I catechisti, motore della missione della Chiesa
di Stefano Lodigiani
Il Motu Proprio “Antiquum ministerium” di Papa Francesco riconosce la dignità e l’importanza della figura del catechista per la missione della Chiesa. Ma riconosce anche la specifica figura del "catechista-missionario", fondamentale per l'opera di evangelizzazione
Durante una delle sue visite pastorali in Africa, Papa Giovanni Paolo II si rivolse ai catechisti dell’Angola, riuniti nella Cattedrale di Benguela, con queste parole che possono rispecchiare la realtà dei catechisti nelle giovani Chiese: “Cari catechisti, grande è la vostra missione nella Chiesa! Siete un autentico laicato d’avanguardia. Tante volte è dipeso da voi il consolidamento delle nuove comunità cristiane, per non dire la prima pietra della loro fondazione, con il primo annuncio del Vangelo a quanti non lo conoscevano. Se i missionari non potevano essere presenti o sono dovuti partire in tutta fretta subito dopo il primo annuncio, siete stati voi, i catechisti, a sostenere e formare i catecumeni, a preparare il popolo cristiano ai sacramenti, a insegnare la catechesi e ad assumervi l'animazione della vita cristiana nei loro villaggi o nei loro quartieri (...). Ringraziate il Signore per il dono della vostra vocazione, per mezzo della quale Cristo vi ha chiamati e scelti tra gli altri uomini e donne, affinché foste strumenti della sua salvezza. Rispondete con generosità alla vostra vocazione e avrete il vostro nome scritto nel cielo" (Benguela, 9 giugno 1992).
L’ultimo Annuario Statistico della Chiesa (2019) registra che i catechisti nel mondo sono 3.074.034. La ripartizione continentale, con i paesi dove sono presenti in numero maggiore, riporta le seguenti cifre: AFRICA: totale 439.219 (Rep.D.Congo 78.921; Mozambico 56.366; Algeria 43.018). AMERICA: totale 1.721.782. (Nord: Usa 325.259; Centro: Messico 288.628; Sud: Brasile 510.861). ASIA: totale 390.465 (India 145.877; Filippine 97.782; Vietnam 67.247). EUROPA: totale 508.650 (Italia 237.717; Spagna 97.822; Portogallo 53.995). OCEANIA: totale 13.918 (Australia 6.844; Papua Nuova Guinea 2.574); Is.Salomone 1.020).
Il Concilio Vaticano II, nel Decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad Gentes (n.17), citava “la schiera, tanto benemerita dell'opera missionaria costituita dai catechisti, sia uomini che donne, che animati da spirito apostolico e facendo grandi sacrifici, danno un contributo singolare ed insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa”. Riconoscendo che “il compito del catechista è della massima importanza”, Papa Paolo VI sottolineava l’importanza della loro formazione, “perché possano svolgere nella maniera migliore il loro compito” e suggeriva l’apertura di scuole diocesane e regionali, l’organizzazione di convegni e corsi di aggiornamento. Auspicava poi che “alla formazione ed al sostentamento dei catechisti si provveda convenientemente con sussidi speciali della sacra Congregazione di Propaganda Fide” e che ai catechisti convenientemente formati venisse conferita “la missione canonica nella pubblica celebrazione della liturgia, perché siano al servizio della fede con maggiore autorità agli occhi del popolo”.
La Pontificia Opera della Propagazione della Fede assegna annualmente parte dei suoi contributi destinandoli alla formazione dei catechisti e al loro sostentamento nei territori di missione. Le ultime cifre riportano circa 11 milioni e mezzo di dollari, per la maggior parte arrivati in Africa e in Asia, e in misura minore in America latina e Oceania. Anche la Pontificia Opera della Santa Infanzia, che per obiettivo l’apertura missionaria di bambini e ragazzi, è impegnata costantemente nell’ambito della formazione dei catechisti a livello locale, nella produzioni di guide e sussidi per catechisti e ragazzi, oltre che nella realizzazione di strutture dove si possano svolgere le attività catechistiche.
Nella sua “Guida per i Catechisti”, la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli riconosce l’importanza dei catechisti laici. “Sotto la guida dei sacerdoti, infatti, essi continuano ad annunciare con franchezza la "buona notizia" ai loro fratelli appartenenti ad altre religioni, preparandoli poi ad entrare nella comunità ecclesiale con il battesimo. Mediante l'istruzione religiosa, la preparazione ai sacramenti, l'animazione della preghiera e delle opere di carità, aiutano i battezzati a crescere nel fervore della vita cristiana. Dove i sacerdoti sono scarsi, essi vengono anche incaricati di guidare pastoralmente piccole comunità dislocate dal centro. Spesso sono chiamati a testimoniare la loro fedeltà sostenendo dure prove e dolorose privazioni. La storia passata e recente dell'evangelizzazione, inoltre, attesta la loro coerenza fino al dono della vita. Davvero i catechisti sono un vanto della Chiesa missionaria!”
Spiega all'Agenzia Fides il Prof. D. Luciano Meddi, Ordinario di Catechesi Missionaria alla Pontificia Università Urbaniana, tratteggiando la figura del catechista, con particolare riguardo al suo servizio ecclesiale nei territori di missione: “Il Motu Proprio “Antiquum ministerium” riconosce la dignità e l’importanza di questa figura per la missione della Chiesa. Ma riconosce anche la specifica figura del catechista-missionario. Questo riconoscimento è un momento importante per il cammino missionario, perché fa del catechista un vero agente missionario e non solo un supplente. Al 31 dicembre 2019 il numero dei catechisti ha raggiunto quota 3.074.034 (Annuario Statistico della Chiesa). È un segnale molto positivo per la missione, perché si conclude un lungo cammino. La Maximum illud (1919) di Benedetto XV, che pure aveva riconosciuto l’importante ruolo delle religiose, riteneva che «riguardo alla spiegazione della dottrina cristiana, il diligente Missionario non l’affidi ai catechisti, ma la tenga per sé come una mansione tutta sua propria, anzi come il principale dei suoi obblighi». Sarà invece Ad gentes a riconoscerli come veri e propri costruttori di Chiesa. Il Decreto missionario li definisce «schiera degna di lode, tanto benemerita dell'opera missionaria tra le genti... Essi, animati da spirito apostolico e facendo grandi sacrifici, danno un contributo singolare e insostituibile alla propagazione della fede e della chiesa» (AG 17)."
"Molti recenti interventi ecclesiali - continua il prof. Meddi - avevano richiesto questo riconoscimento negli ultimi decenni. Ultima la richiesta di «nuovi cammini per la ministerialità ecclesiale» fatta dalla Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Pan-Amazzonica (6-27 ottobre 2019). Questo non solo per la crisi numerica dei sacerdoti, ma come manifestazione del principio battesimale che fonda la corresponsabilità di tutti i credenti nel compito dell’annuncio e della edificazione della Chiesa. Così infatti insegna Lumen gentium al n. 35 (cf. anche AA 2). D’altra parte Papa Francesco ha affermato più volte che «ciascuno di noi è una missione nel mondo».
Questo riconoscimento di stabilità di figure laicali nelle diverse comunità è un potenziamento missionario delle comunità stesse. Il Papa fa del catechista un agente. Anzi, riconosce che già lo è di fatto; la missione infatti è realizzata dai catechisti: «l’intera storia dell’evangelizzazione di questi due millenni mostra con grande evidenza quanto sia stata efficace la missione dei catechisti» (AM, n. 3). Il documento, infatti, conosce bene le dimensioni missionarie del catechista".
I catechisti delle missioni sono donne e uomini apprezzati per la loro testimonianza nella comunità: "Sono spesso riconosciuti - nota Meddi - come veri e propri responsabili e animatori di comunità. «I Padri conciliari hanno ribadito più volte quanto sia necessario per la 'plantatio Ecclesiae' e lo sviluppo della comunità cristiana il coinvolgimento diretto dei fedeli laici nelle varie forme in cui può esprimersi il loro carisma» (AM, n. 4). E ancora: «anche ai nostri giorni, tanti catechisti capaci e tenaci sono a capo di comunità in diverse regioni e svolgono una missione insostituibile nella trasmissione e nell’approfondimento della fede». Dalle periferie della Chiesa viene infatti il modello delle piccole comunità missionarie inserite nella vita quotidiana. In esse «il Catechista è nello stesso tempo testimone della fede, maestro e mistagogo, accompagnatore e pedagogo che istruisce a nome della Chiesa» (AM, n. 6)".
Il docente sottolinea ancora: "Ai catechisti il documento affida sia il compito di evangelizzazione e primo annuncio, sia di accompagnatore della risposta di fede, sia la testimonianza per la trasformazione della società attraverso la «penetrazione dei valori cristiani nel mondo sociale, politico ed economico» (EG, n.102). In molti contesti missionari, nei villaggi e nelle enormi e marginalizzate periferie delle grandi capitali dei diversi sud del mondo, i catechisti come animatori di comunità fanno umanizzazione, azione sociale, guarigione, evangelizzazione, formazione dei cristiani, guidano la preghiera e presiedono al battesimo, ai matrimoni e accompagnano i lutti delle loro comunità. Il catechista missionario spesso offre la sua testimonianza in contesti di minoranza cristiana. Per questo vivono in prima persona la necessità dell’adattamento, del dialogo interreligioso, della difesa pubblica o della testimonianza silenziosa del Vangelo. Lo possono fare perché si affidano allo Spirito che li ha generati alla missione; infatti «lo Spirito chiama anche oggi uomini e donne perché si mettano in cammino per andare incontro ai tanti che attendono di conoscere la bellezza, la bontà e la verità della fede cristiana» (AM, n. 5)".
Ma il Papa - conclude il prof Meddi - sa che i catechisti missionari troppo spesso sono martiri in un secolo di martiri: «La lunga schiera di beati, santi e martiri catechisti …costituisce una feconda sorgente non solo per la catechesi, ma per l’intera storia della spiritualità cristiana» (AM, n. 3). Il 23 aprile, abbiamo celebrato la beatificazione dei martiri di Quiché: 3 sacerdoti missionari e 7 laici, “fedeli testimoni di Dio”. Ma la lista è tragicamente lunga. Il compito della evangelizzazione viene ora rinforzato con questo riconoscimento del catechista come ministero istituito (stabile) nelle comunità. Nella difficoltà in cui si trova il ministero ordinato dei sacerdoti, la figura del catechista potrà quindi rappresentare la stabilità missionaria nel variare delle diverse situazioni”.
Non sono pochi, infatti, i catechisti che, in tutti i continenti, sono rimasti fedeli al mandato ricevuto di annunciare Cristo ed il suo Vangelo fino al sacrificio supremo della loro vita. Uomini, donne e persino ragazzi, animati dallo Spirito, sono stati autentici «testimoni di sangue» del Cristo. Guardando a questa “innumerevole schiera” ne ricordiamo alcuni che sono stati beatificati.
Il 24 maggio 2014 è stato beatificato il missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) padre Mario Vergara ed il catechista Isidoro Ngei Ko Lat, morti martiri in Birmania, in odio alla fede, nel maggio 1950. Papa Francesco il 21 maggio aveva auspicato: “La loro eroica fedeltà a Cristo possa essere di incoraggiamento e di esempio ai missionari e specialmente ai catechisti che nelle terre di missione svolgono una preziosa e insostituibile opera apostolica, per la quale tutta la Chiesa è loro grata”. Non ci sono molte notizie circa la vita del catechista Isidoro Ngei Ko Lat, che è il primo fedele birmano ad essere beatificato. Battezzato il 7 settembre 1918, Isidoro apparteneva ad una famiglia di agricoltori, convertiti al cattolicesimo. Sin da piccolo frequentava i missionari e andava spesso con loro. Entrò nel seminario minore di Toungoo, dimostrando zelo e impegno, ma a causa della salute cagionevole dovette rientrare in famiglia. Deciso ad impegnarsi comunque per il Signore, non si sposò e aprì nel suo villaggio una scuola privata gratuita, in cui impartiva anche lezioni di catechismo. Nel 1948 l’incontro con p.Vergara, che lo invita a svolgere il servizio di catechista a Shadaw. Isidoro rimarrà al fianco del missionario fino al martirio.
I Beati martiri Davide Okelo e Gildo Irwa sono due giovani catechisti ugandesi, che vissero agli inizi del XX secolo. Appartenevano alla tribù Acholi, i cui componenti ancora oggi abitano prevalentemente il Nord dell'Uganda. Il loro martirio avvenne tre anni dopo la fondazione da parte dei missionari Comboniani della missione di Kitgum (1915). I due giovani erano legati da una profonda amicizia e dal desiderio di far conoscere il cristianesimo ai loro connazionali. Non si conosce esattamente la loro data di nascita, ma quella del battesimo (6 giugno 1916), della cresima (15 ottobre dello stesso anno) e del martirio (19 ottobre 1918). A quel tempo Davide aveva 16/18 anni e Gildo 12/14. Nei primi mesi del 1917, essendo deceduto il catechista del villaggio di Paimol, Davide chiese al superiore della missione di Kitgum di poterlo sostituire. Gli venne assegnato come aiutante il giovane Gildo Irwa. Il missionario gli presentò le difficoltà di tale impegno, ma Davide avrebbe risposto: «Io non temo la morte. Anche Gesù è morto per noi!». A Paimol si dedicarono senza risparmiarsi alla loro missione, oltre a guadagnarsi il cibo lavorando nei campi. Insegnavano il catechismo, guidavano le preghiere, animavano i canti. In poco tempo erano benvoluti da tutti. Tra il 18 e il 20 ottobre 1918 morirono trafitti dalle lance di due Adwi, che avevano preso le armi contro le imposizioni dei capi coloniali. Prima di ucciderli gli chiesero di lasciare il villaggio e l’insegnamento del catechismo, così avrebbero avuto salva la vita, ma essi rifiutarono. Sono stati beatificati il 20 ottobre 2002, Giornata Missionaria Mondiale.
Il beato Peter ToRot (1912-1945), laico catechista, martire, primo beato della Papua Nuova Guinea, venne ucciso ai tempi dell’occupazione giapponese per aver rifiutato di accettare la poligamia. E’ ricordato come uomo di coraggio e fortezza nella fede, di preghiera, oltre che di determinazione nel seguire Gesù Cristo con la sua vita fino alle conseguenze estreme. Peter ToRot era un "cristiano della seconda generazione" che seguiva le orme dei suoi genitori. Era un padre di famiglia, catechista, insegnante, ed è morto martire in difesa della sua fede cristiana, dopo aver lavorato duramente per diventare un buon insegnante e un bravo catechista. Sposatosi, visse una vita coniugale e familiare secondo gli insegnamenti del Vangelo. Difese i valori del matrimonio e resistette alla tradizionale cultura della poligamia e alle leggi dell'esercito imperiale giapponese, e morì sostenendo la sua fede. E’ stato beatificato il 17 gennaio 1995 da Giovanni Paolo II durante il suo viaggio pastorale in Papua.
La Beatificazione di dieci martiri della diocesi guatemalteca di Quiché si è svolta a Santa Cruz del Quiché il 23 aprile 2021. Questa terra, come gran parte dell’America latina, è stata bagnata dal sangue di tanti martiri, "fedeli testimoni di Dio" e del suo Vangelo, impegnati a costruire la comunità e la società secondo i valori del Regno. I 3 sacerdoti missionari e 7 laici, tra cui un ragazzo di 12 anni, vennero uccisi in odio alla fede tra il 1980 e il 1991. Erano spinti unicamente dall’amore a Dio e ai fratelli più poveri, in un periodo di persecuzione della Chiesa e di violenza contro tutta la popolazione. Oltre ai sacerdoti, Missionari del Sacro Cuore di Gesù, tutti nati in Spagna, sono stati beatificati 7 laici: Domingo del Barrio Batz, sposato, ucciso insieme a padre Cirera; Juan Barrera Méndez, 12 anni, membro dell’Azione Cattolica; Tomás Ramírez Caba, sposato, sacrestano; Nicolás Castro, catechista e ministro straordinario della Comunione; Reyes Us Hernández, sposato, impegnato nelle attività pastorali; Rosalío Benito, catechista e operatore pastorale; Miguel Tiu Imul, sposato, direttore dell’Azione Cattolica e catechista. Nel messaggio per la beatificazione, i Vescovi del Guatemala hanno scritto: “Benedetto è il sangue versato da questi nostri fratelli, perché loro, con la loro testimonianza, ci hanno mostrato cosa significa amare Gesù Cristo… Beati i martiri di un popolo indigeno benedetto dalla fede in Gesù Cristo, perché ci hanno mostrato fino a che punto può arrivare la dedizione di un catechista o di un missionario”.