Teresa di Lisieux, Dottore della Missione evangelizzatrice della Chiesa
di François-Marie Léthel *
Santa Teresa di Lisieux è stata dichiarata Patrona delle Missioni da Pio XI in 1927, prima di essere proclamata Dottore della Chiesa da san Giovanni Paolo II nel 1997. Teresa è Dottore della Missione evangelizzatrice della Chiesa in questo inizio del Terzo Millennio: a conclusione del Mese Missionario Straordinario, un viaggio alle radici della dottrina e teologia missionaria della santa
Santa Teresa di Lisieux è stata dichiarata Patrona delle Missioni da Pio XI in 1927, prima di essere proclamata Dottore della Chiesa da san Giovanni Paolo II nel 1997. Alla luce di questi due titoli, vorrei parlare di Teresa come Dottore della Missione evangelizzatrice della Chiesa in questo inizio del Terzo Millennio. Si tratta dunque della dottrina, della teologia missionaria della nostra santa.
Per comprenderla bene, conviene ricordare le ultime parole di Gesù Risorto che concludono il vangelo di Matteo:
Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28, 18-20,).
Matteo era uno dei dodici apostoli, ed era presente a questo momento e ci riporta fedelmente queste ultime parole di Gesù che vanno a comandare nel mondo intero la missione evangelizzatrice della Chiesa fino alla fine dei tempi.
Nello stesso senso, san Paolo, l'apostolo delle genti, scriveva a Timoteo:
Dio nostro Salvatore vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo è Dio, ed è uno solo il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti (I Tm 2, 3-6).
Teresa ha compreso e vissuto in modo nuovo questa affermazione di san Paolo. Più e meglio di tutti gli altri Dottori della Chiesa, ella ha raggiunto questa volontà amante e misericordiosa di Dio per la salvezza di tutti gli uomini, questa salvezza che Gesù l'uomo-Dio ha compiuto definitivamente nella sua Passione Redentrice e nella sua Risurrezione.
La nostra santa ha vissuto alla fine del XIX° secolo che è stato allo stesso tempo il grande secolo delle Missioni cristiane ed il grande secolo dell'ateismo moderno e della scristianizzazione. Parlo delle missioni cristiane, perché si tratta delle missioni cattoliche e protestanti in Asia, in Africa ed in Madagascar, con un grande numero martiri. Si può ricordare che i primi martiri del Madagascar sono protestanti, e che i martiri dell'Uganda sono cattolici e protestanti. I missionari cattolici sono in grande maggioranza francesi. Ma questa stessa Europa che manda tanti missionari cristiani nelle altre parti del mondo è raggiunta da un profondo movimento di scristianizzazione che tocca particolarmente la Francia. È l'epoca dei grandi filosofi dell'ateismo, come Marx, Nietzche, ed anche dell'anticristianesimo militante.
Lo straordinario influsso di Teresa dopo la sua morte ha toccato specialmente le missioni cattoliche. Sono stati dei vescovi missionari del mondo intero che hanno chiesto a Pio XI di proclamarla patrona di tutte le missioni. All'origine di questo movimento, c'è un vescovo del Quebec, il Servo di Dio Ovide Charlebois OMI, missionario nel grande nord del Canada.
Teresa esprime molto bene il senso della sua vocazione quando scrive nella sua Storia di un'anima: "Ciò che venivo a fare al Carmelo, l'ho dichiarato ai piedi di Gesù Ostia, nell'esame che precedette la mia professione: Sono venuta per salvare le anime e soprattutto a pregare per i sacerdoti" (Ms A, 69v).
Alla fine della sua vita, in una lettera a Maurice Bellière, suo primo fratello spirituale e futuro missionario di Nostra Signora d'Africa (Padri Bianchi), Teresa ha dato la più bella definizione della sua missione sulla terra come in cielo con queste semplici parole: "Amare Gesù e farlo amare" (LT 220). E' nel più profondo la missione della Chiesa e di ciascuno di noi. Non si può amare Gesù senza farlo amare, e non si può far amare senza amarlo personalmente.
Un po' più tardi, nella sua ultima lettera all' altro fratello spirituale, il Padre Adolphe Roulland delle Missioni Straniere di Parigi (MEP), missionario in Cina, Teresa parla della sua missione che va a continuare al Cielo:
Non conto di restare inattiva in Cielo, il mio desiderio è di lavorare ancora per la Chiesa e le anime, lo chiedo al buon Dio e sono certa che mi esaudirà (...). Ciò che mi attira verso la Patria dei Cieli, è la chiamata del Signore, è la speranza di amarlo finalmente come l'ho tanto desiderato, e il pensiero che potrò farlo amare da una moltitudine di anime che lo benediranno eternamente (LT 254).
Tale è dunque la missione di Teresa, che continua ad accompagnarci dalla sua potente preghiera, e che ci lascia nella sua Storia di un'anima una delle più belle sintesi della fede cattolica e della vita cristiana. E' una vera Somma teologica, un catechismo ed un meraviglioso manuale di evangelizzazione. Ricordiamo che la Storia di un'anima riunisce i principali scritti di Teresa, che sono i tre Manoscritti autobiografici A, B e C e le due preghiere essenziali che sono la sua preghiera del 8 settembre 1890 nel giorno della sua Professione e la sua Offerta all'Amore Misericordioso. In relazione con la Storia di un'anima vanno letti tutti gli altri scritti della santa: le Lettere (LT), le Poesie (P), e le Opere teatrali ("Pie Ricreazioni", PR) .
Adesso prenderemo in mano la Storia di un'anima, rileggendo alcuni testi particolarmente illuminanti per la missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo di oggi. Sappiamo che questo libro è una sorgente essenziale per il nostro Papa Francesco. Lo porta anche con sé nei suoi viaggi .
La presenza missionaria universale di Teresa è simboleggiata dal viaggio delle sue reliquie in tutte le parti del mondo. Sono appena arrivate in Egitto, in questo grande e magnifico paese, dove rimarranno per un lungo periodo. Sarà sicuramente molto importante al livello del dialogo ecumenico con i nostri fratelli copti ortodossi ed anche del dialogo inter-religioso con i nostri fratelli musulmani. Tutto vengono a pregarla nel suo santuario al Cairo!
In questo contesto, mi è venuta l'ispirazione di paragonare la Storia di un'anima alle più antiche piramidi d'Egitto che sono delle piramidi a gradoni o piani. Ne faremo l'ascensione sotto la guida di Teresa, dalla base fino al cima.
La base più larga è manifestata nelle prime ed ultime pagine della Storia di un'anima (il prologo del Manoscritto A e l'epilogo del Manoscritto C). E' l'Assoluto dell'Amore di Gesù, creatore e salvatore di tutti gli uomini, sorgente di questa vera evangelizzazione che si fa per l'attrazione del suo Amore.
Su questa base, il primo piano della piramide è delimitato dalla Grazia di Natale 1886 (raccontata al centro del Manoscritto A) e la Grazia di Pasqua 1896 (raccontata all'inizio del Manoscritto C). Questi due grandi avvenimenti, fondamentali per l'evangelizzazione, corrispondono al nome della nostra santa: Teresa di Gesù Bambino del Santo Volto.
Si può salire allora al secondo piano che è quello della Santa Chiesa, corpo mistico e sposa di Gesù. E' tutta la santità e la bellezza della Chiesa nella piccolezza di Maria, che Teresa ci rivela nelle sue due preghiere a Gesù del 8 settembre 1890 (nel giorno della sua professione), e del 8 settembre 1896 (Manoscritto B), sempre nella prospettiva della missione.
Infine, Teresa ci conduce alla cima della piramide proponendoci la sua Offerta all'amore Misericordioso, per diventare dei santi evangelizzatori nel mondo di oggi.
I/ L'Assoluto dell'Amore di Gesù, creatore e salvatore di tutti gli uomini, sorgente della vera "Evangelizzazione per attrazione" (Dal prologo del Manoscritto A all'epilogo del Manoscritto C)
Tutta la Storia di un'anima è inclusa tra questi due testi magnifici che sono il Prologo del Manoscritto A e l'Epilogo del Manoscritto C, delimitando la base più larga della piramide.
- Il Prologo del Manoscritto A: L'amore di Gesù Creatore e Salvatore di tutti gli uomini
Per ubbidienza, Teresa comincia "la storia della sua anima" utilizzando fin dall'inizio il simbolo evangelico del fiore. In una pagina, ella passa dalla sua anima a tutte le anime. All'inizio, affida tutto il suo lavoro di scrittura a Maria (continuamente presente nella sua vita) davanti alla statua della Madonna del Sorriso, poi apre il vangelo che porta sempre sul suo cuore . Dopo aver citato san Paolo nella Lettera ai Romani, la santa si pone una grave domanda riguardo all'estrema diversità delle situazioni umane, e specialmente di tutti quelli che hanno vissuto senza conoscere il Signore. A questa domanda posta dal Libro della Scrittura, Gesù creatore risponde nel "libro della natura". Bisogna citare questo testo splendido che ci dà fin dall'inizio la tonalità missionaria della Storia di un'anima:
Mi chiedevo perché i poveri selvaggi, per esempio, morissero in gran numero prima di aver perfino inteso pronunciare il nome di Dio...
Gesù si è degnato di istruirmi su questo mistero: mi ha messo davanti agli occhi il libro della natura e ho capito che tutti i fiori che ha creato sono belli, che lo splendore della rosa e il candore del Giglio non tolgono il profumo alla piccola violetta o la semplicità incantevole alla pratolina... Ho capito che, se tutti i fiori piccoli volessero essere rose, la natura perderebbe il suo manto primaverile, i campi non sarebbero più smaltati di piccoli fiori...
Così avviene nel mondo delle anime che è il giardino di Gesù. Egli ha voluto creare i grandi santi che possono essere paragonati al Giglio e alle rose, ma ne ha creati anche di più piccoli e questi devono accontentarsi di essere delle pratoline o delle violette destinate a rallegrare lo sguardo del buon Dio quando Egli lo abbassa verso terra: la perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell'essere ciò che Egli vuole che noi siamo...
Ho capito inoltre che l'amore di Nostro Signore si rivela tanto nell'anima più semplice che non resiste in nulla alla sua grazia, quanto nell'anima più sublime: infatti, essendo proprio dell'amore abbassarsi, se tutte le anime somigliassero a quelle dei Santi dottori che hanno illuminato la Chiesa con la chiarezza della loro dottrina, sembrerebbe che il buon Dio non discenda abbastanza in basso venendo fino al loro cuore. Ma Egli ha creato il bambino che non sa niente e che emette solo deboli grida, ha creato il povero selvaggio che per guidarsi ha solo la legge della natura ed è fino al loro cuore che Egli si degna di abbassarsi: sono quelli i fiori dei campi la cui semplicità Lo rapisce! Scendendo così, il buon Dio mostra la sua grandezza infinita.
Come il sole illumina nello stesso tempo i cedri e ogni fiorellino come se esso fosse il solo sulla terra, così Nostro Signore si occupa in modo particolare di ogni anima come se essa fosse unica nel suo genere; e come nella natura tutte le stagioni sono regolate in modo da far sbocciare nel giorno stabilito la pratolina più umile, così tutto corrisponde al bene di ogni anima (Ms A, 2v-3r).
Come Gesù nel vangelo, Teresa si esprime in parabole. Ci dà un magnifico esempio della sua teologia simbolica che riunisce il libro della Scrittura ed il libro della Natura (cioè della creazione) intorno a questo grande simbolo antropologico del fiore, significando al tempo stesso la bellezza e la fragilità dell'essere umano in questa vita sulla terra . In questo breve testo, Teresa è passata immediatamente dalla sua anima a tutte le anime, a questo "mondo delle anime che è il giardino di Gesù", dal più grande santo fino al "povero selvaggio" pagano, secondo il linguaggio dell'epoca. Ogni essere umano è creato e è salvato da Gesù, Dio ed uomo, amato personalmente da Lui. Nello stesso senso, Teresa afferma spesso la sua certezza che Gesù già la conosceva e pensava a Lei .
Così la Storia di un'anima si apre con questa visione di tutta l'umanità creata e salvata dall'Amore Misericordioso di Gesù, una visione inseparabilmente personale e comunitaria. È la stessa visione che è sviluppata in modo meraviglioso nell'epilogo del Manoscritto C.
L'epilogo del Manoscritto C: L'attrazione universale dell'Amore di Gesù, anima della vera Evangelizzazione
Le ultime pagine della Storia di un'anima (Manoscritto C, 33v-37v) sono un lungo commento di un testo biblico: Le parole della sposa a suo Sposo nel Cantico dei Cantici: "Attirami, noi correremo all'odore dei tuoi profumi" (Ct 1, 3). E' sempre la stessa spiritualità personale e missionaria di Teresa, che consiste in amare Gesù e farlo amare, ma adesso espressa nella dinamica dell'attrazione. Difatti, secondo il nostro Papa Francesco: "La Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione" (Evangelii Gaudium n. 14), perché "non è cercare nuovi soci per questa “società cattolica”, no, è far vedere Gesù: che Lui si faccia vedere nella mia persona, nel mio comportamento; e aprire con la mia vita spazi a Gesù" (Discorso del 20 maggio 2019 al Pontificio Istituto Missioni Estere).
Commentando queste parole della sposa: "Attirami, noi correremo", Teresa esprime tutta la sua potente spiritualità cristocentrica, inseparabilmente personale e comunitaria, questa "mistica del noi" così cara al nostro Papa Francesco. È una luce, un'intuizione spirituale ricevuta da Gesù dopo la comunione, come è spesso il caso nell'esperienza mistica di Teresa che è sempre eucaristica e biblica. Il suo commento comincia in forma di preghiera:
O Gesù, dunque non è nemmeno necessario dire: Attirando me, attira le anime che amo. Questa semplice parola: «Attirami» basta. Signore, lo capisco, quando un'anima si è lasciata avvincere dall'odore inebriante dei tuoi profumi, non potrebbe correre da sola, tutte le anime che ama vengono trascinate dietro di lei: questo avviene liberamente, senza fatica, è una conseguenza naturale della sua attrazione verso di te. Come un torrente che si getta impetuoso nell'oceano trascina dietro di sé tutto ciò che ha incontrato al suo passaggio, così, o mio Gesù, l'anima che si immerge nell'oceano senza sponde del tuo amore attira con sé tutti i tesori che possiede... Signore, tu lo sai, io non ho affatto altri tesori se non le anime che ti è piaciuto unire alla mia; questi tesori, sei tu che me li hai affidati (Ms C, 34r).
Qui, Teresa esprime questa attrazione personale e comunitaria dell'amore di Gesù col simbolo dell'acqua, simbolo dello Spirito Santo. E' la grazia del battesimo che è diventata in Teresa questo torrente impetuoso (cf Ez 47) che si getta nell'oceano dell'Amore di Gesù, trascinando con lui una moltitudine di anime. E' un'immagine molto bella della missione di Teresa durante la sua vita terrestre e nella sua vita al Cielo. Quando parla delle anime che ama, bisogna ricordare che si tratta di tutte le anime senza eccezione, dalle più vicine che sono le sorelle della sua comunità fino alle più lontane che sono gli atei del suo tempo.
Infine, Teresa commenta di nuovo le parole: "Attirami, correremo", con l'altro grande simbolo dello Spirito Santo che è il fuoco, ritrovando spontaneamente l'espressione simbolica della divinizzazione nella teologia dei Padri della Chiesa: L'umanità divinizzata è come il ferro reso incandescente dal fuoco. Bisogna citare questo splendido testo:
Ecco la mia preghiera, chiedo a Gesù di attirarmi nelle fiamme del suo amore, di unirmi così strettamente a Lui, in modo che Egli viva ed agisca in me. Sento che quanto più il fuoco dell'amore infiammerà il mio cuore, quanto più dirò: Attirami, tanto più le anime che si avvicineranno a me (povero piccolo rottame di ferro inutile, se mi allontanassi dal braciere divino), correranno rapidamente all'effluvio dei profumi del loro Amato, perché un'anima infiammata di amore non può restare inattiva, certo come Santa Maddalena resta ai piedi di Gesù, ascolta la sua parola dolce ed infuocata. Sembrandole di non dare niente, dà molto di più di Marta che si agita per molte cose e vorrebbe che la sorella l'imitasse. Non sono i lavori di Marta che Gesù biasima: a questi lavori, la sua Madre divina si è umilmente sottomessa per tutta la sua vita poiché doveva preparare i pasti per la Santa Famiglia. È solo l'inquietudine della sua ardente ospitante che vorrebbe correggere. Tutti i santi l'hanno capito e in modo più particolare forse quelli che illuminarono l'universo con la loro dottrina evangelica. Non è forse dall'orazione che i Santi Paolo, Agostino, Giovanni della Croce, Tommaso d'Aquino, Francesco, Domenico e tanti altri illustri Amici di Dio hanno attinto questa scienza Divina che affascina i geni più grandi? Uno Scienziato ha detto: «Datemi una leva, un punto d'appoggio, e solleverò il mondo.» Quello che Archimede non ha potuto ottenere perché la sua richiesta non era rivolta a Dio ed era espressa solo dal punto di vista materiale, i Santi l'anno ottenuto in tutta la sua pienezza. L'Onnipotente ha dato loro come punto d'appoggio: Se stesso, e Sé Solo. Come leva: L'orazione, che infiamma di un fuoco d'amore, ed è così che essi hanno sollevato il mondo, è così che i Santi ancora militanti lo sollevano e i Santi futuri lo solleveranno fino alla fine del mondo (Ms C, 36rv).
Teresa abita il Vangelo con le persone più vicine a Gesù: Maria e Giuseppe (la Santa Famiglia), Marta e Maria di Betania (identificata con la Maddalena). Dal punto di vista teologico, il testo di Teresa è splendido, con il suo accento sulla preghiera: la sua preghiera che chiede a Gesù il fuoco del suo amore, questa preghiera personale e comunitaria dell'orazione che infiamma di un fuoco d'amore e che è la sorgente della scienza di tutti i santi . Così, Teresa abbraccia tutta la storia della Chiesa, dalle origini fino alla fine del mondo, mettendo in luce il ruolo privilegiato dei santi per sollevare il mondo. Penso che ciascuno di noi deve appropriarsi personalmente questo testo di Teresa, poiché siamo chiamati tutti alla santità, a questa santità personale e comunitaria che è la sorgente il la vera evangelizzazione per attrazione.
II/ Teresa di Gesù Bambino del Santo Volto: Dalla Grazia di Natale 1886 alla Grazia di Pasqua 1896
Sulla base di questi due testi fondamentali che inquadrano tutta la Storia di un'anima, possiamo comprendere meglio questi due avvenimenti raccontati da Teresa: La "Grazia di Natale" 1886 (al centro del Manoscritto A), e la "Grazia di Pasqua" 1896 (all'inizio del Manoscritto C) che delimitano il primo piano della piramide e che sono due grandi grazie di evangelizzazione.
- La Grazia di Natale 1886 ed il saluto del criminale Pranzini, "primo figlio" di Teresa
Il racconto della Grazia di Natale e della salvezza del criminale Pranzini (Ms A, 44r-46v) è uno dei testi più belli di Teresa, più ricchi e originali dal punto di vista teologico. Nella notte di Natale 1886, la giovane di 14 anni vive un'esperienza di trasformazione interiore chiamata da lei "la mia completa conversione". Attraverso una piccola cosa, uno sforzo nuovo per superare se stessa, Teresa sperimenta personalmente "l'ammirabile scambio" dell'Incarnazione, sempre in un contesto eucaristico: "Tornavamo dalla messa di mezzanotte nella quale avevo avuto la felicità di ricevere il Dio forte e potente". Il racconto di Teresa è un bellissimo commento personale del Vangelo di Natale. Gesù fa uscire Teresa dalle "fasce dell'infanzia", nel senso negativo di un certo infantilismo (la sua ipersensibilità) quando Egli nasce come questo bambino piccolo e povero che Maria avvolge nelle fasce (cf Lc 2, 7). E' l'ammirabile scambio tra la grandezza della divinità e la piccolezza dell'umanità che viene sperimentato e perfettamente espresso da Teresa: "In quella notte nella quale si fece debole e sofferente per mio amore, Egli mi rese forte e coraggiosa". La giovane "esce dall'infanzia" e "comincia una corsa da gigante". Questa trasformazione personale è orientata immediatamente verso la missione. In riferimento al racconto della pesca miracolosa nel vangelo di Luca (ch 5), Teresa afferma che Gesù fece di lei "un pescatore di anime."
La prima tappa di questa corsa che in pochi anni condurrà Teresa alla più alta santità viene raccontata subito dopo: E' la salvezza del criminale Pranzini, chiamato da lei il mio primo figlio. Nel suo racconto, la santa passa immediatamente dal Presepio alla Croce (nello stesso paragrafo), e questo prima di entrare al Carmelo dove riceverà il nome di Teresa di Gesù Bambino del Santo Volto. Il punto di partenza di questa nuova grazia è lo sguardo di Teresa su una semplice immagine di Gesù Crocifisso durante la Messa della Domenica, uno sguardo intenso di fede, di speranza e di amore che la fa penetrare nel Mistero della Redenzione.
Come santa Caterina da Siena, Teresa è affascinata dal Sangue di Gesù che contiene tutta la salvezza dell'umanità e che solo può cancellare tutti i più grandi peccati. E così prende la decisone di tenersi spiritualmente ai piedi della Croce per raccogliere il Sangue di Gesù e comunicarlo alle anime più bisognose, cioè i grandi peccatori più esposti al pericolo della dannazione eterna. Appena Teresa ha preso questa decisione, Gesù fa risuonare nel suo cuore la stessa parola rivolta a sua Madre: Donna, ecco tuo figlio (Gv 19, 26). Ma questo avviene ancora nel modo più semplice, senza niente di straordinario, attraverso le notizie dei giornali riguardo al criminale Henri Pranzini, condannato a morte e impenitente. Così, Gesù dà come primo figlio a Teresa un uomo che si trova nella situazione apparentemente più disperata, ed è proprio per lui che Teresa "spera contro ogni speranza". Ascoltiamo l'inizio del suo racconto:
"Sentii parlare di un grande criminale che era appena stato condannato a morte per dei crimini orribili: tutto faceva credere che sarebbe morto nell’impenitenza. Volli ad ogni costo impedirgli di cadere nell’inferno; allo scopo di riuscirvi usai tutti i mezzi immaginabili: capendo che da me stessa non potevo nulla, offrii al Buon Dio tutti i meriti infiniti di Nostro Signore, i tesori della Santa Chiesa".
Dal punto di vista teologico, l'espressione di Teresa è molto precisa riguardo al grande pericolo dell'inferno per questo criminale impenitente che fra poco sarà giustiziato. La giovane sa che l'ora della morte è decisiva per la salvezza eterna dell'anima. Nella parte successiva del suo racconto esprime in modo stupendo la certezza della sua speranza per la salvezza eterna di Pranzini "anche se non si fosse confessato e non avesse dato alcun segno di pentimento, tanto avevo fiducia nella Misericordia Infinita di Gesù". Facendo celebrare la Messa per lui e con la sua preghiera di intercessione, Teresa ha la certezza di metterlo a contatto con il Sangue di Gesù che egli accoglierà sicuramente all'ultimo momento. Questa stupenda fiducia nella Misericordia Infinita di Gesù è la speranza vissuta all'estremo come speranza per un altro apparentemente disperato. All'ultimo momento, davanti alla ghigliottina, Pranzini bacerà il Crocifisso che gli presenta il cappellano. Questo piccolo segno di pentimento che Teresa aveva chiesto a Gesù non era necessario, ma era importante per riportarla al suo punto di partenza: l'immagine di Gesù Crocifisso contemplata durante la Messa. Bisogna leggere la fine del racconto di Teresa:
"Pranzini non si era confessato, era salito sul patibolo e stava per passare la testa nel lugubre foro, quando a un tratto, colto da una ispirazione improvvisa, si volta, afferra un Crocifisso che il sacerdote gli presentava e bacia per tre volte le piaghe sacre!... Poi la sua anima andò a ricevere la sentenza misericordiosa di Colui che dichiarò che in Cielo ci sarà più gioia per un solo peccatore che fa penitenza che per 99 giusti che non hanno bisogno di penitenza!...
Avevo ottenuto “il segno” richiesto e quel segno era l’immagine fedele delle grazie che Gesù mi aveva fatto per attirarmi a pregare per i peccatori. Non era forse davanti alle piaghe di Gesù, vedendo colare il suo sangue Divino che la sete delle anime era entrata nel mio cuore? Volevo dar loro da bere quel sangue immacolato che avrebbe purificato le loro macchie, e le labbra del “mio primo figlio” andarono a incollarsi sulle piaghe sacre!!!... Che risposta ineffabilmente dolce!... Ah! dopo quella grazia unica, il mio desiderio di salvare le anime crebbe ogni giorno; mi sembrava di udire Gesù che mi diceva come alla samaritana: “Dammi da bere!” Era un vero e proprio scambio d’amore; alle anime davo il sangue di Gesù, a Gesù offrivo quelle stesse anime rinfrescate dalla sua rugiada Divina: così mi sembrava di dissetarlo e più gli davo da bere più la sete della mia povera piccola anima aumentava ed era questa sete ardente che mi dava come la più deliziosa bevanda del suo amore... "
E' una delle pagine più belle di Teresa e più ricca di contenuti teologici sulla Redenzione, la Misericordia e la Speranza senza limiti, e anche sulla maternità spirituale vissuta con Maria nella Chiesa. Dall'anima di Pranzini, Teresa passa a tutte le anime, secondo la sua tipica espressione: Sauver les âmes ("salvare le anime", cioè tutte), e non solo Sauver des âmes ("salvare delle anime", cioè alcune, secondo l'espressione tipica dell'epoca).
E' un testo illuminante anche riguardo alla cooperazione della Chiesa all'opera della Redenzione. Solo Gesù è il Redentore, e la Chiesa non può aggiungere niente al suo Sangue, ma deve riceverlo e comunicarlo a tutti gli uomini in tutti i tempi e luoghi. In questo modo, Teresa appare come mediatrice tra Gesù e i peccatori, e si potrebbe dire anche corredentrice, e ci aiuta così a capire il vero senso di queste espressioni classicamente usate dai santi a proposito della Madonna. Infatti, Teresa vive questa esperienza di maternità spirituale con Maria.
La Grazia di Pasqua 1896, per la salvezza di tutti gli atei del mondo moderno
Dieci anni dopo la Grazia di Natale avviene la Grazia di Pasqua 1896 mediante la quale Teresa entra ancora più profondamente nella Passione redentrice di Gesù, portando dolorosamente nella sua anima questo nuovo peso del peccato contro la fede, quello degli atei del suo tempo, di questi nemici accaniti della Chiesa che per lei sono anche dei "fratelli" che devono essere salvati ad ogni costo. Il suo sconvolgente racconto di questa nuova Grazia si trova nelle prime pagine del Manoscritto C (4r-7v), ed è un racconto che si trasforma in una preghiera di intercessione per tutti questi poveri fratelli.
Qui ancora, siamo in presenza di una nuova pagina della storia della santità, dove la fede è vissuta eroicamente nelle più fitte tenebre del Calvario. L'esperienza di Teresa è come un puro riflesso di ciò che san Giovanni Paolo II ha chiamato la kenosi della fede di Maria accanto alla Croce di suo Figlio (Redemptoris Mater, n. 18). Si tratta della fede allo stesso tempo più provata e più forte, più eroica, che non ha mai dubitato. In profonda unione con Gesù sofferente, agonizzante ed abbandonato, Teresa entra nella passione del suo corpo (la malattia) e della sua anima (le tenebre). Perché è sempre con Gesù ed in Gesù che Teresa vive questa grande prova:
"Nei giorni così gioiosi del tempo pasquale, Gesù mi ha fatto sentire che ci sono veramente delle anime che non hanno fede, che per l'abuso delle grazie perdono questo tesoro prezioso, sorgente delle sole gioie pure e vere. Permise che la mia anima fosse invasa dalle tenebre più fitte e che il pensiero del Cielo così dolce per me non fosse altro che un motivo di lotta e di tormento".
Poi, in riferimento al prologo del vangelo di Giovanni, Teresa continua il suo racconto che si trasforma allora in preghiera:
"Il Re della patria del sole brillante è venuto a vivere 33 anni nel paese delle tenebre: ahimé! le tenebre non hanno affatto capito che questo Re Divino era la luce del mondo... Ma Signore, tua figlia l'ha capita la tua luce divina, ti chiede perdono per i suoi fratelli, accetta di mangiare per quanto tempo vorrai il pane del dolore e non vuole affatto alzarsi da questa tavola piena di amarezza alla quale mangiano i poveri peccatori prima del giorno che hai stabilito... Così ella può dire a nome suo, a nome dei suoi fratelli: Abbi pietà di noi Signore, perché siamo poveri peccatori!... Oh! Signore, rimandaci giustificati... Che tutti coloro che non sono affatto illuminati dalla luminosa fiaccola della Fede la vedano finalmente brillare... O Gesù se è necessario che la tavola insudiciata da essi sia purificata da un'anima che ti ama, accetto di mangiarvi da sola il pane della prova fino a quando ti piaccia introdurmi nel tuo regno luminoso. La sola grazia che ti domando è di non offenderti mai!"
Difatti, Teresa non si lascia mai andare al dubbio, all'indebolimento della sua fede, mentre porta dolorosamente nella sua anima le tenebre dell'ateismo moderno. La sua fede così provata diventa al contrario, ancora più forte e veramente eroica, come quella di Maria sul Calvario:
Credo di aver fatto più atti di fede da un anno che non durante tutta la mia vita. Ad ogni nuova occasione di lotta, quando i miei nemici vengono a sfidarmi, mi comporto da coraggiosa, sapendo che è viltà battersi in duello, volto le spalle ai miei avversari senza degnarli di uno sguardo, ma corro verso il mio Gesù, Gli dico che sono pronta a versare fino all'ultima goccia del mio sangue per testimoniare che esiste un Cielo. Gli dico che sono felice di non godere quel bel Cielo sulla terra affinché Egli lo apra per l'eternità ai poveri increduli.
Questo testo di Teresa è molto importante per noi, per la nuova evangelizzazione nella vecchia Europa scristianizzata, e specialmente nella Francia che è sempre più "terra di missione". Siamo chiamati a vivere la stessa fede forte e dolorosa, senza lasciarci contaminare dal dubbio e dal relativismo, con lo stesso amore fraterno per tutti gli atei che ci circondano, pregando con la stessa fiducia per la loro salvezza eterna.
III/ Santità e bellezza della Chiesa, nella piccolezza di Maria (dal 8 settembre 1890 al 8 settembre 1896)
La Preghiera a Gesù del 8 settembre 1896 (Manoscritto B)
Sei anni più tardi, nell'anniversario della sua Professione, Teresa scrive la lunga preghiera a Gesù del Manoscritto B, il suo capolavoro, dove ci racconta la sua scoperta del Cuore della Chiesa, cuore sempre ardente di amore, perché custodisce sempre il fuoco dello Spirito Santo dato da Gesù Risorto alla Pentecoste. Alla luce del Concilio Vaticano II, questo testo appare di un'attualità straordinaria, in rapporto col capitolo V del Costituzione Lumen Gentium sulla vocazione universale alla santità. Tutti gli uomini amati e salvati da Gesù sono chiamati a vivere nel Cuore della sua Chiesa per tendere alla pienezza dell'amore, a perfezione della carità che è l'essenza della santità.
L'anima di questa preghiera è sempre l'atto di amore a Gesù, ma adesso esteso alla Chiesa, siccome è esteso a Maria nell'ultima poesia Perché ti amo, O Maria! (P 54). Tale è il centro di questo Manoscritto, quando Teresa scrive: "O mio Gesù ti amo, amo la Chiesa mia madre" (Ms B, 4v). Sposa di Gesù e Madre degli uomini salvati da Lui, la Chiesa è totalmente relativa a Lui ed alla sua opera di Salvezza, cioè a tutta l'umanità salvata da Lui. Così non deve essere mai auto-referenziale, mai ecclesiocentrica, ma sempre cristocentrica. Il nostro Papa Francesco insiste molto su questo punto. Il testo di Teresa è dunque esemplare, come espressione del vero amore della Chiesa nell'amore di Gesù. Ciò era anche al cuore del Magistero di san Paolo VI .
Possiamo vedere nel testo di Teresa un autentico manifesto per la Riforma della Chiesa simul sancta e semper purificanda "allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di essere purificata" (Lumen Gentium, n. 8). Si tratta della Riforma permanente della Santa Chiesa, sempre ferita dal peccato del mondo ed ancora più dal peccato dei cristiani, ecclesiastici e laici. I veri riformatori della Chiesa sono i santi. Così santo Francesco d'Assisi era chiamato da Gesù a "riparare la sua casa caduta in rovine" e santa Catherine di Siena a guarire "la Dolce Sposa del Cristo diventata lebbrosa". Questo è evidentemente di grande attualità! Il nostro Papa Francesco c'invita tutti ad impegnarci con lui per questa profonda Riforma della Chiesa, camminando insieme verso la santità.
Teresa sperimenta come amando Gesù "il cuore, si allarga" (Ms C, 22r). Il suo cuore si dilata a tutte le dimensioni del Mistero di Gesù e della sua Chiesa, in tutta l'estensione della sua missione e di tutte le vocazioni, sulla Terra come in Cielo, in tutti i luoghi e tutti i tempi per la salvezza di tutte le anime:
"Essere tua sposa, Gesù, essere carmelitana, essere per l'unione con te, madre di anime , dovrebbe bastarmi... non è così... Certo, questi tre privilegi sono pur la mia vocazione, Carmelitana, Sposa e Madre, ma io sento in me altre vocazioni : mi sento la vocazione del Guerriero, del Sacerdote, dell'Apostolo, del Dottore , del Martire, insomma, sento il bisogno, il desiderio di compiere per te Gesù, tutte le opere più eroiche... Sento nella mia anima il coraggio di un Crociato, di uno Zuavo Pontificio , vorrei morire su un campo di battaglia per la difesa della Chiesa...
Sento in me la vocazione del Sacerdote: con quanto amore, o Gesù, ti porterei tra le mani quando, alla mia voce, discenderesti dal Cielo... Con quanto amore ti darei alle anime!... Ma ahimé! pur desiderando di essere Sacerdote, ammiro ed invidio l'umiltà di San Francesco d'Assisi e mi sento la vocazione di imitarlo rifiutando la sublime dignità del Sacerdozio.
O Gesù! mio amore, mia vita... come conciliare questi contrasti? Come realizzare i desideri della mia povera piccola anima?...Ah! nonostante la mia piccolezza, vorrei illuminare le anime come i Profeti, i Dottori; ho la vocazione di essere Apostolo... vorrei percorrere la terra, predicare il tuo nome e piantare sul suolo infedele la tua Croce gloriosa, ma, o mio Amato, una sola missione non mi basterebbe, vorrei al tempo annunciare il Vangelo nelle cinque parti del mondo e fino nelle isole più lontane... Vorrei essere missionaria non solo per qualche anno, ma vorrei esserlo stata dalla creazione del mondo ed esserlo fino alla consumazione dei secoli... Ma vorrei soprattutto, o mio Amato Salvatore, vorrei versare il sangue per te fino all'ultima goccia...Il Martirio: ecco il sogno della mia giovinezza, questo sogno è cresciuto con me sotto i chiostri del Carmelo. (...)
Gesù, Gesù, se volessi scrivere tutti i miei desideri, dovrei prendere il tuo libro di vita, là sono riportate le azioni di tutti i Santi e quelle azioni, vorrei averle compiute per te (Ms B, 2v-3r)".
Teresa ci fa salire ancora più in alto con due testi essenziali della Storia di un'anima: Prima la sua breve preghiera a Gesù scritta il 8 settembre 1890, giorno della sua Professione Religiosa nella festa della Natività di Maria , e poi la sua lunga preghiera a Gesù scritta 6 anni più tardi, l'8 settembre 1896, e che è il cuore del Manoscritto B. E' come il secondo piano della piramide, dove si contempla il Cuore della Sposa di Gesù, in una dinamica che va del cuore di Teresa al Cuore della Chiesa,
- La Preghiera a Gesù del 8 settembre 1890, al giorno della Professione religiosa
Teresa vive la sua Professione religiosa come un vero matrimonio spirituale, vissuto nella piccolezza evangelica di Gesù e di Maria, alla luce di questo mistero della Natività di Maria, come lo dice nel suo racconto del Manoscritto A: "Che bella festa, la Natività di Maria per diventare la sposa di Gesù! Era la piccola Santa Vergine di un giorno che presentava il suo piccolo fiore al piccolo Gesù" (77r).
Lo stesso giorno, ella scrive una breve preghiera che porta sul suo cuore, e che è come il contratto della sua alleanza con Gesù Sposo. Gli chiede tre cose: L'amore Infinito, la piccolezza estrema e la salvezza di tutte le anime senza eccezione. Osa chiedergli "che oggi nessuna anima sia dannata", aggiungendo alla fine queste parole: "Gesù, perdonami se dico delle cose che non bisogna dire, voglio solo rallegrarti e consolarti". Difatti, una tale domanda che Teresa rinnoverà ogni giorno, era contraria al pensiero comune dell'epoca molto influenzato dal giansenismo. Si pensava che tra tutti quelli che moriva ogni giorno, molti cadevano inevitabilmente nell'inferno.
Così, Teresa Dottore della Chiesa riesce per la prima volta a superare completamente ma problematica agostiniana della predestinazione che ha condizionato per molti secoli tutti i cristiani occidentali, cattolici e protestanti . La nostra santa ci dà la migliore espressione teologica della speranza per tutti (meglio di Balthasar), che non dimentica mai il pericolo dell'inferno, cioè la possibilità per la libertà umana di rifiutare per sempre la salvezza che Gesù offre a tutti .
Ma una tale speranza suppone una piena partecipazione alla sofferenza redentrice di Gesù, come Teresa dice in una delle sue ultime parole, il giorno stesso della sua morte, il 30 settembre 1897: "Non mi pento di essermi offerta all'amore (...). Mai avrei creduto che era possibile tanto soffrire! Mai! mai! Non posso spiegarmi ciò che per i desideri ardenti che ho avuto di salvare le anime."
Nello stesso senso, si può ricordare la forza delle ultime parole dell'Ave Maria: Santa Maria Madre di Dio prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte. Questa espressione: "Noi peccatori" include tutti gli uomini, confidando al "Cuore di Madre" di Maria i due momenti più importanti,: il momento presente e l'ultimo momento che sarà decisivo per la nostra salvezza eterna. Finis Ecclesiae salus animarum! La salvezza eterna delle anime, di tutte le anime, sarà sempre la grande intenzione del Cuore della Chiesa nella sua missione in tutta la sua storia.
La Preghiera a Gesù del 8 settembre 1896 (Manoscritto B)
Sei anni più tardi, nell'anniversario della sua Professione, Teresa scrive la lunga preghiera a Gesù del Manoscritto B, il suo capolavoro, dove ci racconta la sua scoperta del Cuore della Chiesa, cuore sempre ardente di amore, perché custodisce sempre il fuoco dello Spirito Santo dato da Gesù Risorto alla Pentecoste. Alla luce del Concilio Vaticano II, questo testo appare di un'attualità straordinaria, in rapporto col capitolo V del Costituzione Lumen Gentium sulla vocazione universale alla santità. Tutti gli uomini amati e salvati da Gesù sono chiamati a vivere nel Cuore della sua Chiesa per tendere alla pienezza dell'amore, a perfezione della carità che è l'essenza della santità.
L'anima di questa preghiera è sempre l'atto di amore a Gesù, ma adesso esteso alla Chiesa, siccome è esteso a Maria nell'ultima poesia Perché ti amo, O Maria! (P 54). Tale è il centro di questo Manoscritto, quando Teresa scrive: "O mio Gesù ti amo, amo la Chiesa mia madre" (Ms B, 4v). Sposa di Gesù e Madre degli uomini salvati da Lui, la Chiesa è totalmente relativa a Lui ed alla sua opera di Salvezza, cioè a tutta l'umanità salvata da Lui. Così non deve essere mai auto-referenziale, mai ecclesiocentrica, ma sempre cristocentrica. Il nostro Papa Francesco insiste molto su questo punto. Il testo di Teresa è dunque esemplare, come espressione del vero amore della Chiesa nell'amore di Gesù. Ciò era anche al cuore del Magistero di san Paolo VI .
Possiamo vedere nel testo di Teresa un autentico manifesto per la Riforma della Chiesa simul sancta e semper purificanda "allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di essere purificata" (Lumen Gentium, n. 8). Si tratta della Riforma permanente della Santa Chiesa, sempre ferita dal peccato del mondo ed ancora più dal peccato dei cristiani, ecclesiastici e laici. I veri riformatori della Chiesa sono i santi. Così santo Francesco d'Assisi era chiamato da Gesù a "riparare la sua casa caduta in rovine" e santa Catherine di Siena a guarire "la Dolce Sposa del Cristo diventata lebbrosa". Questo è evidentemente di grande attualità! Il nostro Papa Francesco c'invita tutti ad impegnarci con lui per questa profonda Riforma della Chiesa, camminando insieme verso la santità.
Teresa sperimenta come amando Gesù "il cuore, si allarga" (Ms C, 22r). Il suo cuore si dilata a tutte le dimensioni del Mistero di Gesù e della sua Chiesa, in tutta l'estensione della sua missione e di tutte le vocazioni, sulla Terra come in Cielo, in tutti i luoghi e tutti i tempi per la salvezza di tutte le anime:
"Essere tua sposa, Gesù, essere carmelitana, essere per l'unione con te, madre di anime , dovrebbe bastarmi... non è così... Certo, questi tre privilegi sono pur la mia vocazione, Carmelitana, Sposa e Madre, ma io sento in me altre vocazioni : mi sento la vocazione del Guerriero, del Sacerdote, dell'Apostolo, del Dottore , del Martire, insomma, sento il bisogno, il desiderio di compiere per te Gesù, tutte le opere più eroiche... Sento nella mia anima il coraggio di un Crociato, di uno Zuavo Pontificio , vorrei morire su un campo di battaglia per la difesa della Chiesa...
Sento in me la vocazione del Sacerdote: con quanto amore, o Gesù, ti porterei tra le mani quando, alla mia voce, discenderesti dal Cielo... Con quanto amore ti darei alle anime!... Ma ahimé! pur desiderando di essere Sacerdote, ammiro ed invidio l'umiltà di San Francesco d'Assisi e mi sento la vocazione di imitarlo rifiutando la sublime dignità del Sacerdozio.
O Gesù! mio amore, mia vita... come conciliare questi contrasti? Come realizzare i desideri della mia povera piccola anima?...Ah! nonostante la mia piccolezza, vorrei illuminare le anime come i Profeti, i Dottori; ho la vocazione di essere Apostolo... vorrei percorrere la terra, predicare il tuo nome e piantare sul suolo infedele la tua Croce gloriosa, ma, o mio Amato, una sola missione non mi basterebbe, vorrei al tempo annunciare il Vangelo nelle cinque parti del mondo e fino nelle isole più lontane... Vorrei essere missionaria non solo per qualche anno, ma vorrei esserlo stata dalla creazione del mondo ed esserlo fino alla consumazione dei secoli... Ma vorrei soprattutto, o mio Amato Salvatore, vorrei versare il sangue per te fino all'ultima goccia...Il Martirio: ecco il sogno della mia giovinezza, questo sogno è cresciuto con me sotto i chiostri del Carmelo. (...)
Gesù, Gesù, se volessi scrivere tutti i miei desideri, dovrei prendere il tuo libro di vita, là sono riportate le azioni di tutti i Santi e quelle azioni, vorrei averle compiute per te (Ms B, 2v-3r)".
In questo stupendo testo, vediamo il paradosso della piccolezza evangelica di Teresa, sempre in relazione con la grandezza Infinita dell'Amore di Gesù. Questi desideri infiniti della carmelitana non sono né delle illusioni né delle pie esagerazioni, ma esprimono la verità profonda del cuore umano che la carità allarga alle dimensioni del Cuore di Gesù. Si nota in particolare ciò che Teresa dice sulla vocazione del sacerdote che ha come centro l'eucaristia vissuta nell'amore di Gesù: Renderlo presente al momento della consacrazione per darlo ai fedeli nella comunione. Parimenti il suo desiderio missionario si allarga nella totalità dello spazio e del tempo: in tutti i tempi e tutti i luoghi!
Questi desideri suscitano da parte di Teresa una nuova ricerca nella preghiera, alla luce della Parola di Dio che giunge alla sua grande scoperta del Cuore della Chiesa:
All'orazione i miei desideri mi facevano soffrire un vero e proprio martirio; aprii le epistole di San Paolo per cercare qualche risposta. Mi caddero sotto gli occhi i capitoli XII e XIII della prima lettera ai Corinzi... Nel primo lessi che non tutti possono essere apostoli, profeti, dottori, etc..., che la Chiesa è composta da diverse membra e che l'occhio non potrebbe essere al tempo stesso la mano.... La risposta era chiara ma non appagava i miei desideri, non mi dava la pace... Come la Maddalena chinandosi continuamente sul sepolcro vuoto finì per trovare (3v°) quello che cercava, così, abbassandosi fino alle profondità del mio nulla mi innalzai tanto in alto che riuscii a raggiungere il mio scopo... Senza scoraggiarmi continuai la lettura e questa frase mi rincuorò: "Cercate con ardore i doni più perfetti, ma io vi mostrerò anche una via più eccellente." E l'Apostolo spiega come tutti i doni più perfetti non sono niente senza l'Amore... Che la Carità è la via eccellente che conduce sicuramente a Dio. Finalmente avevo trovato il riposo... Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in nessuno delle membra descritte da San Paolo, o meglio volevo riconoscermi in tutte... La Carità mi diede la chiave della mia vocazione. Capii che se la Chiesa aveva un corpo, composto da diverse membra, il più necessario, il più nobile di tutti non le mancava, capii che la Chiesa aveva un Cuore, e che questo Cuore era bruciante d'Amore. Capii che solo l'Amore faceva agire le membra della Chiesa, che se l'Amore si spegnesse, gli Apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i Martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue... Capii che l'Amore racchiudeva tutte le Vocazioni, che l'Amore era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi... Insomma che è Eterno!...
Allora nell'eccesso della mia gioia delirante ho esclamato: O Gesù mio Amore... la mia vocazione l'ho trovata finalmente, la mia vocazione, è l'Amore!...
Sì ho trovato il mio posto, nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, sei tu che me l'hai dato ... nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l'Amore... così sarò tutto... così il mio sogno sarà realizzato!!! (Ms B, 3rv).
È uno di testi più belli di Teresa, una visione della Chiesa considerata del punto di vista della santità come pienezza e perfezione della carità, la stessa visione che si ritroverà nella Lumen Gentium. È la grande vocazione comune alla santità (c. V) che illumina tutte le diverse vocazioni nella Chiesa: La Gerarchia (c III), i Laici (c IV) e i Religiosi (c VI). Seguendo il testo di Paolo, Teresa ci ricorda che senza la carità, tutte le vocazioni si dissolvono. Senza l'amore, l'evangelizzazione non può esistere. Secondo le parole della nostra santa: Se l'Amore si spegnesse, gli Apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i Martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue".
Nell'amore, Teresa sperimenta la comunione della Chiesa in pellegrinaggio con la Chiesa del Cielo, ciò che è contemplato nel capitolo VII della Lumen Gentium, senza dimenticare la Chiesa sofferente del Purgatorio. Ne parla in seguito nello stesso Manoscritto con la parabola del piccolo bambino che getta dei fiori cantando . Si tratta di tutte le piccole cose della vita quotidiana, di questi "piccoli dettagli" di cui ci parla Papa Francesco nella Gaudete ed exsultate (n. 144-145).
IV/ L'offerta all'amore Misericordioso, punto finale e vertice della Storia di un'anima, nella prospettiva dell'evangelizzazione
Alla fine della Storia di un'anima, l'ultimo testo è l'Atto d'Offerta all'Amore Misericordioso come Vittima di olocausto. E' come la cima della piramide, là dove Teresa vuole condurre tutti i battezzati. È la sua grande proposta di santità per noi tutti in tutti i differenti stati di vita: laici sposati e celibi, sacerdoti e consacrati, e ciò sempre nella prospettiva dell'evangelizzazione. Teresa condivide con tutti noi, non solo il suo desiderio di santità, ma ancora la sua "fiducia audace di diventare una grande santa" (cf Ms A, 32r). In questo senso scrive a sua sorella Maria del Sacro Cuore nell'introduzione del Manoscritto B: "Ah! se tutte le anime deboli e imperfette sentissero ciò che sente la più piccola tra tutte le anime, l'anima della tua piccola Teresa, non una sola dispererebbe di giungere in cima alla montagna dell'amore, poiché Gesù non chiede delle grandi azioni, ma soltanto l'abbandono e la riconoscenza" (Ms B, 1v). Questa è la cima della santità, dove siamo chiamati tutti, e dove Teresa vuole condurci grazie alla sua piccola via di fiducia e di amore, paragonata da lei ad un "ascensore" (cf Ms C, 3r).
Il vero amore che Teresa ci insegna è dono totale di sé e per sempre. Nella luce di Maria ci offre una delle più belle definizioni dell'amore, nella sua poesia Perché ti amo, o Maria! (P 54), quando scrive: Amare è dare tutto e dare sé stesso (str 22). Dire in verità: "Ti amo", significa: "Mi dono tutto a te e sono tutto tuo per sempre". E' così nel vero amore umano tra l'uomo e la donna nel matrimonio, ed è così anche nell'amore sponsale di Gesù e della sua Chiesa, amore umano e divino della carità.
E' lo stesso Totus tuus di san Luigi Maria Grignion de Montfort ripreso e vissuto da san Giovanni Paolo II. Il Trattato della Vera Devozione alla Santa Vergine, capolavoro del Montfort, illumina il cammino della santità per tutti i battezzati, e anzitutto per i poveri e i piccoli, proponendo di vivere la grazia del proprio battesimo nel dono totale di sé a Gesù per mezzo di Maria, con una formula di consacrazione alla fine del Trattato. Giovanni Paolo II riprendeva continuamente la formula breve in latino che si trova nel finale eucaristico del Trattato . L'Offerta teresiana e la Consacrazione monfortana sono due espressioni diverse e complementari di una stessa realtà, cioè del dono totale di sé à Gesù nella Trinità attraverso le mani e il Cuore di Maria. Esprimono la verità del sacerdozio battesimale come partecipazione al Sacrificio di Gesù, alla sua morte sulla Croce nella "condizione di schiavo" (cf Fil 2, 7), vero "olocausto della Nuova Alleanza", "Schiavitù d'Amore" secondo il Montfort, "Olocausto all'Amore" secondo Teresa. Così, la nostra santa invita ogni lettore attento della Storia di un'anima a vivere anche egli la sua Offerta all'amore Misericordioso, qualunque sia il suo stato di vita, la sua età o la sua situazione. Ci conviene fare personalmente questa offerta e condividerla coi nostri fratelli.
Alla fine del Manoscritto A (83v-84v), Teresa racconta le circostanze della sua offerta fondata sulla sua nuova scoperta della Misericordia infinita di Gesù: "A me Egli ha donato la sua Misericordia infinita ed è attraverso essa che contemplo e adoro le altre perfezioni Divine! Allora tutte mi appaiono raggianti d’amore, perfino la Giustizia (e forse anche più di ogni altra) mi sembra rivestita d’amore". L'Offerta all'Amore Misericordioso è dono di sé a Gesù nella comunione dello Spirito Santo in una perfetta reciprocità di amore espressa nelle sue parole: "Gettarsi nelle tue braccia ed accogliere il tuo Amore infinito". Offrendosi totalmente al fuoco dello Spirito Santo come olocausto, Teresa sperimenta di aprire il suo cuore all'abbondanza dell'acqua viva dello stesso Spirito Santo, dicendo a sua sorella e priora: "Madre diletta, lei che mi ha permesso di offrirmi così al buon Dio, lei conosce i fiumi o meglio gli oceani di grazie che sono venuti ad inondare la mia anima".
L'Atto d'Offerta all'Amore Misericordioso inizia con un'invocazione alla Trinità nella quale Teresa esprime i suoi più grandi desideri:
O mio Dio, Trinità Beata, io desidero Amarti e farti Amare, lavorare alla glorificazione della Santa Chiesa sal¬vando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che soffrono nel purgatorio. Desidero compiere perfettamente la tua volontà e arrivare al grado di gloria che mi hai prepa¬rato nel tuo regno; in una parola, desidero essere Santa, ma sento la mia impotenza e ti domando, o mio Dio, di essere tu stesso la mia Santità!
Al primo posto viene il desiderio della salvezza di tutte le anime ("salvare le anime che sono sulla Terra"), insieme al suo desiderio di essere personalmente una santa, perfettamente espresso. Poiché Teresa non dice mai: "Mi farò santa", ma invece: "E' Lui, Gesù, che mi farà santa" (Ms A, 32r). Lo stesso pensiero viene ripetuto più avanti nell'Atto d'Offerta, citato da Papa Francesco nella Gaudete et exsultate di fronte al neo-pelagianesimo. Ecco le parole del Papa con la citazione di Teresa:
I santi evitano di porre la fiducia nelle loro azioni: «Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere. Ogni nostra giustizia è imperfetta ai tuoi occhi» (n. 54).
Dopo l'invocazione iniziale a tutta la Trinità, Teresa si rivolge successivamente al Padre, a Gesù e allo Spirito Santo, mettendo la sua offerta nelle mani di Maria. E' una delle più belle espressioni del cristocentrismo trinitario di Teresa, che corrisponde esattamente al Simbolo di Nicea-Costantinopoli, il nostro Credo della domenica, dove Gesù, il Figlio Incarnato, è contemplato al centro della Trinità, tra il Padre e lo Spirito Santo.
Anzitutto, Teresa dice al Padre:
Poiché mi hai amata fino a darmi il tuo unico Figlio perché fosse il mio Salvatore e il mio Sposo, i tesori infiniti dei suoi meriti sono miei ed io te li offro con gioia, suppli¬candoti di non guardarmi che attraverso il Volto di Gesù e nel suo Cuore ardente d’Amore.
Infatti, "Dio ha tanto amato il Mondo da dare il suo Figlio Unigenito" (Gv 3, 16). Teresa si appropria personalmente questa parola di Gesù, Salvatore del Mondo e Sposo della Chiesa. Riguardo al titolo cristologico di Sposo, Teresa ha assimilato tutta la dottrina spirituale di san Giovanni della Croce, e ci aiuta a riscoprire questo grande simbolo biblico dell'Alleanza. E' importante per tutti, uomini e donne, sposati o consacrati. Secondo san Giovanni della Croce, ogni anima è stata redenta e sposata da Gesù sulla Croce, e ciascuna è chiamata a questo Matrimonio Spirituale della santità. Solo la persona innamorata di Gesù potrà essere pienamente fedele, sia nel matrimonio, sia nel celibato, e capace di testimoniare, di evangelizzare . Teresa dice giustamente che il Padre ci guarda attraverso il Volto del suo Figlio fatto uomo e ci ama nel suo Cuore umano nel fuoco dello Spirito Santo che lo riempie.
Poi, la santa si rivolge lungamente a Gesù, amato nell'Eucaristia, nella sua Passione e nel suo Cuore, esprimendo di nuovo il suo desiderio di "salvare le anime che ti ameranno eternamente".
Alla fine viene espressa l'offerta stessa come offerta al fuoco dello Spirito Santo per accogliere in abbondanza l'acqua viva dello stesso Spirito:
Per vivere in un atto di perfetto Amore, mi offro come vittima d’olocausto al tuo Amore misericor¬dioso, supplicandoti di consumarmi senza posa, la¬sciando traboccare nella mia anima le onde d’infinita tene¬rezza che sono racchiuse in te, così che io diventi Martire del tuo Amore, o mio Dio!
Quest'offerta che Teresa vuole rinnovare continuamente "ad ogni battito del suo cuore", è un'offerta battesimale, cristocentrica e trinitaria. Teresa si offre al Padre, per mezzo di Gesù suo Figlio nello Spirito d'Amore.