“Fray influencer” dell’amore e della misericordia di Dio in Honduras
di fr. Marius-Petru Bîlha, OFMConv.
La missione secondo la prospettiva della misericordia e della tenerezza
Sono fr. Marius, frate francescano della provincia San Giuseppe della Romania. Per per un anno sono stato missionario in Honduras, più precisamente nella parrocchia Santa Ana di Campamento (Olancho). Mi piace presentarmi anche come mi chiamavano alcuni giovani della parrocchia: “fray influencer” dell’amore e della misericordia di Dio. Ho cercato di vivere la missione da questa prospettiva della misericordia e della tenerezza, dal momento che sono anche Missionario della Misericordia, istituito da Papa Francesco il 21 aprile 2020.
Sono arrivato in Honduras in tempi abbastanza difficili, segnati soprattutto dalla pandemia con tutte le sue conseguenze, anche nel campo della fede. Infatti molta gente in questo tempo si è allontanata da Dio e dalla Chiesa. Perciò in tutto questo tempo ho cercato di condividere con le persone la fatica della fede e la gioia del Vangelo e del suo messaggio di amore, di speranza e di salvezza. Ho cercato di essere un influencer dell’amore e della misericordia di Dio per tutti, senza differenze.
Prima di andare in Honduras ho avuto la grande gioia di ricevere il mandato e la croce missionaria da Papa Francesco nella “Casa Santa Marta”. Ricordo con riconoscenza il consiglio pieno di saggezza e semplicità di Papa Francesco su come vivere meglio la missione: mostrando vicinanza alla gente e aiutandola a fare “esperienza della misericordia di Dio”. Questo è diventato il mio progetto di vita come missionario.
Mi piaceva molto uscire e vivere la missione nei paesini della montagna. Questo mi caricava molto dal punto di vista spirituale: di semplicità, di umiltà, di fede, dello spirito di sacrificio di molta gente. Ho apprezzato sempre le persone che facevano chilometri a piedi per partecipare all’Eucaristia, aspettandoci a volte agli incroci delle strade, per percorrere l’ultimo tratto di strada in macchina.
La realtà della parrocchia è molto grande: oltre alla sede della parrocchia a Campamento ci sono più di 50 comunità attive sulla montagna, campo fertile per l’opera di evangelizzazione. In alcune comunità, chiamate eucaristiche perché conservano il Santissimo Sacramento, celebriamo la Messa una volta al mese, però non di domenica. In altre ogni due mesi e, nelle più lontane, due volte all’anno. Grazie a Dio ci sono i Delegati della Parola che portano avanti la vita delle comunità, guidando la Celebrazione della Parola tutte le domeniche, l’Adorazione eucaristica e altre devozioni durante la settimana. In questo senso devo dire che c’è una buona valorizzazione dei laici (Delegati della Parola, catechisti, ministri straordinari della Comunione) e una fruttuosa collaborazione con loro. Per la Chiesa locale si apre comunque un grande campo per la loro preparazione e formazione.
Attraverso la celebrazione eucaristica e le omelie, ho cercato di far intendere e innamorare sempre di più la gente dell’Eucaristia: capirla e viverla con fede e devozione, con autenticità e gioia, in comunione. Mi piaceva far partecipare anche i bambini in maniera attiva e fargli assaporare il gusto di stare con Gesù, la gioia di averlo nei cuori e perché no, un giorno servirlo all’altare. Soprattutto ho cercato di motivare i fedeli a valorizzare di più il sacramento della riconciliazione e viverlo come sacramento della gioia, come ci invita Papa Francesco, a fare esperienza viva dell’abbraccio pieno di bontà e di misericordia di Dio. Ho dedicato molto tempo a confessare, senza fretta, improvvisando il confessionale sotto un albero, nei banchi della chiesa o sul campanile. E meraviglioso e divino aiutare la gente a fare l’esperienza dell’abbraccio misericordioso di Dio, che consola, perdona, sana, salva. Ci rende cristiani felici, attivi, impegnati, testimoni.
In questo tempo ho potuto fare anche alcune esperienze significative nell’ambito della misericordia e della rivoluzione della tenerezza. Proprio nel giorno del mio compleanno, come un bel regalo di Dio, ho visitato il carcere di Juticalpa e ho celebrato l’Eucaristia con i prigionieri. E’ stata un’esperienza molto bella, densa di emozioni e spiritualità. Mi ha colpito la buona organizzazione liturgica dei detenuti e la voglia di lodare il Signore e di cambiare vita.
Mi è toccato di fare il funerale di due persone assassinate: un politico e un giovane. Toccante è stata la celebrazione nella casa del giovane assassinato che il giorno dopo doveva sposarsi civilmente. Il dolore era molto grande. La vicinanza in questi momenti duri della vita è stata molto significativa e motivo di fortezza per la famiglia.
Visitare gli ammalati in questi tempi di restrizioni, senza paura, confidando nella protezione di Dio, portare a loro la vicinanza e la consolazione di Dio, il suo perdono, il Pane di vita, è stata anche una profonda espressione di misericordia.
Ho il cuore riconoscente a Dio per la missione che ho vissuto in Honduras quest’ anno: un tempo breve però intenso. Porto nel mio cuore molti visi e storie di vita. Non dimenticherò il cuore aperto e generoso delle persone, la loro voglia di imparare e crescere nella fede.
La situazione in Honduras non è facile. C’è molta povertà, ingiustizia, violenza, insieme alla corruzione, al machismo, al fenomeno della migrazione, al fenomeno della deforestazione e del maltrattamento della natura, all’educazione precaria, alla paura di esprimersi, alla mancanza di una vera libertà, alle sette, realtà queste che complicano il vissuto autentico e concreto della fede, dell’amore, della speranza e anche il lavoro pastorale e dell’evangelizzazione. Però credo che mai potremo accomodare la fede o addolcire il messaggio evangelico. Credo che la Chiesa in Honduras, con la nostra presenza come frati, abbia bisogno di veri profeti e perché no, di nuovi martiri.
Vorrei terminare la mia testimonianza con il messaggio che Papa Francesco ha inviato all’amata gente della parrocchia Santa Ana di Campamento in una piccolo video, che ho registrato per loro nella mia visita privata a Casa Santa Marta il 2 maggio 2022:
“Cari fratelli e sorelle, sono qui con padre Marius che mi ha raccontato la vita durante questo anno con voi e la festa del congedo così bella che gli avete fatto. Non dimenticate ciò che vi ha insegnato, non dimenticate la misericordia, che Dio vi vuole tanto bene, che ci ama sempre e perdona tutto. Sempre (lo fa) il cuore di Dio. E non perdete la gioia, andate avanti perché il Vangelo è gioia, è pace, è stare insieme. Che Dio vi benedica! Vi do la mia benedizione e non dimenticate di pregare per me! Grazie!”
Che Dio benedica l’Honduras e la sua amata gente! Lodate il Signore perché è buona, infinita è la sua misericordia!