Le frontiere della missione di Artemide Zatti, il primo Salesiano non sacerdote che diventa Santo
di D. Pierluigi Cameroni, SDB *
Il Beato Artemide Zatti, Laico Professo della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, nato in Italia (12 ottobre 1880, Boretto) e morto in Argentina (15 marzo 1951, Viedma), dove la famiglia emigrò spinta dalla ricerca di una vita migliore, sarà canonizzato domenica 9 ottobre in Piazza San Pietro, insieme al Beato Monsignor Giovanni Battista Scalabrini, padre dei migranti. Tra i motivi che caratterizzano l’evento, c’è anche il fatto che Artemide Zatti sarà il primo Salesiano coadiutore – consacrato, ma non sacerdote – ad essere proclamato Santo. Don Pierluigi Cameroni, SDB, Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, ne traccia un profilo missionario.
Artemide Zatti: missionario della compassione del Buon Samaritano
L’avventura umana e cristiana di Artemide Zatti ce lo presenta come persona che ha sperimentato la fatica quotidiana dell’esistenza con i suoi successi e i suoi fallimenti. Basta ricordare il distacco dal paese natale per emigrare in Argentina; la malattia della tubercolosi che irrompe come un uragano nella sua giovane esistenza, frantumando ogni sogno e ogni prospettiva di futuro; il vedere demolire l’ospedale che aveva costruito con tanti sacrifici ed era diventato santuario dell’amore misericordioso di Dio. Ma Zatti trova sempre nel Signore la forza di rialzarsi e proseguire il cammino.
La testimonianza di Artemide Zatti ci illumina, ci attrae e ci mette anche in discussione, perché è “Parola di Dio” incarnata nella storia e vicina a noi. Egli ha trasformato la vita in dono, operando con generosità e intelligenza, superando difficoltà di ogni genere con la sua incrollabile fiducia nella Provvidenza divina. La lezione di fede, speranza e carità che ci lascia diventa, se opportunamente conosciuta e motivata, un’opera coraggiosa di salvaguardia e di promozione dei più autentici valori umani e cristiani.
I luoghi dove Artemide è vissuto, le comunità cristiane di Boretto prima e di Bahía Blanca poi, la città di Viedma dove trascorse la maggior parte della vita con grande spirito missionario, ci ricordano che la grazia si incarna.
Le frontiere della missione di Artemide
I Salesiani erano giunti in Argentina nel 1875 e in un primo tempo avevano esercitato il loro apostolato a Buenos Aires e in altri luoghi, soprattutto a favore degli emigrati italiani. Don Bosco da Torino però incoraggiava e stimolava ad andare in Patagonia, vera frontiera missionaria.
La città di Viedma all’inizio del ventesimo secolo, quando vi giunse Artemide Zatti, contava poco più di 5000 abitanti di diverse provenienze e nazionalità, e ad essa si potevano applicare le parole che un salesiano, riferendosi alla lingua, scriveva di «una verdadera Babilonia internacional».
Dal punto di vista spirituale le informazioni dei primi salesiani che vi lavorarono furono negative, ma col passare degli anni l’azione evangelizzatrice si fece sentire e la situazione migliorò notevolmente. Monsignor Giovanni Cagliero già prima del 1900 poteva scrivere al Rettor maggiore dei Salesiani, don Michele Rua: «La casa di Viedma forma un centro di scuole, laboratori, oratori maschili e femminili, asili, ospedali, farmacia, fattorie, panifici, muratori che suscitano l’ammirazione di tutti. La religione sta entrando nelle famiglie e nella popolazione e l’istruzione per la forza delle cose sta ricadendo nelle nostre mani. I nemici diventano nostri amici, perché chi fa opere, chi lavora, chi va sempre avanti, sono i Salesiani. Nell’azione che sviluppano, secondo quanto dicono, risiede il futuro della Patagonia, il suo progresso e la sua salvezza».
Questo fu l’ambiente in cui operò Zatti per tutta la vita, accompagnando e favorendo il progressivo miglioramento della situazione cittadina. In questi luoghi e in questi tempi Artemide maturò la sua fisionomia spirituale di cui ricordiamo alcuni tratti distintivi.
Credente
La fede cristiana di Zatti iniziò con il suo battesimo a Boretto (Reggio Emilia), lo stesso giorno della sua nascita, il 12 ottobre 1880. Nel 1897 la famiglia Zatti si trasferì in Argentina per iniziare una nuova vita. Arrivarono a Bahía Blanca. Nei fine settimana si recavano alla parrocchia di Nostra Signora della Mercede, animata dai Salesiani. Lì il giovane Artemide poté approfondire la sua fede in Gesù e conoscere Don Bosco, e grazie a questa testimonianza, decise di diventare salesiano.
Si recò a Bernal per iniziare l’aspirantato salesiano, dove studiava e lavorava con entusiasmo. Sfortunatamente, mentre si prendeva cura di un salesiano affetto da tubercolosi, contrasse anche lui la malattia. Il contagio era inevitabile, ma nonostante tutto, egli andò avanti.
Arrivò a Viedma per alleviare i dolori della sua malattia. Lì incontrò don Evasio Garrone, medico, che lo invitò a fare una promessa a Maria Ausiliatrice per ottenere la guarigione, e cioè l’impegno a dedicare la sua vita alla cura dei malati nel nascente Ospedale “San José” di Viedma. La risposta di Artemide fu categorica: “Credetti, promisi, guarii”.
Credere nell’intercessione di Maria per la sua guarigione è stato un atto di fede semplice e pieno di amore filiale. Promettere fu un atto coraggioso di fiducia nella Provvidenza e di dedizione alla cura dei malati. La guarigione fu il risultato dell’atto di fede e di fiducia che portò Artemide Zatti a stare con i più bisognosi fino alla sua morte.
Con la sua fede si impegnò nella vita comunitaria che per lui aveva la forma dell’ospedale, vivendo con i fratelli ammalati, i poveri e bisognosi, gli ultimi, i dimenticati: “Era un vero catechista che offriva l’immagine di un uomo cresciuto nella fede, capace di trasmettere una fede in Cristo sincera e disinteressata. I malati più poveri, i casi più difficili, o i pazienti con le malattie più ripugnanti, erano per lui i veri parafulmini dell’ospedale San José. Nella mente e nel cuore aveva ben chiare le parole di Gesù: ‘Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’ (Mt 25,40)”.
Migrante
Dodicimila chilometri separano il paese di Boretto, in Italia, dalla città di Bahía Blanca, nel Sud della Provincia di Buenos Aires, in Argentina. Come migliaia di famiglie dell’epoca, gli Zatti emigrarono in America alla ricerca di condizioni di vita migliori. Un nuovo paesaggio, una nuova cultura e una nuova lingua accolsero un giovane Artemide, un giovane che portava nel cuore sogni, preoccupazioni e speranze come ogni migrante che lascia la propria terra.
Artemide aveva 16 anni. Gli Zatti arrivarono in Argentina il 7 febbraio 1897 e si stabilirono a Bahía Blanca, allora una piccola città nel sud della provincia di Buenos Aires. Il sostegno dei familiari e la solidarietà, come le società di mutuo soccorso e l’azione della Chiesa, facilitavano l’inclusione dei migranti nella vita sociale, culturale e produttiva. I Salesiani di Don Bosco, molti dei quali erano anch’essi italiani, favorirono questo inserimento nella società locale.
Una volta in Argentina, Artemide con i suoi familiari si unì alla vita parrocchiale e divenne presto un assiduo partecipante alle attività organizzate dai Salesiani. Dal contatto con loro nasce la sua vocazione religiosa e il desiderio di diventare salesiano. Quel migrante di Boretto trovò la vocazione presso i Salesiani e sviluppò una vita piena. La storia successiva lo vedrà a Viedma saldamente impegnato in una vocazione di servizio incondizionato. Un percorso di vita consacrato a Dio e ai più poveri, per cui è ricordato come il “parente di tutti i poveri”, un santo semplice e vicino alla gente. Un santo immigrato, speranza per i tempi difficili.
Buon samaritano
Artemide Zatti consacra la sua vita a Dio nel servizio ai malati, ai poveri. Responsabile dell’ospedale San José in Viedma, allarga la cerchia dei suoi assistiti raggiungendo, con la sua inseparabile bicicletta, tutti i malati della città, specialmente i più poveri. Amministra tanto denaro, ma la sua vita è poverissima: per il viaggio in Italia in occasione della canonizzazione di Don Bosco gli dovettero prestare vestito, cappello e valigia. Amato e stimato dagli ammalati; amato e stimato dai medici che gli danno la massima fiducia, e si arrendono all’ascendente che scaturisce dalla sua santità: “Quando sto con Zatti, non posso fare a meno di credere in Dio”, esclama un giorno un medico che si proclamava ateo.
Il segreto di tanto ascendente? Eccolo: per lui ogni ammalato era Gesù in persona. Alla lettera! Da parte dei superiori gli fu raccomandato un giorno di non superare, nelle accettazioni, il numero di 30 ammalati. Lo si sentì mormorare: “E se il 31° fosse Gesù in persona?”. Da parte sua non ci sono dubbi: tratta ciascuno con la stessa tenerezza con cui avrebbe trattato Gesù stesso, offrendo la propria camera nei casi di emergenza, o collocandovi anche un cadavere in momenti di necessità. Spesso la suora guardarobiera si sente interpellare: “Ha un vestito per un Gesù di 12 anni?”. Continua instancabile la sua missione tra i malati con serenità, fino al termine della sua vita, senza prendersi mai alcun riposo.
All’ospedale c’è sempre stata un’ottima squadra, che Zatti ha formato soprattutto con l’esempio della vita. Vi lavorano Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, diversi medici e infermieri. In tutti, la motivazione iniziale è quella di poter aiutare i più bisognosi con professionalità e una visione integrale dell’essere umano. E, dal punto di vista di Zatti, aiutare coloro che lavorano con lui a crescere nella fede. Un medico, che aveva seri dubbi sulla sua fede, disse persino: “Di fronte a Zatti, la mia incredulità vacilla… se ci sono santi sulla terra, lui è uno di loro. Quando sto per prendere il bisturi in sala operatoria e lo vedo aiutare nelle operazioni, con la sua saggezza di infermiere e con il rosario in mano, l’atmosfera si riempie di qualcosa di soprannaturale”.
Santo
Domenica 9 ottobre 2022 Papa Francesco proclama Artemide Zatti santo. Papa Francesco conosce bene la vita di Artemide, e ne ha sperimentato l’intercessione ottenendo numerose vocazioni di fratelli laici per la Compagnia di Gesù quando era provinciale in Argentina.
La testimonianza di Artemide Zatti ci ricorda, come afferma il Concilio Vaticano II: «che tutti i fedeli d’ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a una santità, la cui perfezione è quella stessa del Padre celeste». Artemide, sulla scia di san Francesco di Sales e di Don Bosco, fa della vita quotidiana un’espressione dell’amore di Dio, ricevuto e ricambiato. È la proposta della “santità della porta accanto” o della “classe media della santità”, di cui Papa Francesco ci parla con tanto affetto.
Si tratta della principale forma profetica del cristianesimo: sorprendere con la scelta radicale dell'amore, contestando senza paura ogni ambiguità, operando decisamente contro il male, che umilia le persone. Artemide Zatti è stato un missionario della Visitazione, portando Gesù nel suo cuore, riconoscendolo e servendolo nei fratelli ammalati e poveri con gioia e generosità.
(Agenzia Fides 7/10/2022)
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