Mobilità umana e migrazione: una sfida per i cristiani di oggi
di Tony Paganoni *
P. Delmar Alberto Silva Paez, Scalabriniano, Superiore nella provincia della sua congregazione che include Asia e Australia, a conclusione del Capitolo generale della sua congregazione aiuta a riflettere sul fenomeno della mobilità umana: esistono oggi narrazioni molto differenti tra loro ed è importante sensibilizzare le coscienze sulla prospettiva autenticamente cristiana con cui guardarlo.
“Insegnare a ricevere lo straniero nel mondo d’oggi, soprattutto nella parte più ricca del mondo, è una sfida non facile. Occorre prima combattere una mentalità di esagerato timore: lo straniero è diventato quasi un nemico. Si continua a creare allarmismo per alcuni episodi negativi imputati a stranieri, senza mettere il dovuto accento sui contributi positivi. Ad esempio, i migranti danno un contributo spesso determinante all’ economia delle nazioni ospitanti, nonchè a una diversificazione della loro vita sociale, come è successo in Australia. E va notata anche la spinta che essi danno alla crisi demografica di tante società occidentali, soprattutto in Europa, che fanno fatica ad investire nel proprio futuro”. E’ quanto afferma p. Delmar Alberto Silva Paez, Scalabriniano, superiore nel lontano Oriente, nella provincia che include Asia e Australia, a conclusione del Capitolo generale della sua congregazione. All’ufficio di superiore generale è stato eletto padre Leonir Chiarello, per lungo tempo rappresentante dello Scalabrini International Migration Network (SIMN) presso le Nazioni Unite.
Sul fenomeno della mobilità umana, rileva Delmar Alberto Silva Paez, esistono oggi narrazioni molto differenti tra loro ed è importante sensibilizzare le coscienze sulla prospettiva autenticamente cristiana con cui guardarlo, come spiega nell’intervista rilasciata all’Agenzia Fides.
“Migranti missionari su strade nuove di evangelizzazione e prossimità: incontro, dialogo, annuncio”. Cosa racconta il documento finale del 15° Capitolo generale degli Scalabriniani?
Il documento finale, che sarà diramato a tutte le sedi e comunità scalabriniane nel mondo, in 32 nazioni, porta il titolo della felice intuizione espressa da Papa Francesco durante l’ udienza concessa ai capitolari il 28 ottobre scorso. Parlando a braccio, il Papa ha magistralmente aggiunto forza e colore agli orizzonti dei flussi migratori contemporanei. Sulla scorta di numerosi interventi scritti ed verbali avvenuti durante l’ assise, dai Capitolari è stata elaborato un piano in 44 punti di riflessione e di azione.
C’è oggi sufficiente consapevolezza sul vasto fenomeno della mobilità umana?
Ci sono moltissime organizzazioni che oggi si battono per i diritti e la dignità di masse sterminate di gente che si spostano nei flussi migratori. Con diverse sfumature, vi sono molte iniziative che vengono intraprese da un numero considerevole di organizzazioni, laiche e religiose. Ma non mancano anche coloro (scafisti, trafficanti) che sfruttano i bisogni di queste persone per fini contrari a qualsiasi senso di umanità. Sono i vari volti di uno sfruttamento impietoso e selvaggio. Sul fenomeno della mobilità umana esistono narrazioni molto differenti tra loro ed è importante sensibilizzare le coscienze sulla prospettiva autenticamente cristiana con cui guardarlo.
Papa Francesco ha detto a braccio: “Voi dovete insegnare ad aiutare a ricevere lo straniero”. Come si fa?
“Insegnare a ricevere lo straniero” nel mondo d’oggi, soprattutto nella parte più ricca del mondo, è una sfida non facile. Occorre prima combattere una mentalità di esagerato timore: lo straniero è diventato quasi “un assalitore” o “un nemico”. Si continua a creare allarmismo per alcuni episodi negativi imputati a stranieri (violenze, ruberie, etc), senza mettere il dovuto accento sui contributi positivi. Ad esempio, i migranti danno un contributo spesso determinante all’ economia delle nazioni ospitanti, nonchè a una diversificazione della loro vita sociale, come è successo in Australia. E va notata anche la spinta che essi danno alla crisi demografica di tante società occidentali, soprattutto in Europa, che fanno fatica ad investire nel proprio futuro. Numerosi studi e pubblicazioni evidenziano gli aspetti e i contributi positivi ma spesso questi studi non vengono considerati né citatai dal mondo politico. Essi rivelano “il volto sconosciuto” dei migranti di ieri che può orintare raddrizzare i giudizi arbitrari di oggi. E’ una sfida continua.
Questa sfida continua come viene affrontata dalla Congregazione Scalabriniana al momento presente. Quali sono i mezzi utilizzati e le strade già intraprese?
Durante le ultime fasi del tirocinio filosofico e teologico, i candidati ad entrare nella congregazione degli Scalabriniani vengono di regola trasferiti in un ambiente diverso da quello dove sono nati e secolarizzati. Così diventano essi stessi “migranti” (anche se protetti). In congreagzione la testimonianza concreta (migranti con i migranti) viene offerta in luoghi come parrocchie, centri di accoglienza, ostelli, case per minori abbandonati o anche anziani. O anche grazie alla presenza all’ interno di uffici ecclesiali o alla collaborazione con altre confessioni religiose già attive in contesti molto diversi. Vi sono poi una serie di centri studi, sparsi in Africa, Europa, Asia e Nord e Sud America, che attraverso pubblicazioni periodiche, conferenze, contatti con università, mirano ad approfondire i vari aspetti della mobilità umana contemporanea. Questo lavoro è utile a chiarire le ragioni alla base dei fenomeni migratori così da proporre, con un aggiornamento continuo, soluzioni adeguate.
Durante gli ultimi anni, i flussi migratori sembrano disorientare e poi esacerbare l’ atteggiamento dei governi occidentali e dell’opione pubblica. Cosa si può fare?
Abbiamo visto in questi tempi recenti erigersi tanti muri, barricate e frontiere militarizzate, per fermare i migranti, che lanciano segnali molto preoccupanti. “Liberi di rimanere, ma anche liberi di partire” ripeteva spesso il beato Giovan Battista Scalabrini al suo tempo, di fronte a masse di italiani in partenza: 14 milioni (dal 1870 al 1914) rifugiati altrove. Allora ci si imbarcava su grossi bastimenti. Oggi si intraprendono perigliosi viaggi su barconi o a piedi, come in molti altri casi all’ interno dell’Africa, come i Rohingya in Asia o la processione dall’ Honduras verso gli USA. Simo di fronte agli effetti causati dall’era post-colonialista, improntata tuttora dallo sfruttamento unilaterale delle tante risorse minerarie ed energetiche, seminate in larga misura nel continente nero.
Occorre, quindi, seminare fermenti diversi. Sono colombiano di nascita, con lunghe residenze a Manila (Filippine) e Roma. Ora abito a Sydney e da li’ seguo le sedi scalabriniane in Australia, Filippine, Vietnam, Taiwan, Giappone e in Indonesia. Ultimamente si è avviata una presenza nell’ isola di Batam, proprio di fronte a Singapore, meta di tanti transiti umani, pieni di speranze. Lo stesso accade in altre frontiere del pianeta: Roraima (Brasile), lungo i corridoi del Centro America verso El Norte o del confine venezuelano e colombiano. Per un annuncio evangelico efficace, occorre mettersi in relazione e continuare a dialogare, in sintonia con i sentimenti e di aspirazioni con le masse di gente in movimento. Per questo il documento finale del Capitolo si sofferma sui percorsi di riflessione, prima di passare a quelli di azione.
Oggi si rileva una esagerazione, spesso creata dai media o da lacuni politici, che spesso parlano di “invasione”. In questa cornice il paradigma “incontro, dialogo ed annuncio” non funziona. Allora bisogna ripartire dalle parole di Papa Francesco che ricordava pochi giorni fa a un capitolare scalabriniano: Migrantes de Dios, migrantes con la comunidad, migrantes de un pueblo, que se sientan en camino. (Migranti di Dio, migranti con la comunità, migranti di una città, che si sentono in cammino).
* nota sull'autore
missionario scalabriniano