“Ha portato ogni novità, portando se stesso” (Sant’Ireneo). La gioia del Natale in missione tra i popoli. in Amazzonia, Ciad, Oceania e Isole Salomone
di Antonella Prenna *
Giochi di Natale Oceania
A Natale si accendono le luci per le strade, nelle famiglie si preparano l’Albero e il Presepe, ovunque ci sono decorazioni natalizie che recano gioia, stupore. Tutti sono in qualche modo coinvolti e interpellati. Anche tanti che non sanno bene di cosa si tratti.
Un Natale semplice, essenziale, tra la gente è quello che hanno voluto condividere alcune missionarie, Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), impegnate in Brasile Amazzonia, Isole Salomone e nella più recente comunità aperta a Koumra in Ciad.
“L'esperienza del viaggio attraverso l'Amazzonia ci permette di contemplare lo splendore della creazione e quello dell'incarnazione. Il Verbo si incarna, fiorisce la vita”. E’ quanto racconta Suor Claudia da Costa Matos, missionaria in Amazzonia, che descrive il Natale amazzonico, nella foresta, in riva al fiume, sull'asfalto delle periferie e delle grandi città. “I festeggiamenti iniziano ad ottobre al Círio de Nazaré, quando più di due milioni di persone si radunano per le strade di Belém per accompagnare la minuscola immagine della Madre di Gesù. Si dice spesso che la candela di Nazaré sia il Natale della gente del Pará.... Quando inizia l'Avvento, le famiglie si organizzano per preparare le loro case per l'arrivo di Gesù Bambino. Nelle case più semplici viene allestito un presepe in un angolo della stanza, ognuno a suo modo, vengono posizionati i pezzi, la bibbia, un vaso di fiori e la candela. Le famiglie cattoliche tengono novene natalizie ogni notte nelle loro case. Al termine della novena, le famiglie si incamminano verso la cappella o parrocchia dove si celebra il Natale con tutta la comunità. Dopo la messa, le famiglie di solito si riuniscono nelle loro case.
La missionaria FMA ci tiene a descrivere il Natale di chi migra in Amazzonia. “Come Giuseppe e Maria, alla ricerca di una locanda, molte famiglie si ritrovano nelle strade, nelle piazze, nei ponti e nei confini. Nei teloni, nelle tende, sull'erba, sui cartoni, camminando con i materassi, cercando un posto dove stare, lavandosi e lavando panni e utensili nelle pozzanghere e sui marciapiedi dove trovano un po' d'acqua. Oggi tante famiglie dell'Amazzonia, e di altre parti del continente e del mondo, continuano a cercare una locanda e sono perseguitate. Famiglie venezuelane e haitiane, che stanno attraversando i confini dell'Amazzonia su sentieri alla ricerca di condizioni di vita dignitose.”
Suor Claudia non trascura le periferie e le favelas. “In Amazzonia non ci sono solo fiumi, foreste e animali - scrive. Nelle periferie e nei bassifondi abita la stragrande maggioranza dei popoli indigeni che sono stati costretti a lasciare le loro terre o ne sono stati espulsi. Molte usanze, insieme alle loro terre, furono abbandonate. Sono in tanti, anche di altre regioni, in cerca di migliori condizioni di vita. Mentre la vita non migliora, le persone stanno sviluppando un'incredibile capacità di sopravvivenza quotidiana con molta creatività e resistenza. Ogni giorno è un giorno per rinascere, reinventare le forze e correre dietro a migliori condizione di vita. Per molti, Babbo Natale è il simbolo del Natale. In queste periferie si festeggia il Natale con cibo, bevande e musica ad alto volume. Le famiglie di solito si riuniscono in qualche casa, cortile o corridoio e condividono quel poco che hanno. È bello vedere la solidarietà. Ognuno porta ‘un piatto’ (un tipo di pietanza) da condividere, oltre a una bevanda. E poi la festa continua. Sai, siamo poveri, ma siamo felici’.”
“Tra le piantagione di caucciù la vita nasce ogni giorno misteriosamente, con la sua singolare bellezza. Possiamo chiamarla la “mangiatoia della biodiversità”. Il Natale di Gesù Bambino nel bosco si prepara anche con la preghiera della novena che si svolge ogni notte in una famiglia. La mangiatoia viene preparata con bastoncini e paglia per accogliere Gesù. Le famiglie vivono nelle cosiddette colonie distanti tra loro a una media di un'ora di cammino. La notte di Natale, tutte si riuniscono nella comunità della piantagione di gomma dove si svolge la grande festa. Durante la giornata si incontrano per preparare il cibo, frutto della condivisione. Dopo la celebrazione c'è cibo per tutti, frutta coltivata e presa dalla grande foresta, dove tutto parla del Creatore, che si è incarnato.”
Dalle Isole Salomone è suor Anna Maria Gervasoni a descrivere i preparativi nei villaggi principali per la novena e la Messa di Natale, i giochi, le sfide ed i cori per occupare bambini e giovani in attività coinvolgenti; dibattiti su vari argomenti per gli adulti e - il più atteso di tutti - il pranzo di Natale! “La festa del Natale è durante le vacanze estive. In questa occasione la gente raggiunge le proprie famiglie d’origine. Certo, anche qui il pranzo di Natale è il culmine della festa: tutto quello che ci si può aspettare dalla fantasia e creatività culinaria delle donne si realizza in questa occasione. La tradizione pura e la novità si amalgamano per la gioia dei cuori...e dei palati E, come la tradizione comanda, si mangia rigorosamente sulle foglie di banana adagiate sul prato.”
In qualsiasi villaggio o isola, la mattina di Natale è tutta dedicata alla celebrazione. “Man mano che la gente arriva nel villaggio principale ci si scambiano i saluti, si chiede come va, si offre un ristoro, specialmente per quelli che arrivano da più lontano. Ci si siede, si raccontano le novità. I gruppi che si occupano della celebrazione si preparano, mettono i costumi, riprovano le danze, accordano gli strumenti, decorano i doni, fanno le prove di canto. E’ tutto un crescendo che porta all’inizio della celebrazione Eucaristica, fatta senza fretta, prendendosi tutto il tempo per la preghiera, per l’ascolto, per la gioia, per il Mistero. Non si contano le ore, non si guarda l’orologio, non si ha fretta di andare a casa perché è lì il momento più importante, il cuore della festa.
Tutti indossano il vestito più bello, tenuto nello zaino ben protetto per non bagnarsi o sporcarsi, e vanno alla festa per incontrare il Santo Bambino ed adorarlo, uno di loro, povero, rigettato ma circondato dall’amore di due genitori che lo hanno protetto e cresciuto con la semplicità della gente del popolo. Ecco perché questa festa è la loro festa: in un mondo che corre e lascia intere popolazioni indietro, la nostra gente sente la vicinanza e l’appartenenza a Dio che non corre, che non supera ma che si china e li accoglie come un dono prezioso.”
Suor Áurea Arcos Risco (FMA) appartiene alla comunità aperta di recente a Koumra. in Ciad. “Qui, come in tutta l’Africa, la festa di Natale è la festa dei bambini. In alcune località sono loro ad aiutare i genitori, e gli adulti in generale, a comprenderne il senso. Da parte loro i genitori cercano di fare dei sacrifici per poter comprare semplici doni e, se le possibilità economiche lo permettono, comprano nuovi abiti per i piccoli.”
La festa – racconta sour Aurea - comincia dal 24 dicembre e si protrae fino al 25. “I bambini trascorrono la notte del 24 in parrocchia e durante la messa rappresentano il presepe, per continuare la festa lunga tutta la nottata”.
* nota sull'autore
Redattore Agenzia Fides