos también constituyen oportunidades de cambio. Colombia que recibe al Papa Francisco (en el viaje del 6 al 10 de septiembre) ha vuelto a reescribir recientemente su historia para tratar de salir de un conflicto que lo ha tenido como rehén durante 53 años. Son muchos los interrogantes que tendrán que encontrar respuesta en un futuro próximo y que se propagan entre las crónicas internacionales mientras el Papa Francisco aterriza en el país andino.
Los acuerdos de paz y el futuro de las Farc
La firma de los Acuerdos de paz de la Habana entre el gobierno y las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc), el 24 de noviembre de 2016, es la piedra angular de la reconciliación y el punto de partida de cualquier evolución posible. Pero este acuerdo histórico también ha creado divisiones en todos los sectores de la sociedad, confirmando que el camino hacia una verdadera paz todavía es largo.
Entre las incógnitas principales se encuentra el futuro de las Farc, que después de entregar las armas el pasado mes de agosto pretende transformarse de movimiento revolucionario combatiente en fuerza política. El congreso de las Farc de finales de agosto en Bogotá ha comenzado a dar las primeras respuestas: el nuevo partido se llamará “Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común” - preservando así las siglas del pasado - y su símbolo es una rosa roja con una estrella en el centro. “Las Farc se transforman en una organización exclusivamente política, que llevará a cabo su actividad en la legalidad y continuará luchando para construir un régimen democrático que garantice la paz y la justicia social”, ha declarado su líder, Rodrigo Londoño.
Los ex guerrilleros aspiran a convertirse en una fuerza de gobierno, pero saben que para lograr este objetivo hará falta tiempo. Según las encuestas, la gran mayoría del país todavía conserva sentimientos de odio hacia las Farc. Un rechazo confirmado por el triunfo del “no” ene el referéndum que debía aprobar el primer acuerdo de paz el 2 de octubre de 2016. Los negociadores tuvieron que redactar uno nuevo en un tiempo récord, aceptando muchos cambios propuestos por el partido del “no”: el nuevo acuerdo ha obtenido la aprobación del Parlamento colombiano a fines de noviembre de 2016, sin pasar una segunda vez por las urnas.
Para ampliar el consenso, las Farc saben que tendrán que cambiar su imagen, especialmente ante los ojos de los votantes de las grandes ciudades. Es por eso que han decidido recurrir a consultores de comunicación extranjeros, en un esfuerzo por suavizar su lenguaje, luchar contra los prejuicios y ofrecer al público una cara más amigable. Si la organización se parecerá a un partido socialdemócrata moderno o se acercará más que a los esquemas marxistas tradicionales, todavía es demasiado pronto para poder decirlo. Por el momento, la prensa colombiana aclara que la nueva fuerza política no presentará un candidato para las elecciones presidenciales del 2018, sino que preferirá construir alianzas para un gobierno de transición.
Un nuevo enfoque del narcotráfico
Otro gran interrogante se refiere a los efectos que el proceso de paz tendrá sobre la producción del narcotráfico, fuente de financiación de la guerrilla que siempre ha conservado el monopolio de la compraventa de cocaína, estableciendo el precio y protegiendo los cultivos. Para algunos observadores, Colombia tiene ahora una oportunidad única para reducir los cultivos de coca, empujando a los agricultores a pasar a otros tipos de producción. Sin embargo, la historia reciente no es alentadora: en los últimos tres años ha habido un aumento sustancial del cultivo de coca, que según algunas estimaciones habría alcanzado su nivel máximo histórico. Todavía habrá que ver quién tomará el puesto de las Farc en las áreas de producción. Los grupos disidentes y los ex-guerrilleros podrían verse tentados a volver a sus viejos negocios, a pesar de los acuerdos de paz.
El presidente colombiano Juan Manuel Santos, Premio Nobel de la Paz 2016, ha preferido apostar por programas alternativos de lucha al narcotráfico y – también gracias al apoyo de las Farc - pretende convencer a los agricultores a dedicarse a otras formas de producción. El nuevo enfoque implica el fin de las políticas represivas, que a largo plazo han resultado ser un fracaso. Por tanto, en la lucha contra el narcotráfico también podría abrirse una nueva era, siempre y cuando las Fars respeten los pactos. Por su parte, el gobierno se ha comprometido a construir las vías de comunicación necesarias para que los productos de los nuevos cultivos tengan acceso a los mercados agrícolas y a proporcionar nuevas semillas y servicios a los agricultores.
El pacto con el Ejercito de Liberación Nacional
Aunque las Farc han completado su proceso de transformación en partido político, para que la paz sea plena, todavía quedaba por resolver el problema con el segundo movimiento guerrillero del país, el Ejército de Liberación Nacional (ELN). Las negociaciones con el gobierno, que comenzaron en Ecuador a principios de este año, han experimentando horas febriles en los últimos días precisamente en vista de la visita del Papa Francisco. El objetivo de llegar a un acuerdo para el cese del fuego bilateral antes de la llegada del pontífice se ha alcanzado el 4 de septiembre. Pablo Beltrán, líder del ELN, ha declarado que el acuerdo es “un saludo ante la visita del Papa, para que el mundo sepa que se sigue buscando una paz completa en Colombia”. Una comisión especial, formada por la Iglesia Católica y organizaciones internacionales, se encargará de verificar el cumplimiento de la tregua que entrará en vigor el 1 de octubre.
Los desaparecidos y la herencia de violencia
Otra pesada herencia del conflicto son las decenas de miles de desaparecidos. Según el Comité Internacional de la Cruz Roja (Cicr), la desaparición forzada es “un drama que rompe el tejido social del país”. Para responder finalmente a las miles de familias que piden saber lo que les ha sucedido a sus seres queridos, la cuestión debe convertirse en una de las prioridades de los próximos años. Muchos comentaristas definen este problema como la “prueba de fuego” para el mantenimiento de la paz: “La forma en la que responderemos a este desafío mostrará hasta qué punto Colombia realmente aspira a implementar el acuerdo de paz”, explica el jefe del Cicr en Colombia, Christoph Harnisch.
El último cabo, menos tangible pero no menos importante, se refiere a las huellas que los muchos años de violencia, malentendidos y miedos han dejado en el corazón de muchos colombianos: fatalismo, pesimismo y desconfianza. Males que sólo podrán ser curados por una reconciliación auténtica, que traduzca en actos los acuerdos de paz y conduzca hacia una mayor igualdad social. Si el progreso de los últimos años ha sido fundamental, los años de violencia y división sólo se podrán superar gracias a un trabajo paciente capaz de involucrar a todos los sectores de la sociedad colombiana. El reto está lejos de ser fácil. Las cifras más recientes sobre las víctimas del conflicto armado proporcionadas por el Registro Único de Víctimas, son alarmantes y muy por encima de las estimaciones realizadas: 7.134.646 de desplazados, 983.033 homicidios, 165.927 desperecidos, 10.237 casos de tortura y 34.814 secuestros.
Dar “el primer paso”
En este marco se encuadra la visita del Papa Bergoglio a Colombia, que va a confirmar a sus hermanos en la fe en un lugar y en una situación complicada, tratando de contribuir, con su presencia, a dar fuerza a un proceso de pacificación que todavía se muestra incierto, expuesto a insidias y a la posibilidad de fracasar. El Papa Francisco llega como peregrino poniéndose al servicio del bien común del pueblo colombiano, esperando que pueda contribuir a mejorar la vida ordinaria de todos los colombianos.
El lema escogido para la visita, “Demos el primer paso”, expresa este deseo de impulsar un dinamismo de reconciliación nacional que todavía parece inseguro en sus resultados finales. Y sugiere a los actores del conflicto que el camino a seguir es abandonar las pretensiones partidarias y de dar un primer paso, entrando en la lógica de la cooperación para el bien de todos.
(6/9/2017)
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FRANÇAIS ---
La visite apostolique du Pape en Colombie… et les nœuds à délier
La situation du pays dans le Pape François en visite apostolique du 6 au 10 septembre : quels défis sociaux et politiques pour l’avenir ? Dans le cadre d’un accord de pays aux résultats encore incertains, le Pape François propose une approche ayant pour objectif le bien commun : « faire le premier pas ».
Bogotá (Agence Fides) – Il s’agit d’un pays en profonde transformation, dans lequel les nœuds à délier représentent autant d’opportunités de changements que la Colombie qui accueille le Pape François – en visite apostolique du 6 au 10 septembre – laquelle a réécrit récemment son histoire pour tenter de sortir d’un conflit qui l’a tenue en otage pendant 53 ans. Nombreuses sont les interrogations qui devront trouver une réponse dans un proche avenir et qui ressortent des chroniques internationales alors que le Pape débarque dans le pays des Andes.
Les accords de paix et l’avenir des FARC
La signature des accords de paix de La Havane entre le gouvernement et le mouvement de guérilla connu sous le nom de « forces armées révolutionnaires de Colombie » (FARC) en date du 24 novembre 2016 représente la pierre milliaire de la réconciliation et la base de départ de toute évolution possible. Cependant, cet accord historique a également créé des divisions dans tous les secteurs de la société, confirmant que la route entreprise en direction d’une véritable paix est encore longue.
Parmi les principales inconnues, se trouve l’avenir des « FARC », qui, après avoir déposé les armes, en août dernier, entendent se transformer en force politique. Le « congrès des FARC », qui s’est tenu à Bogotá à la fin du mois d’août, a commencé à fournir les premières réponses. Le nouveau parti prendra le nom de Force alternative révolutionnaire du commun – conservant ainsi le sigle du passé – et son symbole sera une rose rouge avec en son centre une étoile. « Les FARC se transforment en une organisation exclusivement politique, qui exercera son activité dans la légalité et continuera à lutter pour construire un régime démocratique qui garantisse la paix et la justice sociale » a déclaré leur responsable Rodrigo Londoño.
Les anciens guérilleros aspirent à devenir une force de gouvernement mais savent que, pour atteindre cet objectif, il leur faudra du temps. Selon les sondages, la grande majorité de la population hait encore les FARC, un rejet confirmé par le triomphe du non au référendum qui aurait dû approuver le premier accord de paix le 2 octobre 2016. Les négociateurs ont ainsi dû en rédiger un nouveau en un délai record, accueillant de nombreuses modifications proposées par le parti du non, le nouvel accord ayant ainsi obtenu l’approbation du Parlement colombien à la fin de novembre dernier sans passer cette fois par la voie du référendum.
Pour élargir l’appui dont elles bénéficient, les FARC savent qu’elles devront modifier leur image, surtout aux yeux des électeurs des grandes villes. Pour cela, elles ont décidé de recourir à des consultants étrangers en communication, pour tenter de modérer leur langage, de combattre les préjudices et d’offrir au public un visage plus amical. Savoir si l’organisation ressemblera à un parti social-démocrate moderne ou s’approchera davantage des schémas marxistes traditionnels, il est encore trop tôt pour le dire. Pour l’heure, la presse colombienne indique que la nouvelle force politique ne présentera pas de candidat propre aux élections présidentielles de 2018 mais tentera plutôt de construire des alliances en vue d’un gouvernement de transition.
Une nouvelle approche concernant la question du trafic de drogue
Une autre grave question concerne les effets du processus de paix sur la production du trafic de drogue, source de financement de la guérilla, qui a toujours détenu le monopole de la vente de la cocaïne, établissant son prix et protégeant les cultures. Pour certains observateurs, la Colombie a maintenant une chance unique de réduire les cultures de coca, en poussant ses paysans à adopter d’autres types de production. L’histoire récente ne présente cependant pas d’exemples encourageants. Au cours des trois dernières années, une augmentation substantielle des cultures de coca a été enregistrée, augmentation qui, selon certaines estimations, aurait permis d’atteindre un maximum historique. Il reste à comprendre qui prendra la place des FARC dans les zones de production. En effet, des groupes dissidents et les anciens guérilleros eux-mêmes pourraient être tentés de revenir aux affaires, au mépris des accords de paix.
Le Président colombien, Juan Manuel Santos, Prix Nobel de la Paix 2016, a préféré prendre pour objectif des programmes alternatifs de lutte contre le trafic de drogue et – notamment grâce au soutien des FARC – entend convaincre les paysans à se dédier à des formes alternatives de productions agricoles. La nouvelle approche implique la fin des politiques de répression, s’étant révélée un échec à long terme. Une nouvelle ère pourrait donc également s’ouvrir en matière de lutte contre le trafic de drogue, à condition naturellement que les FARC respectent les accords. De son côté, le gouvernement s’est engagé à construire les voies de communication nécessaires afin que les produits des nouvelles cultures puissent accéder aux marchés agricoles et à fournir de nouvelles semences et des services aux paysans.
L’accord avec la guérilla connue sous le nom « d’armée de libération nationale »
Si les FARC ont porté à terme le processus de transformation en parti politique, une paix complète n’est cependant envisageable qu’après un accord avec le deuxième mouvement de guérilla du pays, connu sous le nom « d’armée de libération nationale » (ELN). Les négociations avec le gouvernement, qui ont débuté au début de cette année en Equateur, ont connu des heures fébriles ces derniers jours justement en vue du voyage du Pape François. En effet, l’objectif de parvenir à un accord de cessez-le-feu bilatéral avant l’arrivée du Souverain Pontife a été atteint le 4 septembre. Le responsable de l’ELN, Pablo Beltrán, a déclaré que l’accord constitue « un salut à la visite du Pape afin que le monde sache que l’on continue à chercher une paix complète en Colombie ». Une Commission spéciale, formée par l’Eglise et par des organismes internationaux, aura pour charge de vérifier le respect de la trêve qui entrera en vigueur le 1er octobre prochain.
Les « disparus » et l’héritage de la violence
Un autre lourd héritage du conflit consiste dans les dizaines de milliers de disparus. Selon le CICR (Comité international de la Croix Rouge), la disparition forcée constitue « un drame qui lacère le tissu social du pays ». Pour apporter finalement des réponses à des milliers de familles qui demandent à savoir ce qui est arrivé à leurs êtres chers, la question doit devenir l’une des priorités de ces prochaines années. De nombreux commentateurs qualifie ce problème « d’épreuve du feu » en ce qui concerne la conservation de la paix. « La manière dont nous relèverons ce défi montrera jusqu’à quel point la Colombie a vraiment l’intention d’appliquer l’accord de paix » explique le Chef du CICR en Colombie, Christoph Harnisch.
Le dernier nœud à délier, moins tangible mais non moins important, concerne les traces que tant d’années de violences, d’incompréhensions et de peur ont laissé dans les esprits de nombreux colombiens : le fatalisme, le pessimisme et la défiance, des maux qui pourront être soignés seulement grâce à une véritable réconciliation qui traduise dans les faits les accords de paix et à une plus grande égalité sociale. Si les progrès de ces dernières années ont été fondamentaux, des années de violence et de divisions ne pourront se surmonter que grâce à un travail patient, capable d’impliquer tous les secteurs de la société colombienne. Le défi lancé est tout sauf simple à relever. Les derniers chiffres concernant les victimes du conflit armé fourni par le Registre unique des victimes sont effroyables et grandement supérieurs aux estimations les plus répandues : 7.134.646 évacués, 983.033 meurtres, 165.927 personnes portées disparues, 10.237 cas de tortures et 34.814 enlèvements.
Faire le premier pas
C’est dans ce cadre que vient se placer la visite du Pape François qui vient, en Colombie également, confirmer ses frères dans la foi en un lieu et dans une situation compliquée, en cherchant à contribuer, par sa présence, à donner force à un processus de pacification qui semble encore incertain, exposé aux embûches et aux risques d’échec. Le Pape François arrive en pèlerin, se mettant au service du bien commun du peuple colombien, en espérant pouvoir contribuer à améliorer la vie ordinaire de tous les colombiens.
Le slogan choisi pour cette visite apostolique, « faisons le premier pas », exprime justement ce désir de favoriser une dynamique de réconciliation nationale qui semble encore loin d’être garantie quant à ses résultats finals. Il suggère par ailleurs aux acteurs du conflit que le chemin à entreprendre est celui consistant à abandonner les prétentions partisanes et à faire, justement, un premier pas en entrant dans la logique de la coopération en faveur du bien commun de tous. (GC) (Agence Fides 06/09/2017)
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Papstbesuch und noch zu bewältigende Herausforderungen
Bogota (Fides) – Es ist ein Land im tiefen Wandel, wo die noch zu bewältigenden Herausforderungen ebenso als Veränderungsmöglichkeiten zu betrachten sind. Kolumbien, das den Besuch von Papst Franziskus erwartet (6. bis 10. September), hat vor kurzem seine Geschichte neu geschrieben und versucht nun einen Konflikt zu überwinden, der das Land 53 Jahre lang gefangen hielt. Es gibt viele Fragen, auf die in nächster Zukunft eine Antwort gefunden werden muss und über die die internationale Presse während des Besuchs von Papst Franziskus in dem Andenland berichten wird.
Friedensvereinbarungen und Zukunft der FARC
Die Unterzeichnung der Friedensvereinbarungen von Havanna zwischen der Regierung und den Revolutionären Streitkräften Kolumbiens (FARC) am 24. November 2016 ist ein Meilenstein der Aussöhnung und Ausgangspunkt für jegliche weitere Entwicklung. Doch dieses historische Abkommen hat auch zu Spaltungen in allen Sektoren der Bevölkerung geführt und unter Beweis gestellt, dass der Weg zum wahren Frieden noch lang ist.
Zu den wichtigsten Unbekannten gehört die Zukunft der FARC, die nach der Abgabe der Waffen im vergangenen August will die ehemalige Revolutionsbewegung mit der Gründung einer Partei beginnen. Der Kongress der FARC Ende August in Bogota lieferte dafür die ersten Anhaltspunkte: die neue Partei soll “Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común” heißen - und damit das bisherige Kürzel beibehalten – das Logo zeigt eine rote Rose mit einem Stern in der Mitte. “Die FARC wird sich als ausschließlich politische Organisation neu gründen, die ihre Aktivitäten im Rahmen der Legalität ausübt und auch künftig für ein demokratisches Regime kämpfen, das Frieden und soziale Gerechtigkeit garantiert, so der Anführer der Organisation Rodrigo Londoño.
Die ehemaligen Guerillakämpfer wollen das Land als Partei regieren, doch sie wissen, dass das Erreichen dieses Ziels viel Zeit in Anspruch nehmen wird. Wie aus Umfragen hervorgeht, empfindet ein Großteil der Bürger noch Ablehnung gegenüber der FARC. Dies zeigt auch der Triumph der „Nein“-Stimmen beim Referendum, das am 2. Oktober 2016 über die ersten Friedensvereinbarungen entschied. So mussten die Unterhändler in Rekordzeit einen neue Vereinbarungen aushandeln und dabei die Vorschläge der Partei der “Nein”-Stimmen berücksichtigen: die neuen Vereinbarungen wurden von den kolumbianischen Abgeordneten Ende November 2016 gebilligt, ein weiteres Referendum fand nicht statt.
Die FARC weiß, dass sie, damit sie mit mehr Zustimmung rechnen kann, das eigene Image ändern muss, insbesondere bei den Wählern in den großen Städten. Aus diesem Grund wurde beschlossen, ausländische Kommunikationsberater hinzu zu ziehen, weil man sich um einen gemäßigten Sprachgebrauch bemühen und Vorurteile abbauen will, um der Wählerschaft ein freundlicheres Gesicht zu zeigen. Ob die Organisation, einer modernen sozialdemokratischen Partei zu ähneln wird oder sich traditionellen marxistischen Schemen annähern wird, ist heute noch nicht abzusehen. Zum gegenwärtigen Zeitpunkt berichtet die kolumbianische Presse, dass die neuen Partei bei der Präsidentschaftswahl 2018 keinen eigenen Kandidaten aufstellen wird, sondern sich zunächst um Bündnisse für eine Übergangsregierung bemüht.
Umdenken bei der Bekämpfung des Drogenhandels
Unbekannt sind auch die Auswirkungen, die der Friedensprozess auf den Drogenhandel haben wird, über den sich die Guerillabewegung finanziert, die das Monopol über den Handel mit Kokain hält, die Preise bestimmt und den Schutz der Plantagen garantiert. Beobachter sehen nun eine einzigartige Gelegenheit für Kolumbien, den Anbau von Kokain einzuschränken und die Bauern davon zu überzeugen, andere Produkte anzubauen. Die jüngere Geschichte ist jedoch nicht sehr ermutigend: in den vergangenen drei Jahren kam es zu einem substantiellen Wachstum des Kokainanbaus, der sogar einen historischen Höchstpunkt erreicht haben soll. Es bleibt abzusehen, wer in den Anbaugebieten an die Stelle der FARC treten wird. Dissidenten und ehemalige Guerillakämpfer könnten versucht sein, trotz der Friedensvereinbarungen, zu den alten Geschäften zurückzukehren.
Der Kolumbianische Präsident Juan Manuel Santos, dessen Engagement 2016 mit dem Friedensnobelpreis ausgezeichnet wurde, will alternative Programme zur Drogenbekämpfung auf den Weg bringen – und dies mit Unterstützung der FARC – und will die Bauern davon überzeugen, zu anderen Produktionsformen zu wechseln. Dieser Ansatz setzt jedoch eine Änderung der repressiven Politik voraus, die auf lange Frist zum Scheitern verurteilt war. Auch für die Bekämpfung des Drogenhandels könnte also eine neue Ära beginnen, wenn sich die FARC an die Vereinbarungen hält. Die Regierung will sich ihrerseits um die notwendigen Kommunikationswege bemühen, die neuen landwirtschaftliche Produkte den Zugang zu den Märkten ermöglichen und neue Samen und Dienstleistungen für Bauern zur Verfügung stellen.
Vereinbarungen mit der Nationalen Befreiungsarmee
Sollte es den FARC gelingen, den Prozess der Gründung als Partei zu Ende zu bringen, so fehlen für einen vollständigen Frieden doch noch Vereinbarungen mit der zweiten Guerillabewegung des Landes, der so genannten Nationalen Befreiungsarmee (ELN). Die Verhandlungen mit der Regierung, die Anfang des Jahres in Ecuador auf den Weg gebracht wurden, wurden in den vergangenen Tagen mit Blick auf den Besuch von Papst Franziskus in Windeseile vorangetrieben. Ziel war es ein bilaterales Waffenstillstandsabkommen noch vor der Ankauft des Papstes auszuhandeln und dieses Ziel wurde am 4. September erreicht. Der Anführer der ELN, Pablo Beltrán, bezeichnete die Vereinbarungen als “Willkommensgeste zum Besuch des Papstes, damit die Welt weiß, dass man sich in Kolumbien um einen vollständigen Frieden bemüht”. Eine Sonderkommission, bestehend aus Vertretern der katholischen Kirche und internationalen Organismen, wird die Einhaltung der Vereinbarungen überwachen, die am 1. Oktober in Kraft treten.
„Desaparecidos“ und das Erbe der Gewalt
Ein weiteres schweres Erbe des Konflikts sind Zehntausende so genannte Desaparecidos. Das internationale Komitee des Roten Kreuzes (CICR) bezeichnet das Problem der Vermissten als “Drama, das den sozialen Zusammenhalt des Landes zerreißt”. Um Tausenden Familien eine Antwort geben zu können, die nach dem Schicksal ihrer Angehörigen fragen, muss dieses Problem in den kommenden Jahren zur Priorität werden. Viele Kommentatoren bezeichnen das Problem als “Feuerprobe” für das Standhalten des Friedens: “Die Art und Weise, wie wir mit dieser Herausforderung umgehen, wird zeigen, wieweit Kolumbien die Friedensvereinbarungen tatsächlich implementieren will“, so der Leiter der Delegation des CICR in Kolumbien, Christoph Harnisch.
Ein weiteres Problem, das zwar weniger fassbar doch nicht weniger wichtig ist, sind die Spuren, die viele Jahre der Gewalt, der Unverständnisse und der Angst bei vielen Kolumbianern hinterlassen haben: Fatalismus, Pessimismus, Misstrauen. Diese Wunden werden nur durch wahre Aussöhnung geheilt werden können, indem die Friedensvereinbarungen faktisch umgesetzt werden, und wenn mehr soziale Gleichheit herrscht. Zwar waren die Fortschritte der vergangenen Jahre von grundlegender Bedeutung, doch jahrelange Gewalt uns Spaltungen werden nur durch geduldige Friedensarbeit überwunden werden können, der es gelingt alle Sektoren der kolumbianischen Gesellschaft zu beteiligen. Diese Herausforderung ist mitnichten einfach. Die jüngsten Daten zur Zahl der Opfer des bewaffneten Konflikts, die vom Einheitlichen Register der Opfer veröffentlicht wurde, sind erschreckend und übertreffen die Schätzungen um bei weitem: 7.134.646 Vertriebene, 983.033 Morde, 165.927 Desaparecidos, 10.237 Fäll der Folter und 34.814 Entführungen.
Den “ersten Schritt gehen”
Vor diesem Hintergrund findet der Besuch von Papst Franziskus statt, der auch in Kolumbien die Schwestern und Brüder im Glauben bestärken will und dies an einem schwierigen Ort und in einer komplizierten Lage tut und dabei mit seiner Anwesenheit dazu beitragen will, einen Friedensprozess zu konsolidieren, der noch ungewiss scheint, verschiedenen Gefahren ausgesetzt ist und auch scheitern könnte. Papst Franziskus kommt als Pilger und stellt sich in den Dienst des Gemeinwohls des kolumbianischen Volkes und hofft, dass er damit einen Beitrag zur Verbesserung des alltäglichen Lebens aller Kolumbianer beitragen kann.
Das Motto des Papstbesuchs “Gehen wir den ersten Schritt” bringt eben diesen Wunsch zum Ausdruck, dass eine Dynamik der nationalen Aussöhnung gefördert werden soll, deren Ausgang noch nicht garantiert zu sein scheint. Man will den Akteuren des Konflikts suggerieren, dass der Weg, der beschritten werden muss, darin besteht, dass Eigeninteressen überwunden werden und man gemeinsam einen ersten Schritt macht, indem man sich mit einer Logik der Zusammenarbeit zum Wohl aller vertraut macht.
(6/9/2017)